"È stata aperta un’inchiesta per verificare le cause della sua morte - ha detto Seloua Mensi, presidente dell’associazione Promenade des Anges, di cui fanno parte i familiari delle vittime - ma per la famiglia è morto di dolore. Se non fosse stato musulmano, si sarebbe suicidato"
Tre anni sono passati dall’attentato della Promenade des Anglais, a Nizza. Era la sera del 14 luglio 2016 quando un autocarro scagliò ad alta velocità sulla folla che passeggiava lungo il famoso viale, investendo centinaia di persone. Ottantasei morti, più di cento feriti. Tra le persone che hanno perso la vita in quella tragica sera, anche il figlioletto di 4 anni e la ex moglie di Tahar Mejri che, dopo tre anni, non ce l’ha fatta ed è morto di dolore: “Non aveva alcun istinto suicida – testimoniano quelli dell’Associazione delle vittime che lo conoscevano bene – ma si è lasciato morire, talmente era triste e svuotato”.
“È stata aperta un’inchiesta per verificare le cause della sua morte – ha detto Seloua Mensi, presidente dell’associazione Promenade des Anges, di cui fanno parte i familiari delle vittime – ma per la famiglia è morto di dolore. Se non fosse stato musulmano, si sarebbe suicidato”. Dopo aver visto morire la ex moglie, Olfa, uccisa dal camion guidato contro la folla dal jihadista Mohamed Lahoueij-Bouhlel, Taher Mejir aveva vagato due giorni per le strade di Nizza alla ricerca disperata del bambino, Kylan. Soltanto due giorni dopo, davanti a un ospedale della città, gli era stata comunicata la morte del piccolo. La sua disperazione commosse i media e i francesi, e da allora Taher andava in giro indossando sempre una t-shirt con la foto del figlio scomparso.