Cinema

Diabolik avrà gli occhi di Luca Marinelli nel prossimo film dei Manetti Bros.

I due autori: "Sarà oscuramente romantico". Miriam Leone sarà Eva Kant e Valerio Mastandrea l'ispettore Ginko. Il set sarà in Friuli. La prima, ed unica, trasposizione di Diabolik su grande schermo risale al 1968 con la regia di Mario Bava

di Davide Turrini

Il Diabolik dei Manetti Bros. sarà interpretato da Luca Marinelli. Il tam tam online è diventato virale. Anche se dall’ufficialità della notizia mancano miliardi di anni luce. E via, sulla suggestione rimbalzata da diverse ore sul web, Eva Kant dovrebbe essere interpretata da Miriam Leone, mentre il temibile ispettore Ginko avrebbe le sembianze di uno dei più grandi attori italiani: Valerio Mastandrea.

Ma riavvolgiamo il nastro delle cose concrete. Secondo Il Piccolo di Trieste in autunno il duo napoletano, autore di Ammore e Malavita, girerà le sequenze finali del film nella città friulana tra la Stazione Marittima e il caveau della Fondazione CrT. Altro dato certissimo è che il nuovo Diabolik è ambientato nei “suoi” anni sessanta e che al centro del racconto vi è l’incontro tra il ladro in calzamaglia e la bella Eva tanto che Marco Manetti ha definito la sua ultima fatica come “un film oscuramente romantico”. Prodotto da Monpracem, RaiCinema e in associazione con Astorina, scritto dai fratelli Manetti, Michelangelo La Neve e Mario Gomboli, Diabolik sarà uno dei titoli di punta del listino 01distribution per la fine del 2020.

Infine se Trieste sarà la Ghenf del fumetto ideato dalle sorelle Giussani, la più celebre Clerville sarà probabilmente per gli esterni Milano e per gli interni Bologna. In una recente intervista a CinecittàNews i Manetti avevano dichiarato scherzosamente che trattare un tale mito dell’immaginario collettivo fa loro paura tanto “da non dormirci la notte”. Anche la scelta del classico formato “film”, in piena esplosione delle serie, ha una giustificazione ben precisa: “Il cinema è una forma d’arte più libera di una serie tv. L’incontro con Mario (Gomboli ndr) ha creato i presupposti per fare di Diabolik un grande film, i tempi per farne una serie saranno maturi quando si permetterà a Diabolik di essere quello che è. La sua anima sta nell’essere episodico, come Spider Man per intenderci. Ce ne stiamo accorgendo noi stessi, Diabolik cresce insieme a chi lo scrive”.

La prima, ed unica, trasposizione di Diabolik su grande schermo risale al 1968. Regia di Mario Bava, John Phillip Law nei panni del protagonista, Marisa Mell era Eva Kant, mentre Michel Piccoli un Ginko molto quadrato. Ricorderete le atmosfere del film tra un’introduzione con rapina piena di fumo e titoli di testa modello 007, sequenze beat e psichedeliche, e un po’ di momenti action molto dialogati immersi in una sorta di perenne penombra.

Mentre però il Diabolik dei Manetti sembra avere un mood naturalistico più da settentrione, quello di Bava fu tutto girato a chilometro zero tra gli stabilimenti della produzione/distribuzione De Laurentiis a Roma, su costa, spiagge e rocce del litorale laziale verso la Campania, nella grotta azzurra di Capri, e per qualche sequenza in alcuni stabilimenti di Torino. Gli archivi del cinema ricordano una pre-produzione a dir poco tumultuosa. Dino De Laurentiis anticipò 70 milioni di lire per uno script ed una realizzazione (regia Seth Holt, George Raft come Diabolik, Elsa Martinelli/Eva Kant) che avvenne nell’autunno del ’65 e che si interruppe con l’infortunio a Raft. De Laurentiis colse l’occasione per criticare il “livello bassissimo” dell’operazione sia a livello artistico che commerciale tanto da buttare nel cestino tutto il girato. Il film poi venne riscritto da capo, assegnato a Bava e furono di nuovo dolori per scegliere la definitiva Eva: ruolo per il quale anche Catherine Deneuve si prestò per una decina di giorni di set per poi essere cacciata.

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