La procura di Perugia ha inviato a Palazzo dei marescialli un altro faldone d'intercettazioni, che contiene le registrazioni dal 16 al 29 maggio, cioè il giorno prima che Palamara venisse perquisito e la notizia dell'indagine ai suoi danni diventasse pubblica. Il 27 maggio il pm sotto inchiesta avrebbe incontrato il procuratore generale della Cassazione, che qualche giorno fa ha avviato l'azione disciplinare per i cinque consiglieri che parteciparono alle riunioni con Lotti. Nelle registrazioni anche insulti al consigliere del Csm della corrente di Davigo: "Per lui è tutto bianco o nero"
C’è anche la voce di Riccardo Fuzio, il procuratore generale della Cassazione, nelle intercettazioni della procura di Perugia su Luca Palamara. A riportare la notizia sono i principali quotidiani nazionali: da Repubblica al Corriere della Sera. Sul pm indagato per corruzione, infatti, sono arrivate dall’ufficio inquirente umbro una nuova mole d’intercettazioni. Finora al Csm erano state inviate le trascrizioni operate col trojan installato sul cellulare di Palamara fino al 16 maggio. Sono quelle che documentano l’incontro tra l’8 e il 9 maggio per discutere le manovre da seguire per nominare il nuovo procuratore di Roma tra il pm, i deputati del Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri (il primo imputato dalla procura di Roma, il secondo magistrato in aspettativa e storico leader di Magistratura Indipendente) e cinque consiglieri del Csm: sono Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Luigi Spina, Gianluigi Morlini – che si sono già dimessi – e Paolo Criscuoli, che è solo autosospeso.
Per i cinque consiglieri che parteciparono all’incontro Fuzio ha avviato l’azione disciplinare, utilizzando giudizi pesantissimi nell’atto d’incolpazione. Adesso, però, la procura di Perugia ha inviato al Csm un altro faldone d’intercettazioni, che contiene le registrazioni dal 16 al 29 maggio, cioè il giorno prima che Palamara venisse perquisito e la notizia dell’indagine ai suoi danni diventasse pubblica. Nelle nuove carte – riportate anche dal sito del settimanale Espresso– si riporta l’esistenza di una conversazione risalente al 27 maggio tra lo stesso Palamara e Fuzio. Per gli inquirenti il pg della Cassazione viene citato anche in un’altra conversazione, quando Palamara parla con Spina, l’ormai ex consigliere del Csm che gli aveva rivelato di essere sotto inchiesta a Perugia. Spina sta raccontando a Palamara che a Palazzo dei Marescialli sono arrivate le carte dell’indagine umbra.
Spina: “Il comitato di presidenza ha mandato in busta chiusa ai presidenti della Quinta e della Prima”.
Palamara: “Eh, ma perché alla Quinta?”.
Spina: “E che c… ne so. Anche dalla Quinta… secretata”.
Palamara: “Ah, allora…”.
Spina: “Non può passa…”.
Palamara: “Allora Riccardo ma che c… ha fatto“.
Spina: “Non c’ è Riccardo…c…, Riccardo non c’ è è questo il punto… Riccardo non ci sta, io l’ ho avvisato… Riccardo non ci sta … sta all’ estero”.
Palamara: “Ah, allora è grave… dai questo è grave”.
Per gli investigatori il Riccardo citato è Fuzio, pg della Cassazione e dunque membro di diritto del Csm, esponente di Unità per la Costituzione, la stessa corrente di Palamara e Spina. Quando i due vengono intercettati effettivamente Fuzio è all’estero. Poi, però, riesce a incontrare Palamara il 27 maggio: il colloquio è ancora top secret.
In un’altra conversazione, Palamara discute con Stefano Fava, il pm autore dell’esposto al Csm contro Giuseppe Pignatone e Paolo Ielo. Fava è indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento perché avrebbe rivelato a Palamara i dettagli dell’indagine ai suoi danni.
