L'ex ministro dovrà essere ascoltato giovedì pomeriggio in tribunale come testimone, per spiegare la mail ricevuta da Denis Verdini in cui si suggeriva la nomina al Consiglio di Stato (mai concretizzata) dell’ex giudice amministrativo Giuseppe Mineo. È uno dei filoni del processo sul cosiddetto Sistema Siracusa, in cui Mineo è imputato per corruzione in atti giudiziari e Verdini per finanziamento illecito ai partiti
Luca Lotti conobbe l’avvocato Piero Amara. A presentarglielo fu Massimo Mantovani, all’epoca capo dell’ufficio legale dell’Eni, poi finito indagato nell’inchiesta sul depistaggio dell’inchiesta sulle tangenti pagate in Nigeria. Un depistaggio che per gli investigatori fu ordito dallo stesso Amara. C’è anche questa informazione nel verbale con le dichiarazioni rese dall’ex sottosegretario di Matteo Renzi e procuratore di Messina, Maurizio De Lucia, e al sostituto Antonella Fradà. Il verbale dell’interrogatorio di Lotti è stato pubblicato da Repubblica.
Come ha raccontato Il Fatto Quotidiano l’ex ministro dovrà essere ascoltato giovedì pomeriggio in tribunale come testimone, per spiegare la mail ricevuta da Denis Verdini in cui si suggeriva la nomina al Consiglio di Stato (mai concretizzata) dell’ex giudice amministrativo Giuseppe Mineo. È uno dei filoni del processo sul cosiddetto Sistema Siracusa, in cui Mineo è imputato per corruzione in atti giudiziari e Verdini per finanziamento illecito ai partiti. Secondo l’accusa l’inventore del Patto del Nazareno ha ricevuto circa 300mila euro di finanziamento dallo stesso Amara come finanziamento al gruppo politico Ala.
“In merito alla nomina di Mineo proveniva dalla compagine politica di Ala e in particolare dal capogruppo Verdini che ne parlò con me. Lo incontravo nelle aule del Senato. Si cominciò a discutere delle nomine tra gennaio e febbraio 2016, la segnalazione mi arrivò anche via mail. Mi riservo di produrre copia di tale mail che dovrebbe avere data 26 aprile. Tale mail, che io ricordi, era inviata da qualcuno a Verdini che la inoltrò a me”, ha detto ai pm Lotti nell’agosto scorso. “Verdini – ha aggiunto – non mi spiegò quali erano le ragioni per cui veniva indicato il nominativo di Mineo. Egli aveva astrattamente i requisiti sulla base del curriculum fornito. Verdini me la propose come necessità di equilibrio in riferimento al gruppo Ala e ai partiti ad esso collegati”.
Ma perché Verdini segnalò a Lotti il nome di Mineo? Per una “valutazione politica”, ha spiegato l’esponente del Pd. “È prassi quando si affrontano nomine governative di valore politico ascoltare le indicazioni fornite dai gruppi. La presidenza del Consiglio ne vaglia aspetti tecnici e politici, preciso che il mio ufficio effettuava valutazioni politiche. In seguito tali indicazioni vengono inoltrate al Consiglio dei ministri che effettua le sue valutazioni”. Poi però Mineo non fu nominato. “In seguito – aggiunge sempre Lotti – vennero fuori problemi legati ai ritardi nel deposito di sentenze, pertanto ne parlammo con il presidente del Consiglio di Stato e la nomina non si concretizzò”. Quindi l’ex ministro dello Sport spiega come conobbe Amara: “L’ ho conosciuto ad un cocktail o ad una cena di Natale a Roma verso la fine del 2015: mi fu presentato dall’ avvocato Mantovani, capo legale dell’ Eni, insieme ad altre persone. Mi fu presentato come legale o collaboratore dell’Eni“. Una ricostruzione che adesso Lotti è chiamato a ripetere in aula. Il Fatto Quotidiano ha contattato la difesa di Mantovani che smentisce le dichiarazioni di Lotti al pm di Messina. Mantovani – secondo il suo legale – non ha mai presentato Amara a Lotti, e ha incontrato l’ex sottosegretario una sola volta ad un pranzo nel 2014 a cui erano presenti più persone, tra cui l’avvocato Amara.
Articolo aggiornato dalla redazione web il 20 giugno alle ore 15 e 30