La piazza continentale dei 28+EFTA è rimasta al palo il mese scorso (+0,04%), complice la battuta d'arresto del nostro Paese, del Regno Unito e della Spagna. Bene Germania (+9,1%) e Francia (+1,2%). Il gruppo italo-americano ha perso oltre 100 mila auto, complice il crollo di Alfa Romeo (-49,3%)
Il mercato europeo dell’automobile torna a respirare un pochino: dopo i primi quattro mesi di flessione del 2019, infatti, a maggio ha fatto segnare volumi di vendita in linea con quelli dello scorso anno. Nell’Europa dei 28+EFTA (European Free Trade Association) sono state immatricolate 1.443.708 auto, lo 0,04% in più. Mentre il dato cumulativo del periodo gennaio-maggio, considerati i risultati dei mesi precedenti, rimane negativo: -2% e 6,93 milioni di vendite contro i 7,07 milioni dei primi 5 mesi del 2018.
Non sfugge, poi, la disomogeneità tra i cinque maggiori mercati di riferimento: a maggio Germania (dove il diesel è in rialzo del 16,2%) e Francia hanno aumentato il volume del proprio immatricolato rispettivamente del 9,1% e dell’1,2%, mentre Italia, Regno Unito – vittima dell’incertezza sul diesel e dell’instabilità politica (Brexit) – e Spagna hanno perso rispettivamente l’1,2%, il 4,6% e il 7,3%.
“Restano molto lontani i tempi in cui l’Italia rappresentava il secondo mercato europeo per dimensioni, – afferma in una nota ufficiale Andrea Cardinali, Direttore Generale dell’UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere – ormai il nostro Paese si posiziona stabilmente al quarto posto, ma con una quota calante sul totale ed un divario crescente dal primo mercato, che resta sempre quello tedesco. L’Italia rappresenta appena il 13,5% del mercato EU28 (rispetto al 13,8% dello stesso periodo 2018) e raggiunge solo il 59,7% del mercato tedesco (rispetto al 63,2% dello stesso periodo 2018): a farne le spese non sono solo gli operatori del settore, ma tutto il sistema-Paese”.
Tuttavia, fra gli analisti c’è chi plaude alla performance del mercato europeo, ritenuta di “un livello di tutto rispetto anche se è ancora relativamente lontano (-5%) dal massimo di 16 milioni di immatricolazioni del 2007”, dice il presidente del Centro Studi Promotor, Gian Primo Quagliano: “Il quadro economico europeo è ancora in crescita e vi sarebbero le condizioni per un ulteriore sviluppo della domanda di auto se non vi fosse la forte penalizzazione introdotta dalla demonizzazione del diesel che sta inducendo molti automobilisti a rinviare la sostituzione dei loro vecchi diesel”.
In questo contesto il gruppo FCA ha immatricolato a maggio 101 mila auto, l’8,3% in meno rispetto allo stesso mese del 2018: la sua quota di mercato è scesa dal 7,7 al 7%. Mentre nel computo sui primi cinque mesi 2019 il gruppo italoamericano ha venduto 450 mila auto, in calo dell’8,6% sull’analogo periodo 2018 e con una quota passata dal 7 al 6,5%. Continua a sorprendere la crescita del brand Lancia, che nel periodo gennaio-maggio ha registrato oltre 30 mila immatricolazioni, in salita record del 30,8% (oltre 6 mila le vetture vendute a maggio, pari al +20%). Bene Jeep con vendite a +2,1% rispetto al gennaio-maggio.
Malissimo Alfa Romeo, che registra 4.600 immatricolazioni a maggio (-49,3%) e 24.067 nei cinque mesi (-42,5%): il suv Stelvio rimane il modello del biscione più apprezzato. Ci si consola con Fiat 500 e Panda: la prima è la più venduta del segmento A nel mese (+18,1%), la seconda nel progressivo annuo (+15,5%); insieme valgono a maggio una quota di categoria del 33,6%.
“Le vendite di vetture diesel risultano in flessione a due cifre per Spagna (-26%), Italia (-20%), Regno Unito (-18%) e Francia (-11%) e in crescita a due cifre per la sola Germania (+16%), dopo la contrazione dello 0,9% riportata ad aprile, la prima del 2019”, conferma Paolo Scudieri, presidente dell’Anfia, Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica: “La riduzione delle immatricolazioni di auto diesel nel periodo gennaio-maggio in questi cinque Paesi è del 15%, con una perdita, in termini di volumi, che supera le 280 mila unità. Difficile fare previsioni sull’andamento di un mercato europeo influenzato da tanti fattori economici, politici e, non ultimi, normativi, considerando l’impatto dei target di riduzione delle emissioni di CO2 al 2021, al 2025 e al 2030 sui piani di sviluppo dei costruttori europei di auto. Le stime attuali parlano di volumi di immatricolazioni in leggera contrazione per il 2019”.