Fava: “Penso che ti ha intercettato, sto pezzo…”
Palamara: “Io non lo escludo più”
Fava: “Io non ho mai visto un’indagine fatta da Perugia… su un magistrato romano… mai!”
Palamara: “Eh! Beh! L’informativa è del Gico… è di coso…”
Fava: “Del Gico… Ovviamente è sicuro questo… perché ovviamente il Gico indagava nel nostro procedimento”
Palamara: “Liguori mi ha detto… che ero archiviato… però a questo punto secondo me non è vero”.
Il pm sotto inchiesta sa già che il fascicolo su di lui è arrivato al Csn,
Palamara: “Vediamo, come dici tu… per il fascicolo loro mi fanno vedere le intercettazioni? Ci dovrebbero… mi dovrebbero dare pure quelle… e che teoricamente sono irrilevanti ai fini dell’ipotesi principale no? Perché se io parlo… se a Roma viene Lo Voi, o Creazzo…”
Fava: “Vabbè certo… certo”
Palamara: “Eh… però loro ti possono dire che io sono la P5... che sono quello che fa le nomine!”
Fava: “Certo! Certo!”
Palamara: “E quindi in teoria mi possono… è pazzesco… capisci che ti voglio dire?”
In un altro passaggio delle intercettazioni, invece, Palamara cita il procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho. “Questo discorso che ti sto facendo l’ho fatto non solo a Sirignano, ma anche a Cafiero. Sapeva tutto della situazione di Roma e di quello che mi volevano fare e mi ha detto: “Hai perfettamente ragione sul ridimensionamento di Pignatone”. A Repubblica, Cafiero De Raho ha replicato: “Quello che mi viene attribuito è pura millanteria”.
Ma non solo. Perché oltre agli sfoghi, alle trame e alle manovre sul Csm, il trojan di Palamara registra anche insulti. Il bersaglio è Sebastiano Ardita, integerrimo magistrato eletto al Csm da Autonomia e Indipendenza, la corrente creata da Piercamillo Davigo dopo la scissione di Magistratura indipendente, la componente di Ferri. È l’ex consigliere Spina a definire Ardita “un talebano“. Per lui – dice Ferri “è bianco o è nero“. Ardita viene citato perché fa parte della prima commissione, dove era finito l’esposto di Fava contro Pignatone e Ielo.
Spina: “Cè coso che vuole spingere… Sebastiano… digli di stare calmo..”.
Ferri: “Ti volevo dire… scusami… ma voleva convocare Ielo?”.
Spina: “No, voleva convocare Fava…per farsi…”.
Cartoni : “Calma, calma, calma…”.
Spina: “Calma… più sta quella pratica meglio è”.
Per i consiglieri vicini e a Lotti e Ferri la volontà di Ardita di convocare Fava non è positiva: l’esposto deve rimanere nei cassetti del Csm, come una sorta di spada di Damocle su Ielo. Per Spina, dunque, Ardita è “un talebano”.”Uno che non si fa i fatti suoi”, dice un altro partecipante alla riunione. Ferri insiste e ricorda i tempi della comune militanza in Magistratura Indipendente. Racconta che Ardita voleva rinnovare il gruppo ed emarginare i “vecchi ” e chi avrebbe tenuto condotte discutibili. “Mi soffocava” aggiunge il deputato del Pd per spiegare la fine dei loro rapporti e della militanza comune in Magistratura Indipendente. L’ex sottosegretario, tra l’altro, non nasconde il timore che Ardita voglia tornare a riprendersi la corrente per fare il segretario.
Ferri: “È tosto… sai cosa, io l’ho capito Ardita… lui vuole rientrare e prendere in mano Magistratura indipendente politicamente… come segreteria, perché lui il cuore ce lo ha lì, dai”.
Spina: “È più a destra di tutti Ardita, ragazzi…”. Anche Palamara conferma l’inavvicinabilità di Ardita: non riesce ad avere accesso diretto ad Ardita per la sua domanda di aggiunto a Roma e chiede a Fava come può arrivarci. ”Qualcuno ci ha parlato con Sebastiano?”.