La prima illustrata è stata presentata dall’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica con l’associazione Certi Diritti, e Famiglie Arcobaleno; la seconda - "compatibile e complementare" - dal portale di informazione giuridica Articolo 29. Il segretario, dopo le polemiche, ha detto di non condividere i contenuti del provvedimento
‘Gestazione per altri’ solidale, contro ogni forma di sfruttamento, con un ‘patto di gravidanza’ (o accordo) e un registro delle ‘gestanti per altri’. Sono alcuni punti delle due proposte di legge illustrate oggi al convegno ‘Fecondazione medicalmente assistita e gestazione per altri: la possibilità di un figlio nel 2019’, messe a punto – dopo un lungo lavoro con giuristi, medici, esperti – la prima dall’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica con l’associazione Certi Diritti, e Famiglie Arcobaleno; la seconda – “compatibile e complementare” – dal portale di informazione giuridica Articolo 29.
Il convegno è stato organizzato nella sede del sindacato della Cgil e hanno sollevato numerose critiche. Il tema è molto controverso e contestato da una parte delle femministe. Lo stesso segretario del sindacato Maurizio Landini, in una nota, ha preso le distanze dalla legge: “La Cgil è interessata a confrontarsi con tutte le opinioni”, ha detto, “ma non promuove né appoggia alcuna legge di sostegno o di regolamentazione della maternità surrogata. Simili decisioni, infatti, possono essere assunte solo dal nostro direttivo e ciò non è mai avvenuto. So che il tema è delicato, e comprendo appieno il dramma di chi non può avere figli naturali, siano esse ragioni mediche o di genere. Personalmente ritengo il pericolo di mercificazione, di riduzione della persona a oggetto e di deprezzamento della vita una prospettiva che dobbiamo evitare anche solo di evocare. E al direttivo della Cgil esprimerò la mia posizione”.
Le associazioni, nei testi, chiedono al Parlamento: “Di normare le modalità di accesso alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita alla base di un percorso che consente di avere un figlio a chi non può; di intervenire alla luce del progresso scientifico e culturale che oggi riconosce nella gestazione per altri (definizione preferita dalle associazioni rispetto alla più usata ‘utero in affitto’, ndr) una concreta possibilità di un figlio”. Si tratta, ha spiegato Filomena Gallo, segretario nazionale dell’Associazione Coscioni, “di un testo di legge – precisa illustrando il pdl in 8 articoli presentato oggi – completamente impostato sul concetto di solidarietà tra un genitore naturalmente fertile e un altro altrimenti impossibilitato da condizioni di fatto ad una gravidanza. Nello specifico si prevedono una serie di tutele per assicurare che le parti ricevano adeguato monitoraggio medico e siano consapevoli e rispettose della reciproca situazione sociale, economica e giuridica. Affermiamo il diritto umano alla scelta, all’autodeterminazione e alla felicità offerto nel pieno rispetto di tutte le persone e di tutti gli altri diritti umani coinvolti, compreso quello alla scienza, contro qualsiasi forma di sfruttamento e abuso”.
Centrale nella proposta normativa, continua Gallo, “è la disciplina relativa allo status del minore nato in seguito a ‘gestazione per altri’ e alla redazione del suo atto di nascita. Riteniamo che solo una normativa adeguata possa evitare abusi, illegalità, situazioni che invece i proibizionismi determinano“. Dopo la presentazione di un primo testo sul tema nel 2016, il lavoro di perfezionamento è continuato grazie ad un tavolo permanente. Questo gruppo di lavoro si è confrontato con Angelo Schillaci e Marco Gattuso di Articolo 29, concludendo che la proposta che avevano elaborato fosse a completamento di un lavoro che può essere congiunto.
Nella proposta, spiegano i proponenti, “ogni espressione tecnica viene spiegata per evitare l’eventuale ricorso a interpretazioni distanti dalle intenzioni dei proponenti o del legislatore. La disciplina elenca criteri soggettivi obbligatori per la gestante e per i genitori intenzionali, così come gli obblighi e i diritti relativi alle parti che accedono a tale percorso, compresi quelli di manifestazione e revoca del consenso; la possibilità, per la gestante per altri, di ricorrere all’interruzione di gravidanza entro i primi 90 giorni. È previsto inoltre l’obbligo in capo ai genitori richiedenti di stipulare una polizza assicurativa in favore della gestante”.
Il testo punta, anche attraverso la correzione di alcune norme, a fare in modo che bambini nati attraverso questa tecnica “acquisiscano, sin dal trasferimento in utero dell’embrione, lo status di figli legittimi o legalmente riconosciuti del genitore o dei genitori ricorsi alla gestazione per altri, nominati e indicati come genitore/i nell’atto di nascita, senza alcun riferimento alle circostanze con le quali è avvenuto il concepimento e la gestazione. Viene lasciata alla discrezionalità delle parti la decisione relativa all’eventuale mantenimento dei contatti con la gestante anche dopo la nascita dei minori, sempre alla luce di un’analisi del caso concreto e nell’ottica di tutela del benessere psico-fisico dei nati.”