In Olanda quattro persone sono state incriminate per l’omicidio di 298 persone, passeggeri e membri dell’equipaggio, che erano a bordo del volo MH17 della Malaysia Airlines abbattuto all’altezza di Krasnodar, tra Russia e Ucraina, il 17 luglio 2014. Il Joint Investigation Team accusa tre russi e un ucraino per il ruolo da loro svolto nell’abbattimento del Boeing 777 partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur.
Gli investigatori hanno impiegato cinque anni per stabilire chi fu a lanciare il missile Buk, l’arma con cui la 53esima brigata anti aerea russa ha distrutto l’aereo di linea nella regione di Donetsk, nel Donbass, dove era in corso un violento conflitto fra forze separatiste filorusse e ucraine. Benché Mosca avesse sin da subito negato un possibile coinvolgimento della sue Forze Armate nella tragedia, già nel 2016 erano state trovate le prove che un camion lanciamissili russo era entrato in territorio ucraino con quattro vettori e ne era uscito con uno di meno poco tempo dopo la caduta dell’aereo.
L’inchiesta condotta dal Joint Investigative Team (Jit) e guidata dall’Olanda, a cui partecipano anche specialisti di Belgio, Malaysia e Ucraina, ha portato all’incriminazione di Igor Girkin, Serghei Dubinsky e Oleg Pulatov e dell’ucraino Leonid Kharchenko. Sono immediatamente scattati i corrispettivi mandati di arresto internazionali. Tutti e tre i russi che sono coinvolti nel delitto risultano essere ex membri dei servizi di sicurezza del Cremlino. Girkin all’epoca era il ministro della Difesa dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk (Dpr), Dubinsky era il capo dei servizi di intelligence mentre Pulatov sembra aver avuto un ruolo chiave nell’ottenere il missile Buk che ha poi abbattuto l’aereo malese. L’ucraino Kharchenko invece è un soldato separatista che si trovava allora a capo di un’unità militare nella regione di Donetsk.