“Siccome potrebbero fare un po’ i preziosi e invocheranno la questione di tutelare l’eventuale interlocutore delle interviste, consiglio a chi deve procedere di fare questo: appena arrivate, o poco prima di entrare in redazione, chiamate il Colonnello XXX, il quale conosce il reporter XXX che si interesserà di far sbrigare subito la pratica”. La nota è firmata da un certo “R.” ed è allegata al provvedimento con cui gli uomini del Noe di Napoli, su richiesta dei colleghi di Venezia, si sono recati nella redazione partenopea di Fanpage.it per acquisire il materiale relativo all’inchiesta sulla Sesa di Este e sulle aziende attive nella produzione del compost in Veneto. In particolare i carabinieri hanno chiesto al direttore Francesco Piccinini di avere l’intero materiale video girato e “identificare le fonti che nei video sono ‘oscurate'”. Una richiesta alla quale la direzione “ha opposto un deciso rifiuto – si legge sul sito – spiegando di avere il dovere di tutelare le fonti del lavoro giornalistico”.
Tutto parte dell’inchiesta condotta da Fanpage sulle aziende che producono compost in Veneto. All’indomani di una richiesta di intervista ai vertici della Sesa, la società dei rifiuti del comune di Este, l’azienda aveva chiesto un incontro con il direttore del giornale con lo scopo di intavolare una trattativa per un corposo investimento pubblicitario: 300mila euro (100mila all’anno) in cambio della possibilità di poter visionare l’inchiesta prima che fosse pubblicata e di “completarla” insieme. “Spendiamo tanti soldi sui giornali per convincere della bontà di quello che stiamo facendo”, aveva spiegato il patron Angelo Mandato ai giornalisti che si erano presentati all’appuntamento e avevano ripreso tutto con le telecamere nascoste. “L’importante è che non ci rompete troppo le palle, capito?”, aveva aggiunto il responsabile delle relazioni esterne della Sesa Fabrizio Ghedin. Che era anche consulente per la comunicazione di Vannia Gava, la sottosegretaria leghista del ministro dell’Ambiente.
Era, perché poche ore la pubblicazione delle scoop Ghedin si era dimesso e il passo indietro era stato subito accettato dalla sottosegretaria. E pochi giorni dopo la pubblicazione del servizio la Guardia di Finanza di Padova avevano contattato la redazione per “controllare” le informazioni contenute nelle immagini che mostravano lo spargimento di compost contenente plastica nelle campagne venete.
“Riteniamo questo atteggiamento inaccettabile – affermano in una nota Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi, Claudio Silvestri, segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania, e Sandro Ruotolo, presidente dell’Unione cronisti della Campania – e ricordiamo agli investigatori che la tutela delle fonti è un fondamento della professione giornalistica, soprattutto per chi fa inchieste, come quella sul traffico dei rifiuti, che hanno dei risvolti giudiziari importanti”. “Bene ha fatto il direttore Francesco Piccinini ad opporsi – proseguono – e a proteggere coloro che hanno dato notizie riservate al giornale. Per questo domani alle 11.30 il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Giuseppe Giulietti, e il segretario regionale del Sindacato unitario giornalisti della Campania, Claudio Silvestri, saranno nella redazione napoletana del giornale per una conferenza stampa”.
“Non mi pare proprio che i giornalisti che fanno il loro dovere, con la schiena diritta, facciano i preziosi – commenta Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, primo firmatario di un’interrogazione parlamentare al governo sugli aspetti giudiziari e politici della vicenda. “Forse è necessario che il comandante generale dell’Arma – conclude Fratoianni – trovi delle spiegazioni plausibili per la redazione di Fanpage, ed apra subito un’inchiesta interna all’Arma”.
