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Sabrina Paravicini, l’attrice di Un medico il famiglia e la sua lotta contro il cancro: “Insultata perché ho fatto la chemio e non cure alternative”

Racconta ogni giorno su Instagram il suo percorso con post pieni di coraggio e forza, che sono di ispirazione e conforto per i tanti che la seguono

di F. Q.

Il suo volto è amatissimo da tutti gli spettatori della serie Un medico in Famiglia, la fiction di RaiUno nella quale ha interpretato il ruolo di Jessica Bozzi. Si tratta di Sabrina Paravicini: l’attrice 48enne, lo scorso anno decise di lasciare per un po’ il lavoro e di dedicarsi al figlio (che soffre della sindrome di Asperger).

E Sabrina racconta ogni giorno, sui social, di un’altra durissima battaglia che sta combattendo, quella contro il cancro, scoperto nel 2018: “Ho fatto ecografia e mammografia il 17 e il 19 dicembre 2018 e i referti non davano segnali sospetti, se non una cisti che tenevo sotto controllo da 30 anni, era passata da 5 millimetri a due centimetri e mezzo. A fine dicembre, dopo dieci giorni, il mio seno è andato in ascesso, ho chiesto aiuto alla Brest Unit, spiegando che gli esami erano negativi, ma il mio seno aveva un aspetto che mi preoccupava: si era gonfiato, si era arrossato nella parte inferiore e il capezzolo si era introflesso. Il senologo mi ha fatto fare una copertura antibiotica che non ha modificato l’aspetto del mio seno e così dopo qualche giorno mi hanno fatto fare “l’ago aspirato”: aspirano il liquido della cisti per farlo analizzare, fortunatamente c’era un medico scrupoloso, a cui sarò per sempre grata, che mi ha anestetizzata e mi ha fatto una vera e propria biopsia durata cinquanta minuti. Il tumore era nascosto dietro la cisti che stava sotto al capezzolo, pare che le cellule tumorali abbiano attaccato la cisti e grazie a questo attacco il mio corpo ha parlato”.

Da allora, Sabrina affronta la malattia e come se non bastassero le difficoltà e la sofferenza, ha dovuto fare i conti con chi l’ha insultata per aver fatto la chemio e non aver scelto “cure alternative”: “La chemio è offensiva e orribile ma è l’unica cura certa e protocollata. Anche io non la volevo fare, non volevo il veleno nel mio corpo e solo io so quanto è avvelenato oggi il mio corpo dalla chemio. A tre giorni dalla diagnosi, una di guru alternativo mi ha insultata perché non ho accettato di fare solo il ‘suo’ protocollo curativo: “Si faccia avvelenare dalla chemioterapia, che stupida!” Ma questo è il referto della risonanza che ho fatto dopo 4 cicli di epirubicina, un mese fa: remissione al 90% del tumore“.

Sabrina documenta la sua malattia con tanti post e sono molti i follower che le stanno vicino: nel suo ultimo post racconta l’attesa nella sala per la chemio. Un post pieno di forza, non solo per se stessa ma anche per chi si trova nella sua situazione.

 

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COMPAGNI DI CHEMIO Ieri ho aspettato due ore e mezza nella sala d’attesa, erano arrivati i miei farmaci dalla farmacia centrale, ma non c’era una poltrona libera. Così mi sono seduta ad aspettare, piace la sala d’attesa della chemioterapia, ci sono signore con la parrucca, ragazze con il turbante e i foulard annodati alla testa, ragazze a cui stanno ricrescendo i capelli. Ieri una ragazza aveva i capelli cortissimi color biondo rosa. “é il cool blonde, me lo sono fatta stamattina da sola” “sei bellissima” Poi ci sono i signori accompagnati dalle figlie o dalle mogli. Sono fieri e silenziosi mentre noi chiacchieriamo, ridiamo, ci facciamo i selfie e ci scambiamo i numeri di telefono per darci consigli. E’ bella la sala d’attesa, Giada è venuta a salutarci, Marina deve fare l’intervento, Dora è arrivata tardi e ha portato i bigliettini di una ragazza che fa gratuitamente le pratiche per l’Inps e li ha distribuiti a tutti. Una signora anziana accompagnata dalla figlia è stata rimandata a casa perché le analisi del sangue non erano buone, si è fermata per fare un po’ di idratazione visto che arrivava da lontano. “sono tre anni che ho questo tumore, ai reni, non mi possono operare, sono stanca” Le ho preso la mano, avrei voluto dirle che ero stanca anche io invece le ho detto. “non sia stanca signora, non dobbiamo stancarci mai” Mi ha sorriso con gli occhi lucidi. Fino a qui tutto bene.

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