Coinvolge direttamente anche la Capitale l’inchiesta "Smoking Fields" della Direzione distrettuale antimafia. Secondo i magistrati, il materiale della Società Ecologica Pontina finiva anche nella cava di via Canestrini, che sorge a circa due chilometri dal punto in cui nel 2013 proprio la Pisana avrebbe voluto realizzare la "nuova Malagrotta"
“Manda… manda acqua e percolato tutto dentro al fosso”. Insieme ai rifiuti solidi e liquidi provenienti dalla “casa madre”, a Pontinia. Tutto interrato nella discarica sulla via Ardeatina, dove quel materiale non sarebbe mai dovuto arrivare. Coinvolge direttamente la città di Roma l’inchiesta “Smoking Fields” della Direzione distrettuale antimafia ha sollevato il velo sulla presunta condotta illegale della Sep srl, Società Ecologica Pontina, fra le principali società private del Lazio di smaltimento dei rifiuti. Compost avvelenato in cui oltre all’organico veniva triturato di tutto (plastica, vetro, metalli vari), distribuito grazie alle certificazioni false di laboratori chimici compiacenti nella provincia pontina con “danni irrimediabili per ambiente e salute pubblica”. Ma anche, come nel caso del sito di via Canestrini, nella campagna romana fra l’Ardeatina e la Laurentina, sversamenti illeciti tali da far temere l’inquinamento delle falde acquifere e dei campi circostanti. Il tutto, secondo gli inquirenti, con l’aiuto di Luca Fegatelli, uomo di fiducia di Piero Marrazzo prima e Renata Polverini poi, definito “socio occulto” del gruppo, il cui nome figura tra i 23 indagati nell’inchiesta.
L’incubo di tutti è la puzza. L’assillo è che il “nauseabondo olezzo di spazzatura simile a quello proveniente dalle discariche” metta in allarme i vicini. Nei campi della provincia di Latina, dove per evitare il problema il compost irregolare veniva interrato in buche profonde, come nella cava romana di via Canestrini, di proprietà dell’Adrastea srl, società che del Gruppo Sep è parte integrante, che sorge a circa due chilometri di distanza dal punto in cui nel 2013 proprio la Regione Lazio avrebbe voluto realizzare la “nuova Malagrotta“.
Lì, annotano gli inquirenti, “sono stati abusivamente sversati 55 carichi di rifiuti (compost fuori specifica o percolato) provenienti da Sep srl e da Sogerit Srl, appartenente alla stessa galassia societaria, nei periodi di esame”, per un “presunto totale di 17.271 quintali”, vale a dire oltre 1.700 tonnellate di rifiuti scaricati illecitamente e dunque potenzialmente pericolosi. Che non dovevano essere visti, al punto che il titolare di Sep, preoccupato della presenza di un pastore che pascola il suo gregge in Via Canestrini e potrebbe notare e filmare “i traffici illeciti che avvengono all’interno”, si dice pronto a staccare “due assegni per farlo stare zitto”. Ma prima di tutto bisogna coprire l’odore, così quando il padrone incontra un suo sodale per chiedergli se “nella zona si sente lo sgradevole olezzo di rifiuto”, questi lo rassicura: “No, viene da giù direttamente dentro il fosso. Manda acqua e percolato tutto dentro al fosso”.
Un modus operandi che, come l’odore, doveva essere coperto. Il compito, per i pubblici ministeri, era affidato a Luca Fegatelli, che “avvisa gli indagati dei controlli in corso e si confronta con loro sul modo con cui ‘occultare’ la scellerata gestione dell’azienda”. Ex direttore dell’Area Rifiuti della Regione Lazio, assolto il 5 novembre 2018 dal processo che lo vedeva imputato per associazione a delinquere insieme al ‘re della monnezza’ romana, Manlio Cerroni, Fegatelli era tornato a rivestire il ruolo di dirigente regionale il 6 febbraio 2019, nominato dall’amministrazione Zingaretti fra i vertici dell’Ente Parco Regionale dell’Appia Antica. Secondo i magistrati, “Fegatelli non ricopre alcun ruolo ufficiale all’interno dell’organigramma delle società, tuttavia dal tenore delle conversazioni telefoniche emerge chiaramente che è assolutamente organico” ai titolari, “supportandoli tecnicamente nella gestione illecita dell’azienda”.
Aveva il compito di risolvere i problemi, Fegatelli. Il suo contributo “alla politica gestionale della Sep è palese in molti ambiti – annota il gip – e spesso Reale (Mario, altro consulente esterno, anch’egli indagato, ndr) conversa con lui per sapere cosa deve fare, come deve muoversi, quali accortezze effettuare”. Il 26 marzo 2018 il dirigente regionale sospeso “avverte la società del controllo che la provincia dovrà effettuare il giorno seguente”, oppure un mese dopo suggerisce ” di “inventarsi i dati” relativi al tracciamento dei rifiuti” che la Forestale aveva più volte chiesto alla ditta in modo da “dimostrare che l’attività della Sep stia migliorando notevolmente”.
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