L’ex comandante della stazione dei carabinieri di Ladispoli Roberto Izzo è indagato per per favoreggiamento e falsa testimonianza. Una svolta nell’inchiesta sulla morte di Marco Vannini perché l’iscrizione del registro degli indagati del militare significa che la Procura di Civitavecchia sta indagando su un nuovo scenario: a sparare al 20enne mentre era in casa della sua fidanzata Martina a Ladispoli, vicino Roma, il 17 maggio 2015, potrebbe non essere stato il sottoufficiale della Marina Militare Antonio Ciontoli, come invece hanno stabilito due sentenze. Come rivela Il Messaggero, la nuova ipotesi investigativa – ancora tutta da verificare – si base sulla testimonianza di Davide Vannicola, commerciante di Tolfa e amico di Izzo, secondo cui a sparare sarebbe stato Federico Ciontoli. Vannicola accusa l’ex comandante dei carabinieri di aver suggerito all’amico Ciontoli, mentre era in servizio la sera stessa della morte, di prendersi la colpa per scagionare il figlio.

L’omicidio Vannini negli ultimi 4 anni è diventato un caso prima mediatico e poi anche politico, quando la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, si è rivolta ai genitori di Marco assicurando il suo impegno “fin quando sarò io a guidare il ministero, affinché al signor Ciontoli non sia concesso il reintegro in forza armata”. Le polemiche sono aumentate in particolare dopo che in secondo grado la pena per Antonio Ciontoli è stata ridotta da 14 a 5 anni, visto che i giudici hanno ritenuto l’omicidio colposo e non più volontario. Il resto della famiglia, la moglie Maria Pezzillo e i figli Martina e Federico, sono stati condannati a 3 anni. Unica assolta la fidanzata di Federico, Viola Giorgini.

Per l’accusa Marco Vannini si trovava in casa della fidanzata e si stava facendo un bagno nella vasca, quando entrò Ciontoli padre per prendere un’arma da una scarpiera. Partì un colpo che ferì gravemente il ragazzo. Di lì, secondo l’accusa, sarebbe partito un ritardo “consapevole” nei soccorsi. Marco fu lasciato agonizzante per tre ore. Secondo la Procura, con la complicità dell’intera famiglia del sottufficiale. In un primo momento Antonio Ciontoli dichiarò che la vittima era scivolata, poi che si era ferita con un pettine. Invece a colpirlo era stato un colpo di pistola che, entrato dal braccio, ha attraversato torace, polmone destro e cuore conficcandosi in una costola. Per tutto il processo la difesa ha fatto cadere ogni responsabilità su padre, sostenendo che in quelle ore nessuno si sarebbe reso conto della gravità della situazione. Di fatto le condizioni del giovane si sono aggravate, fino a provocarne la morte.

Ma ora la Procura di Civitavecchia indaga sul carabinieri Izzo. Un fascicolo che è stato aperto dopo una dichiarazione fatta a Le Iene dal commerciante Vannicola. Secondo quanto rivelato dall’uomo, la sera dell’omicidio Ciotoli avrebbe chiamato il carabiniere prima di contattare i soccorsi e gli avrebbe confessato che a sparare non sarebbe stato lui, ma suo figlio Federico. “Ti ricordi di Ciontoli?”, avrebbe raccontato Izzo all’amico commerciante, “la sera stessa che Marco Vannini è morto Ciontoli mi chiamò dicendomi: Robe’, c’è mio genero nella vasca da bagno con un colpo di pistola, mi devi aiutare”. Durante la conversazione Ciontoli avrebbe fatto capire a Izzo che il colpo di arma da fuoco sarebbe partito dal figlio.

A quel punto, il luogotenente dei carabinieri avrebbe consigliato all’amico di prendersi lui la colpa per l’omicidio. “Dopo un po’ di tempo mi ha richiamato e mi ha detto: ‘Robe’ vieni di corsa al Pronto soccorso’. Io ho consigliato ad Antonio Ciontoli di prendersi la colpa lui invece del figlio”, avrebbe raccontato al commerciante. Vannicola, dopo aver riferito della telefonata ai giornalisti de Le iene, l’ha confermata, come persona informata sui fatti, al procuratore capo di Civitavecchia Andrea Vardaro e al pubblico ministero Roberto Savelli.

Roberto Izzo ha sempre negato ogni accusa, pur non rilasciando alcuna dichiarazione ufficiale. Il carabiniere conosceva Ciontoli, che era sottufficiale di Marina, dal 2013. Quella sera Izzo è andato in ospedale, ma dice di essersi comportato secondo la procedura. “Poco dopo che eravamo arrivati in caserma, ho saputo che l’elicottero stava tornando indietro. Chiaramente a quel punto mi sono riunito, in sostanza, con la famiglia Ciontoli, seguendo le fasi di quello che stava accadendo. Dopo circa mezz’ora viene comunicato che il ragazzo era deceduto. Dopodiché ho detto alla famiglia Ciontoli, perché eravamo insieme, che Marco era morto”. Nei tabulati telefonici non c’è traccia di chiamate tra il luogotenente e Ciontoli la sera del 17 maggio 2015, se non una quando era già in ospedale e Ciontoli aveva già dichiarato di aver sparato lui in persona.

Ora gli inquirenti, scrive il Messaggero, hanno chiamato in procura diversi testimoni. A cominciare dal brigadiere che era in servizio la sera dell’omicidio, Manlio Amadori, ma anche altri due carabinieri che erano di pattuglia. Come persone informate sui fatti sono state ascoltate anche la compagna di Vannicola, l’ex moglie di Izzo e anche alcuni stretti conoscenti dell’ex comandante di Ladispoli, ora in servizio a Fiumicino. Il commerciante, per rafforzare la tesi dell’amicizia tra Izzo e Ciontoli, ha detto che i due una volta erano entrati nel suo negozio per acquistare una borsa su misura con la fondina per la pistola. Mentre le indagini proseguono, si attende l’udienza in Cassazione per confermare o ribaltare il secondo grado di giudizio. I genitori di Marco Vannini, Valerio e Marina, continuano a chiedere “verità e giustizia”.

(Nella foto, Davide Vannicola intervistato da Le Iene)

AGGIORNAMENTO

Per Roberto Izzo la procura ha chiesto l’archiviazione accolta dal giudice per le indagini preliminari

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