La nomina di un giudice al Consiglio di Stato. Una nomina che doveva essere fatta dal governo, su input di Denis Verdini. Che a sua volta aveva raccolto quella segnalazione dall’avvocato Piero Amara, dietro pagamento di una somma compresa tra 200 e i 300mila euro. Mancano venti minuti alle 15 quando Luca Lotti arriva di pomeriggio al tribunale di Messina nei panni di testimone dell’accusa. Dopo due convocazioni a vuoto, Lotti doveva raccontare del “suggerimento” arrivato da Denis Verdini per la nomina del giudice Giuseppe Mineo. Proprio nei giorni in cui è finito al centro dell’inchiesta sul Csm (che gli è costato l’autosospensione dal Pd, nonostante non sia indagato), l’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio doveva riferire in aula dell’indicazione arrivata dall’inventore del Patto del Nazareno. Oggetto: la nomina di Mineo al Consiglio di Stato.
La storia della nomina – Nomina poi fallita, ma arrivata da Verdini attraverso l’avvocato Piero Amara, il legale al centro degli scandali sulle sentenze comprate a Palazzo Spada. Sia Verdini che Mineo sono imputati nel processo messinese sul cosiddetto caso Siracusa che ha scoperchiato un sistema di corruzione per pilotare sentenze, nominare giudici e depistare indagini. L’accusa è corruzione in atti giudiziari per Mineo e finanziamento illecito ai partiti per Verdini. Amara ha già riferito in aula di avere consegnato una somma “tra 260 e 300 mila euro“a Verdini e di avere fatto riferimento per temi “che per me potevano avere una certa rilevanza”, perché “all’epoca avevo dei rapporti abbastanza consolidati sia con l’onorevole Verdini che indirettamente con Luca Lotti”.
Pochi minuti per l’ex ministro – La testimonianza dell’ex ministro dura pochi minuti: la corte presieduta dal giudice Mario Samperi ha acquisito il verbale d’interrogatorio dello stesso ex Lotti dell’8 agosto scorso. Il braccio destro di Matteo Renzi ha risposto brevemente a poche domande delle parti civili, poi ha chiesto che fosse depositata una precisazione in cui spiega “che il 28 maggio gli era impossibile venire. “Non è come qualcuno ha scritto che non volevo presentarmi, d’altronde avevo già reso interrogatorio lo scorso agosto, in fase di indagini”, ha detto poi ai giornalisti. Spiegando di aver depositato alla corte la mail di segnalazione di Mineo. Una mail che arrivava dall’onorevole Giuseppe Drago, ex presidente della Regione Siciliana oggi scomparso.
Il verbale di Lotti – Anche il verbale dell’estate 2018 di Lotti è breve. Venti minuti d’interrogatorio, dalle 14.55 alle 15.15, due paginette in cui spiega come maturò quella segnalazione per Palazzo Spada- Tutto perfettamente regolare per quello che all’epoca era sottosegretario al Cdm: “È prassi quando si affrontano nomine governative di valore politico ascoltare le indicazioni fornite dai gruppi. La presidenza del consiglio ne vaglia aspetti tecnici e politici, preciso che il mio ufficio effettuava valutazioni politiche. In seguito tali indicazioni vengono inoltrate al Consiglio dei ministri che effettua le sue valutazioni… Verdini non mi spiegò quali erano le ragioni per cui veniva indicato il nominativo di Mineo. Egli aveva astrattamente i requisiti sulla base del curriculum fornito. In seguito vennero fuori problemi legati ai ritardi nel deposito di sentenze, pertanto ne parlammo con il presidente del Cds e la nomina non fu concretizzata. Verdini me la propose come necessità di equilibrio in riferimento al gruppo Ala ed ai partiti ad esso collegati”. Lotti ai pm: “Verdini mi segnalò il giudice per nomina al consiglio di Stato. Amara? Me lo presentò Mantovani dell’Eni”.
Amara: “Chiesi a Verdini di segnalare Mineo a Lotti” – Interessato alla nomina di Mineo, dunque, Amara – come ha raccontato lui stesso durante il processo – si rivolge a Verdini che a sua volta si rivolge a Lotti. “All’epoca – ha detto Amara – avevo dei rapporti abbastanza consolidati sia con l’onorevole Verdini che indirettamente con Luca Lotti, che era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, io mi rivolsi all’onorevole Verdini con cui avevo un rapporto di amicizia nonché rapporti di natura economica, gli chiesi questa cortesia e lui indicò a suo dire, insomma poi difatti, il nome di Mineo al dottore Lotti il quale lo presentò alla Presidenza del Consiglio e venne proposta la nomina. Nomina che pare non andò in porto perché era pendente un procedimento disciplinare nei confronti del professore Mineo per ritardi credo nel deposito di sentenze di cui si era occupato dinanzi al Cga, e per questa ragione mi pare che fu la… insomma, per questa ragione poi questa nomina non andò in porto”.