La Dinamo di Pozzecco impatta sul 2-2 con le solite tre armi: il dominio sotto canestro di Cooley e Thomas, precisione nel tiro dalla distanza e capacità di imporre la propria fisicità. L'ex di turno McGee la trascina nell'ultimo quarto, quando Venezia arriva a un tiro dal pareggio. Si va verso gara-7?
Si intravede la ‘bella’, lì, in fondo alle prossime due partite, una da giocare in Laguna e l’altra in Sardegna. Perché Sassari e Venezia dimostrano di essere davvero due squadre vicine all’equivalersi e quindi incapaci di prendere in mano la finale scudetto.
Poteva farlo la squadra di Gianmarco Pozzecco dopo il colpaccio al PalaTaliercio, poi domenica sera è stato il turno dei ragazzi di coach Walter De Raffaele dopo aver restituito il ratto del palasport altrui. Ma quando una delle due squadre sbilancia la serie, l’altra è sempre pronto ad affondare di nuovo appena 48 ore più tardi. Così dopo quattro partite, lo scontro che assegna il tricolore è in perfetta parità e non esiste una favorita.
Gara-4 (finale 95-88, il conto ora dice 2-2) resterà quella del rimpianto di Venezia, partita male, finita pure a -16 e rientrata in partita grazie a un ultimo quarto assai simile a quello di Sassari tre giorni fa. Rimontona inutile anche quella degli orogranata, traditi sul più bello da Austin Daye, che ha ciccato la tripla del pareggio dopo essere stato l’uomo al quale la Reyer è rimasta aggrappata in una serata inizialmente difficile da 3 punti (era 0/7, ha finito 14/36).
Senza di lui, forse, Venezia non sarebbe neanche in queste condizioni visti gli alti e i bassi di MarQuez Haynes e Julian Stone, compensati dalla difesa con la quale De Raffaele è riuscito spesso a imbrigliare gli uomini di Pozzecco, tenuto in piedi nel finale dalla coppia Carter-McGee.
A un passo dall’affondare, Sassari è tornata quella della prima parte di playoff: dominante sotto canestro con Rashawn Thomas e le consuete sportellate borderline di Jack Cooley, precisa nel tiro dalla distanza e capace di imporre la propria fisicità. Tre aspetti racchiusi nei numeri: la coppia ala-pivot ha realizzato 37 punti, raccolto 17 rimbalzi e subito altrettanti falli (limitando in alcuni momenti l’utilizzo di Watt e Daye), 41% da 3 punti di squadra, 39 tiri liberi tentati con ottime percentuali di realizzazione (32).
Una prova di maturità per i giocatori e anche per coach Pozzecco, abile nel gestire anche le difficoltà dell’ultimo quarto, quando Sassari dopo aver toccato i 16 punti di vantaggio ha rischiato di essere inghiottita dal ritorno di Venezia, trascinata da Daye. Fondamentale per il Poz – dopo la verve di Marco Spissu nella prima metà di partita – il rapporto minuti-qualità di Josh Carter (12 in 15′) e l’ultimo quarto dell’ex Tyrus McGee, autore di 7 dei 14 punti realizzati dai sardi nella corrida finale. Adesso si torna al Taliercio: visti i chiari di luna, basterà conquistare il match-point per non fare ritorno in Laguna per i quaranta minuti senz’appello di gara-7?