Al momento il fascicolo è a carico di ignoti. Il palazzo in pieno centro fu venduto al gruppo americano Blackstone per 120 milioni di euro e riaffittata alla stessa Rcs del quotidiano a un canone di 10,4 milioni circa l’anno
La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta per usura, al momento a carico di ignoti, sulla cessione nel 2013 della sede storica del Corriere della Sera, in via Solferino 28, a Milano al gruppo americano Blackstone per 120 milioni di euro e riaffittata alla stessa Rcs del quotidiano a un canone di 10,4 milioni circa l’anno.
Ieri, come riferisce Il Corriere della Sera, i militari del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano si sono presentati nella sede della società editrice, in via Rizzoli a Milano, con un ordine di esibizione di atti firmato dal pm Antonia Pavan. Entro una settimana, scrive il quotidiano, Rcs consegnerà i documenti sul passaggio della proprietà della sede. L’inchiesta è partita dall’esposto di un socio, possessore di un piccolo pacchetto azionario, poi gli investigatori si sono mossi autonomamente. La Procura vuole chiarire se le operazioni di cessione siano state condizionate a vantaggio dell’acquirente dallo stato di difficoltà economica che Rcs attraversava.
Contro la vendita dell’edificio – ricorda il quotidiano – si schierarono i giornalisti, che manifestarono pubblicamente, e Urbano Cairo, allora azionista di minoranza al 2,7%, prima di raggiungere il 60% dell’intero capitale sociale con la scalata partita nell’aprile 2016. Il giornale ricorda ancora che il 9 novembre del 2018 Rcs aveva avviato un arbitrato a Milano chiedendo l’annullamento dell’operazione di vendita del 2013. Blackstone ha aperto una causa civile di fronte alla magistratura di New York. Il giudice americano ha sospeso il procedimento dichiarando la competenza dell’Autorità giudiziaria italiana.
A Milano Rcs contesta la validità del contratto di vendita al gruppo immobiliare americano. Nella richiesta di arbitrato, i legali della società fanno riferimento alle norme che tutelano i soggetti che si trovano a cedere beni a prezzi inferiori a quelli di mercato nel momento in cui stanno attraversando una condizione di difficoltà che è conosciuta dall’acquirente. Uno squilibrio, riporta il Corriere, che sarebbe evidente già nei numeri dei contratti di vendita e di riaffitto.