Ripetersi non è piacevole e andrebbe evitato, da tutti. Già a suo tempo, in occasione della prima alla Scala, ce ne eravamo lamentati. Le passerelle, le vetrine, gli sfoggi di mondanità dovrebbero essere ridotti, soprattutto quando i fatti per cui si fa così grande esibizione di lustrini sono al contrario ostacolati, spesso impediti quotidianamente, proprio da quelle persone che sfilano compiaciute. Che senso ha celebrare la Scala, e l’Arena di Verona, applaudire, elogiare e magari vantarsi della musica, dei meravigliosi spettacoli, se poi in generale la linea della politica, locale e nazionale, è quella di tagliare i fondi alla cultura, di non controllare la corretta gestione delle istituzioni pubbliche, di affossare antiche tradizioni di studio della musica, del canto, del balletto? A chi spetterebbe difendere le donne e gli uomini che hanno consacrato la loro vita alla musica, se non proprio a quelle autorità che vediamo presenziare, sorridere e fare sfoggio di lusso in occasione delle inaugurazioni delle grandi stagioni musicali italiane? Ma a Milano, come a Verona, la schizofrenia esibizionistica e distruttiva continua.
Così il 21 giugno, in gran spolvero, verrà inaugurata la stagione operistica dell’Arena di Verona, il più grande e il più bello anfiteatro al mondo, con la Traviata di Verdi, secondo l’ispirazione registica del discusso Franco Zeffirelli. Sarà presente anche il Presidente della Repubblica, il ministro Alberto Bonisoli e molti altri politici. Poi un nugolo di vip locali – more solito -, gente (a Verona come a Milano e a Roma) che se non fosse perché riceve il biglietto gratis mai si sognerebbe di andare a vedere l’opera, e che soprattutto – se dipendesse da loro – avrebbe chiuso da un pezzo queste gloriose e meritevoli istituzioni culturali. Ma ci sarà la diretta su Rai 1 “che tutto domina” (Paolo Conte) con Antonella Clerici e quindi il resto conterà poco o punto. E lo spettacolo, ne siamo certi, sarà meraviglioso.
Non vogliamo essere impertinenti, ma vorremmo porci alcune domande: ad esempio, il Presidente della Repubblica è informato sulla reale situazione della Fondazione Arena di Verona, che in maniera apparentemente noncurante domani egli andrà a celebrare? Sa il Presidente che per realizzare lo spettacolo di venerdì i lavoratori sono stati privati di due mensilità all’anno, che il corpo di ballo è stato liquidato e che l’Arena, senza questi sacrifici, avrebbe da tempo portato i libri in tribunale?
Sa inoltre il Presidente Sergio Mattarella, quando stringerà la mano del sindaco-Presidente di Verona, che questi, dopo essersi lanciato durante la campagna elettorale in grandi promesse di rilancio della Fondazione, non le ha mantenute nemmeno un po’ e ora addirittura, tramite la sua dirigenza, quella stessa Fondazione ha chiesto agli stessi dipendenti dell’Arena di restituire i premi di produzione ricevuti in passato? Qualcuno ha informato poi casualmente il Capo dello Stato che mentre venivano ridotti gli stipendi dei dipendenti venivano raddoppiate le posizioni dirigenziali e le conseguenti remunerazioni?
Sanno inoltre per puro caso il Presidente della Repubblica e il suo ministro Bonisoli che Cecilia Gasdia, grande soprano veronese divenuto Sovrintendente della Fondazione Arena di Verona, è stata costretta dal sindaco a rinunciare a gran parte delle deleghe operative, che la legge assegna esclusivamente al Sovrintendente? E che, di fatto, chi comanda e firma in Fondazione è la stessa persona che a suo tempo il ministro Dario Franceschini aveva indicato come non idonea a ricoprire l’incarico di Sovrintendente, per l’assoluta mancanza di esperienza nella gestione di istituzioni culturali (al colmo della carriera è stato responsabile commerciale della Man Trucks), ma che a breve secondo i rumors verrà nominato Sovrintendente con tutti i crismi della legge?
Sa poi il Presidente Mattarella che, come risulta da bilancio, se fosse per le istituzioni pubbliche veronesi e per quelle private l’Arena avrebbe già dovuto da tempo essere liquidata, come peraltro aveva già tentato il sindaco Flavio Tosi? E il Presidente è a conoscenza del fatto che anche se la Fondazione si regge quasi esclusivamente sui finanziamenti del Mibact e sulle provvidenze della legge Bray, in Fondazione lo Stato non conta nulla?
Qualcuno poi potrebbe spiegare discretamente al Presidente che fra i vip che affolleranno il foyer molti sono quelli che da anni stanno lavorando per arrivare alla chiusura della Fondazione Arena, a vantaggio della creazione di una società privata che sfrutti l’Arena anfiteatro, il suo marchio e la sua gloriosa tradizione, nel più totale disinteresse verso le finalità culturali pubbliche delle Fondazioni lirico sinfoniche? E già che c’è, potrebbe riferirgli che l’attuale gestione consente ancora la presenza di una società che ufficialmente dovrebbe promuovere gli eventi estivi extra lirica, posseduta dalla stessa Fondazione, ma di fatto è incontrollabile, secretata nei suoi bilanci, e che ripetutamente interferisce e ostacola lo svolgimento della stagione lirica estiva senza portare che pochi denari alle casse della Fondazione, al contrario avendo determinato una pesante sanzione da parte dell’Agenzia delle Entrate per evasione dell’Iva?
La Traviata che tutti applaudiremo venerdì nonostante queste difficoltà andrà in scena, ma grazie ad altri, per merito di quasi nessuno di coloro che saranno seduti in platea a battere le mani a sfoggiare smoking e abitini firmati. La Traviata sarà bellissima e in Mondovisione grazie ai lavoratori, ai cantanti, ai coristi, agli impiegati, agli operai della Fondazione Arena. Alle ditte che hanno accettato condizioni di pagamento iugulatorie. Solo a questi andrà il nostro applauso.
In futuro vorremmo sperare che chi di dovere, dopo la Prima, intenda mettere doverosamente mano alla situazione grave e intollerabile dell’Arena. Per venerdì ci accontenteremmo che non si esagerasse con i convenevoli. Una volta gli uomini delle istituzioni si peritavano di accertare i requisiti morali e la fedina penale delle persone che dovevano incontrare. Non stava bene mescolarsi con chiunque. Invece, nuovamente anche domani a Verona, nella somma delle ipocrisie molte delle mani che verranno strette, molti dei sorrisi che verranno elargiti, purtroppo appartengono proprio a quanti da tempo lavorano per distruggere o impedire la realizzazione di spettacoli di musica e cultura.