L'allarme in uno studio presentato oggi in Senato. Sulla base degli standard di sicurezza, ogni operatore dovrebbe seguire quattro pazienti, ma negli ospedali pediatrici la media arriva a 6,6. La presidente Fnopi: "Di questo si deve tenere conto al momento della scelta delle politiche di programmazione"
La mancanza di infermieri può aumentare i tassi di mortalità dei pazienti pediatrici. È questo l’allarme lanciato dall’Associazione degli ospedali pediatrici italiani (Aopi) in uno studio presentato oggi in Senato. Sulla base degli standard di sicurezza, ogni infermiere dovrebbe seguire quattro pazienti, ma negli ospedali pediatrici la media arriva a 6,6: cioè 2,6 pazienti in più per ogni infermiere. Secondo la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) “per ogni paziente extra il rischio di mortalità a 30 giorni aumenta del sette per cento. Con due pazienti e mezzo in più arriva al 17-18%”. Questi, ben inteso, sono dati che non si sono realizzati, “ma il livello di allarme è alto e di questo si deve tenere conto al momento della scelta delle politiche di programmazione”, spiega la presidente della Fnopi Barbara Mangiacavalli.
Lo studio è stato realizzato su dodici aziende ospedaliere pediatriche di tutta Italia. Secondo un’indagine dell’Università di Genova Il rapporto pazienti-infermieri nelle aree critiche come terapia intensiva e rianimazioni dovrebbe essere persino 1 a 1. Ad oggi, il rapporto è circa 5,9 a 1 nell’area chirurgia, 5,7 in quella medica e 3,5 nelle aree critiche. La carenza di personale in genere finisce anche per impegnare gli infermieri in attività come eseguire richieste di reperimento materiali e dispositivi, compilare moduli per servizi non infermieristici, svolgere attività burocratiche o più banalmente rispondere al telefono. A causa del lavoro eccessivo, secondo il rapporto, il 32% degli infermieri è a rischio “burnout”, la sindrome da esaurimento emozionale che colpisce coloro che per professione si occupano di altre persone.
“I risultati dell’indagine, pur focalizzati su un aspetto particolare e delicato dell’assistenza com’è quella rivolta ai più piccoli, mostrano ancora una volta che senza il contributo fondamentale dei professionisti e di un management all’altezza, il nostro Servizio sanitario nazionale sarebbe già naufragato da un pezzo”, ha affermato Francesco Ripa di Meana, presidente della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere. Tutti questi dati, secondo il presidente Aopi Paolo Petralia, “rispecchiano gli effetti dei blocchi di turn over e di Quota 100″. Considerando che uno studio Aopi ha stimato che il 25% degli infermieri “sono insoddisfatti del proprio lavoro e lascerebbero, se potessero, l’impiego nel giro di un anno l’allarme diventa un vero e proprio allarme rosso”, conclude Petralia.