La Corte costituzionale ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate dai Tribunali di Pordenone e di Bolzano sulla legge 40 là dove vieta alle coppie omosessuali di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. La Consulta ha ritenuto che le disposizioni censurate non siano in contrasto con i principi costituzionali invocati dai due Tribunali.

Sulla fecondazione assistita, uno dei ricorsi in Consulta era venuto da Bolzano. “L’esito era temuto. Evidentemente si tratta di una sconfitta, ma è prematuro commentarla” ha scritto in un lungo post su Facebook l’avvocato Alexander Schuster che assiste una coppia di donne di Bolzano. “Il diritto costituzionale è una scienza giuridica: si caratterizza – ha aggiunto – per rigore logico e per un dialogo con le altre scienze, tra cui la psicologia, che ci dice che i bambini crescono bene anche con due madri. I nostri argomenti erano forti, speriamo lo siano anche quelli per contrastarli”.

Anche se poi il legale ha sottolineato che “il vero significato di questa sentenza dipenderà dalle motivazioni. Io personalmente desidero esprimermi dopo averle lette e cioè quando usciranno tra alcune settimane. Potrebbe essere una cosiddetta sentenza monito, il che non sarebbe una sconfitta, anzi. La Corte potrebbe invitare il Parlamento a mettere mano ad una legge non adeguata ai tempi, smantellata pezzo dopo pezzo, al punto che oramai è necessario ripensarla. E al Parlamento giustamente spetterebbe questo compito. Il problema? Il Parlamento non dà mai seguito a questi moniti, il caso Cappato docet. E al terzo monito la norma è dichiarata incostituzionale. Vedasi la ‘saga’ del cognome della madre per i figli”. “Oppure potrebbe essere una sentenza che – ha sostenuto l’avvocato – chiude categoricamente, che condanna la mia cliente del caso di Bolzano al suo destino tutto italiano. La mia madre, che ho chiamato in udienza Teresa, può diventare madre genetica solo se ama un’altra donna, perché nessun uomo potrà mai accogliere il suo ovocita e dare luce ad un bambino”.

Di una cosa l’avvocato è sicuro: “l’esito negativo è in linea con i tempi che corrono, con chi dice che queste donne, queste famiglie, questi desideri naturali di divenire madre non esistono, che il legislatore può fare sostanzialmente come ritiene opportuno. Si tratta di una sconfitta non solo per le coppie lesbiche, ma anche per le donne single. In Italia i paletti limitano tutte le donne, non solo quelle lesbiche”. Per Schuster “l’unica certezza è che, amaramente, ogni speranza di tutelare i diritti di queste donne a divenire madri va riposta semmai in un giudice europeo. E se si vincesse – ha concluso – sarebbe comunque una sconfitta, l’ennesima, per il diritto italiano e per la nostra cultura giuridica“.

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