Un'indagine condotta da Kaspersky rivela che la diffusione dell'uso delle criptomonete va a rilento perché le persone non si fidano di qualcosa che non comprendono bene. Solo l'9% degli italiani intervistati sa perfettamente come funzionano, molti le credono instabili e poco sicure, altri una moda passeggera.
Che cosa sono le criptovalute? La domanda sorge spontanea alla luce di una nuova ricerca pubblicata da Kaspersky, relativa proprio alle criptomonete. Il risultato, su un sondaggio a livello globale, è che solo una persona su 10 di quelle intervistate sa esattamente che cosa sono e come funzionano. Ecco perché le usano in pochi.
Kaspersky è un’azienda specializzata in sicurezza informatica, e dato che parliamo di valute digitali basate sulla crittografia, Bitcoin e affini sono nella sua area di interesse. Per questo ha condotto la ricerca, i cui risultati sono contenuti nella relazione “Uncharted territory: why consumers are still wary about adopting cryptocurrency“, che analizza perché i consumatori sono cauti nell’adozione delle criptovalute. I risultati parlano da sé: il 29% delle persone (il 36% in Italia) possiede solo una conoscenza di base delle cryptovalute, solo uno su dieci degli intervistati all’estero, e l’8% del campione italiano, capisce perfettamente come funzionano.
Una lacuna che porta all’ovvia conseguenza dello scarso uso di questa moneta di scambio, nonostante se ne parli molto, per paura che la cryptovaluta non sia in grado di tenere al sicuro il proprio denaro. A livello globale, quattro persone su cinque (81%) non hanno mai acquistato cryptovalute; in Italia questo dato si attesta all’84%. Passiamo a quello che si sa, o si crede di sapere: il 49% degli italiani intervistati (contro il 31% degli utenti a livello globale) reputa che questo tipo di moneta sia piuttosto instabile e che non comincerà a usarla fino a quando non sarà resa stabile. È poi convinzione abbastanza comune che questo tipo di moneta non sarà in circolazione per sempre: il 29% degli utenti italiani pensa che si tratti di una moda passeggera, i dati globali confermano questa tesi con il 35% degli intervistati che la pensa allo stesso modo.
La lista delle paure non finisce qui. Permangono perplessità tra gli utenti, spesso dovute al fatto che ci sia un rischio tangibile per le loro finanze. I criminali possono usare le cryptovalute per i propri scopi, e quasi un intervistato su cinque a livello globale ha detto di aver subito un attacco hacker durante le transazioni. I criminali creano falsi portafogli elettronici per attirare le persone a investire il loro denaro e il 15% degli intervistati ha dichiarato di essere stato vittima di frodi legate a questo tipo di valute (il 7% se guardiamo all’Italia).
Ne segue che solo un quinto degli intervistati a livello globale ha detto di essere interessato a usare le criptovalute in futuro. In Italia, in particolare, gli utenti che si dichiarano interessati ad utilizzare la moneta virtuale in futuro si attesta al 18%. Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky. Commenta che chiaramente “l’adozione mainstream e la crescita della moneta virtuale è frenata dalla natura vulnerabile della tecnologia. Se da un alto gli utenti dimostrano un forte desiderio di utilizzarla, investire il denaro guadagnato duramente in qualcosa che non si comprende o di cui non ci si fida rappresenta un ostacolo. Poiché la sicurezza degli investimenti è di fondamentale importanza per gli utenti è necessario che prendano le giuste misure per salvaguardarla”.
Alexey Sidorowich, Head of Sales and Business Development di Merkeleon, dà quindi un consiglio rivolto più ai professionisti del settore che agli utenti finali: “è categorico che le aziende crypto facciano tutto quello che possono per proteggere i loro network e garantiscano che il denaro dei loro clienti sia al sicuro”.