Il presidente Usa Donald Trump va all’attacco del numero uno della Bce Mario Draghi, reo di aver annunciato che “il programma di acquisto di asset”, ovvero il quantitative easing, “ha ancora uno spazio considerevole” e che “ulteriori tagli dei tassi e misure per mitigare qualsiasi effetto collaterale continuano a far parte degli strumenti” a disposizione dell’Eurotower. Sono bastate queste parole per scivolare lo spread sotto i 250 punti base, segnando il minimo dallo scorso aprile. Ma anche per scatenare la reazione dell’inquilino della Casa Bianca che su Twitter lo accusa di “concorrenza sleale”: “Mario Draghi ha appena annunciato che potrebbero arrivare altri stimoli (all’economia europea, ndr), cosa che ha immediatamente fatto scivolare l’euro rispetto al dollaro. Così per gli europei diventa ingiustamente più facile competere con gli Stati Uniti. Sono anni che vanno avanti così insieme con la Cina ed altri Paesi”. E ancora: “I mercati europei sono cresciuti dopo le dichiarazioni (ingiuste per gli Stati Uniti) fatte oggi da Mario D!”. “Ho appena detto, un momento fa, che siamo pronti a usare tutti gli strumenti necessari per riportare il tasso d’inflazione al nostro obiettivo. E non abbiamo come obiettivo il tasso di cambio“, ha risposto Draghi.
Mario Draghi just announced more stimulus could come, which immediately dropped the Euro against the Dollar, making it unfairly easier for them to compete against the USA. They have been getting away with this for years, along with China and others.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 18 giugno 2019
European Markets rose on comments (unfair to U.S.) made today by Mario D!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 18 giugno 2019
Non è certo la prima volta che Trump sostiene che l’euro è sottovalutato e questo favorisce indebitamente le economie europee, a partire dalla Germania. Ma non se l’era mai presa direttamente con Draghi. La presa di posizione arriva subito dopo la visita del vicepremier Matteo Salvini negli Usa, durante la quale il leader leghista ha evocato la necessità di una “manovra trumpiana”. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha sottolineato però che “una manovra trumpiana implica avere il dollaro, e noi abbiamo l’euro”. “A parte questo – ha proseguito Tria – la nostra manovra è quella che abbiamo deciso e approvato”. Basata su “una politica fiscale prudente, ma compatibile con la necessità di crescere di più”.
Draghi: “Rischi dalla crescente minaccia del protezionismo” – L’ex governatore di Bankitalia ha parlato dal simposio delle banche centrali a Sintra. “In assenza di un miglioramento – ha spiegato – al punto che sia minacciato il ritorno di un’inflazione sostenibile ai livelli desiderati, sarà necessario un ulteriore stimolo“. Secondo il presidente della Bce infatti, “guardando in avanti, lo scenario dei rischi rimane negativo e gli indicatori per i prossimi trimestri indicano una debolezza persistente”. Questo perché “non si sono dissipati quei rischi evidenti durante tutto lo scorso anno, in particolare i fattori geopolitici, la crescente minaccia del protezionismo” di cui Trump è il campione “e le vulnerabilità dei mercati emergenti“, ha aggiunto, notando che “il trascinarsi dei rischi ha pesato sull’export, specie sull’industria manifatturiera”. Di qui la porta aperta a un eventuale nuovo round di quantitative easing. Cioè lo strumento non convenzionale di politica monetaria – peraltro ispirato alle politiche messe in campo dalla Fed – che consiste nell’acquisto da parte della banca centrale di titoli di Stato di cui sono tra l’altro pieni i bilanci delle banche commerciali e per pagarli crea moneta che immette nel sistema. La prima conseguenza è che il prezzo dei titoli sale (perché c’è più domanda) e il loro rendimento, cioè il tasso di interesse che ogni Stato paga per finanziare il proprio debito, scende.
Il numero uno della Bce ha anche evidenziato che “la politica di bilancio deve giocare il suo ruolo” fornendo uno stimolo all’economia quando questa è debole e non lasciando alla sola Bce questo compito. “Nell’ultimo decennio – ha detto Draghi – l’aggiustamento macroeconomico è toccato sproporzionatamente alla politica monetaria. Abbiamo persino visto casi in cui la politica fiscale è stata pro-ciclica andando in direzione contraria allo stimolo monetario”.
Spread ai minimi da gennaio – Dopo le parole di Draghi, il differenziale fra il Btp decennale e il Bund è immediatamente sceso e ha chiuso a 242, il minimo da gennaio. Il rendimento del titolo a 10 anni del Tesoro è in calo al 2,1%. In netta discesa anche il tasso del decennale della Francia che tocca il minimo storico a quota zero. Il discorso del presidente della Bce ha pesato anche sui cambi, con l’euro che scivola sotto gli 1,12 dollari, a 1,1190, perdendo oltre un centesimo da 1,1218 della chiusura di lunedì.
Domani la Fed potrebbe annunciare un taglio dei tassi – Negli Usa cresce intanto l’attesa per quelle che saranno le dichiarazioni dell’omologo americano di Draghi. Jerome Powell, presidente della Fed. Il banchiere centrale parlerà mercoledì sera in conferenza stampa dopo la riunione del Federal Open Market Committee, il braccio di politica monetaria dell’istituto. Con il mercato del lavoro Usa che in occasione dell’ultima rilevazione ha deluso per quanto riguarda la creazione di nuovi posti nei settori privati non agricoli, le attese per un taglio dei tassi si fanno sempre più forti, anche se una misura di questo genere è data come più probabile a luglio. Tra i maggiori sostenitori di questa opzione, tra l’altro, figura proprio il presidente Trump.