Cronaca
Inchiesta compost Veneto, i carabinieri chiedono a Fanpage.it di rivelare le fonti: ‘Se fanno i preziosi chiamate il colonnello’
Gli uomini del Noe di Napoli, su richiesta dei colleghi di Venezia, si sono recati nella redazione del giornale per acquisire il materiale relativo all’inchiesta sulla Sesa di Este e hanno chiesto al direttore Francesco Piccinini di avere l'intero materiale video girato e "identificare le fonti che nei video sono 'oscurate'". Una richiesta alla quale la direzione "ha opposto un deciso rifiuto - si legge sul sito - spiegando di avere il dovere di tutelare le fonti". Fnsi: "Atteggiamento inaccettabile"
“Siccome potrebbero fare un po’ i preziosi e invocheranno la questione di tutelare l’eventuale interlocutore delle interviste, consiglio a chi deve procedere di fare questo: appena arrivate, o poco prima di entrare in redazione, chiamate il Colonnello XXX, il quale conosce il reporter XXX che si interesserà di far sbrigare subito la pratica”. La nota è firmata da un certo “R.” ed è allegata al provvedimento con cui gli uomini del Noe di Napoli, su richiesta dei colleghi di Venezia, si sono recati nella redazione partenopea di Fanpage.it per acquisire il materiale relativo all’inchiesta sulla Sesa di Este e sulle aziende attive nella produzione del compost in Veneto. In particolare i carabinieri hanno chiesto al direttore Francesco Piccinini di avere l’intero materiale video girato e “identificare le fonti che nei video sono ‘oscurate'”. Una richiesta alla quale la direzione “ha opposto un deciso rifiuto – si legge sul sito – spiegando di avere il dovere di tutelare le fonti del lavoro giornalistico”.
Tutto parte dell’inchiesta condotta da Fanpage sulle aziende che producono compost in Veneto. All’indomani di una richiesta di intervista ai vertici della Sesa, la società dei rifiuti del comune di Este, l’azienda aveva chiesto un incontro con il direttore del giornale con lo scopo di intavolare una trattativa per un corposo investimento pubblicitario: 300mila euro (100mila all’anno) in cambio della possibilità di poter visionare l’inchiesta prima che fosse pubblicata e di “completarla” insieme. “Spendiamo tanti soldi sui giornali per convincere della bontà di quello che stiamo facendo”, aveva spiegato il patron Angelo Mandato ai giornalisti che si erano presentati all’appuntamento e avevano ripreso tutto con le telecamere nascoste. “L’importante è che non ci rompete troppo le palle, capito?”, aveva aggiunto il responsabile delle relazioni esterne della Sesa Fabrizio Ghedin. Che era anche consulente per la comunicazione di Vannia Gava, la sottosegretaria leghista del ministro dell’Ambiente.
Era, perché poche ore la pubblicazione delle scoop Ghedin si era dimesso e il passo indietro era stato subito accettato dalla sottosegretaria. E pochi giorni dopo la pubblicazione del servizio la Guardia di Finanza di Padova avevano contattato la redazione per “controllare” le informazioni contenute nelle immagini che mostravano lo spargimento di compost contenente plastica nelle campagne venete.
“Riteniamo questo atteggiamento inaccettabile – affermano in una nota Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi, Claudio Silvestri, segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania, e Sandro Ruotolo, presidente dell’Unione cronisti della Campania – e ricordiamo agli investigatori che la tutela delle fonti è un fondamento della professione giornalistica, soprattutto per chi fa inchieste, come quella sul traffico dei rifiuti, che hanno dei risvolti giudiziari importanti”. “Bene ha fatto il direttore Francesco Piccinini ad opporsi – proseguono – e a proteggere coloro che hanno dato notizie riservate al giornale. Per questo domani alle 11.30 il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Giuseppe Giulietti, e il segretario regionale del Sindacato unitario giornalisti della Campania, Claudio Silvestri, saranno nella redazione napoletana del giornale per una conferenza stampa”.
“Non mi pare proprio che i giornalisti che fanno il loro dovere, con la schiena diritta, facciano i preziosi – commenta Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, primo firmatario di un’interrogazione parlamentare al governo sugli aspetti giudiziari e politici della vicenda. “Forse è necessario che il comandante generale dell’Arma – conclude Fratoianni – trovi delle spiegazioni plausibili per la redazione di Fanpage, ed apra subito un’inchiesta interna all’Arma”.
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(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.