Per la prima volta il presidente del consiglio interviene sull'indagine della procura di Perugia che ha travolto il mondo della magistratura. E lo fa anticipando il prossimo intervento dell'esecutivo: quello sulla giustizia penale. “No interventi a caldo, coinvolgere il più possibile le forze parlamentari. Dobbiamo lavorare nel segno di una maggior cesura, creare una netta linea di demarcazione tra politica e servizio giurisdizionale. Non è ammissibile che ci siano zone di promiscuità e di contiguità”
L’inchiesta sul Consiglio della magistratura lo “fa soffrire”, ed è per questo che sulla giustizia il governo deve intervenire. Ma non “a caldo”: qualsiasi intervento “va meditato bene“, anche con “l’apporto delle opposizioni“. Per la prima volta il presidente del consiglio interviene sull’indagine della procura di Perugia che ha travolto il mondo della magistratura. E lo fa anticipando il prossimo intervento dell’esecutivo: quello sulla giustizia penale.
“Immaginare che un cittadino possa, il giorno dopo, leggendo le cronache, andare in giudizio e ricavare un qualche disorientamento nel rivolgersi ad un giudice terzo imparziale, questo è un fatto che ferisce notevolmente e crea un vulnus alla magistratura. Dobbiamo intervenire”,dice il presidente del consiglio da Le Bourget, alle porte di Parigi, dove ha partecipato al Salone aeronautico. “Dobbiamo lavorare nel segno di una maggiore cesura, nel segno di una maggiore demarcazione tra politica e giustizia. Non è ammissibile ci siano zone di promiscuità, di contiguità. Dobbiamo intervenire, quindi sicuramente lavoreremo con il ministro Bonafede e con i nostri alleati, per articolare una riforma che non deve essere meditata bene. Non possiamo certamente pensare, per reazioni emotive, di intervenire a caldo”, aggiunge il presidente del consiglio, auspicando una riforma che contribuisca a separare politica e magistratura, entità che in certi casi sono compenetrate, come hanno dimostrato le intercettazioni della procura umbra di Palamara, cinque consiglieri del Csm finiti sotto procedimento disciplinare (quattro si sono già dimessi, uno è autosospeso) e due parlamentari del Pd, Luca Lotti e Cosimo Ferri. ” Dobbiamo lavorare nel segno di una maggior cesura, creare una netta linea di demarcazione tra politica e servizio giurisdizionale. Non è ammissibile che ci siano zone di promiscuità e di contiguità“, spiega Conte.
Il presidente del consiglio apre anche ai partiti diversi da quelli di governo per studiare la riforma: “Per fare questo ben venga l’apporto anche delle opposizioni, ci mancherebbe – aggiunge -. Anzi, intervenendo sulla giustizia in questa direzione, con questi obiettivi, sarebbe bello coinvolgere quante più forze parlamentari è possibile”.
Nel merito dell’inchiesta che sto provocando un terremoto nel mondo della magistratura. “È una pagina che ovviamente, come giurista, mi ha fatto e mi fa particolarmente soffrire. Come avvocato, come giurista, so, per conoscenza diretta, della grandissima onestà, professionalità, della stragrandissima maggioranza dei giudici. Leggere le cronache di questi giorni, quindi, mi ferisce personalmente, perché penso all’imbarazzo che ne derivi a quei giudici che con grande sacrificio, impegno e onestà, si dedicano quotidianamente al servizio di giustizia”, ha detto il presidente del consiglio.
La riforma della giustizia targata Lega-M5s dovrebbe vedere la luce entro la fine del 2019. Dall’1 gennaio del 2020, infatti, entrerà in vigore la nuova legge sulla prescrizione, che si stopperà dopo il primo grado di giudizio. Sempre a fine anno, poi, scadrà l’ultima proroga della legge Orlando sulle intercettazioni: capitolo che potrebbe essere nuovo terreno di scontro per le due forze di maggioranza. Per Matteo Salvini “è indegno leggere intercettazioni senza alcun rilievo penale”. Pensiero simile a quello della ministra leghista Giulia Bongiorno , secondo la quale occorrono “sanzioni per chi pubblichi trascrizioni gossip”. “Va pubblicato ciò che ha rilevanza pubblica, e il confine è già tracciato dal diritto. La privacy, per me sacrosanta, è già tutelata dalla legge”, ha detto invece il guardasigilli Alfonso Bonafede. Che sulla nuova legge per il Csm ha anticipato al Fatto Quotidiano: “Io voglio ripristinare l’incompatibilità tra la permanenza nel Csm e gli incarichi direttivi. Chi avrà fatto parte del Consiglio per i cinque anni successivi non potrà andare a dirigere una Procura”.
Si è limitato a parlare solo di riforma del Csm, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti: “Dobbiamo affrontare questa vicenda e abbiamo fatto bene a tenere il punto: credo che l’indagine spinga la politica alla riforma del Csm e noi dobbiamo vigilare perché la politica non mini l’autonomia della magistratura. Quindi, penso che quanto avvenuto confermi che è giunto il tempo di una riforma dell’organismo costituzionale”. Di riforma della giustizia ha parlato anche il nuovo presidente dell’Anm, Luca Poniz: “Quando parlo di gigantesca questione morale non mi riferisco al fatto che questa vicenda si è diffusa tra i magistrati, temo invece che questo evochi una cosa più grave che ha a che fare con l’ambizione di carriera. Se si offrono occasioni di carriera non controllabili nei loro presupposti questo consente delle degenerazioni soggettive”. ha detto intervistato da Rai Radio1. “Di riforme della giustizia c’è bisogno – ha aggiunto – e la associazione nazionale magistrati le chiede da molto tempo, si tratta di capire in quale direzione e perché. Le riforme le abbiamo chieste per tempo e senza sospetti di contingenza o di convenienza”.