Dopo quasi vent’anni era stato accusato dell’omicidio di un buttafuori e per questo la Procura aveva chiesto l’ergastolo. Ma Stefano Monti, 59 anni, non ha atteso la sentenza, fissata per la prossima settimana: si è ucciso nel carcere della Dozza, impiccandosi nei bagni del penitenziario. Nel processo il suo avvocato aveva chiesto Secondo i pm era lui l’assassino di Valeriano Poli, il buttafuori ucciso nel 1999 alla periferia di Bologna. Monti era in carcere dal giugno 2018, quando le indagini sul caso avevano avuto una svolta: una goccia del sangue di Monti era stata trovata sulle scarpe della vittima. Le analisi del sangue insieme a un filmato amatoriale – girato a un battesimo una ventina di giorni prima dell’omicidio – in cui le scarpe risultavano pulite, avevano portato all’arresto del 59enne. Determinante era stato l’utilizzo di un’innovativa tecnica di comparazione tridimensionale, utilizzata per la prima volta in Italia in ambito forense, denominata Analysis of Virtual Evidence (cosiddetto “teatro virtuale”).
Valeriano Poli, 34 anni, venne ucciso la sera del 5 dicembre 1999 da otto colpi di pistola. Secondo il pm Roberto Ceroni, che ha coordinato le indagini della squadra mobile, l’assassinio fu commesso per vendetta alcuni mesi dopo una rissa, all’uscita della discoteca Tnt in via di Corticella, in cui – secondo questa ricostruzione – Monti venne picchiato da Poli. Nei mesi precedenti all’omicidio, Poli aveva ricevuto minacce e intimidazioni: da marzo, quando ci fu la lite davanti alla discoteca dove Poli lavorava come buttafuori, la vittima aveva ricevuto spilloni e bossoli, poi risultati riconducibili all’arma del delitto. Questi elementi avevano portato la Procura a contestare anche la premeditazione a Stefano Monti.
Monti era già stato indagato subito dopo l’omicidio, ma la sua posizione era stata archiviata. Quando aveva saputo della riapertura delle indagini, aveva spiegato il giorno dell’arresto il procuratore di Bologna Giuseppe Amato, Monti aveva smesso di rispondere al telefono, cercando di creare un ambiente protettivo omertoso: “Anche a Bologna in un ambiente sano e pulito, si riscontrano comportamenti elusivi, di omertà e reticenza“.