Lo si legge nel rapporto intitolato "Trafficking in Persons Report - June 2019", presentato dal segretario di Stato Mike Pompeo. Una bocciatura che arriva pochi giorni dopo la visita a Washington del vice premier e ministro dell'Interno leghista Matteo Salvini, che ha incontrato proprio il capo della diplomazia a stelle e strisce
“Il governo italiano non soddisfa appieno gli standard minimi nella lotta all’eliminazione della tratta degli esseri umani“, per questo “è stata declassata al livello 2”. Nel rapporto intitolato “Trafficking in Persons Report – June 2019“, presentato dal segretario di Stato Mike Pompeo, il Dipartimento di Stato americano ha declassato l’Italia nella lotta contro lo “human trafficking”. Una bocciatura che arriva pochi giorni dopo la visita a Washington del vice premier e ministro dell’Interno leghista Matteo Salvini, che ha incontrato proprio il capo della diplomazia a stelle e strisce.
Il ministro dell’Interno ne ha fatto un mantra, ripetuto l’ultima volta qualche settimana fa: “Fin dal mio insediamento ho avviato una politica di contrasto all’immigrazione irregolare e all’odioso business del traffico di esseri umani nel Mediterraneo”, affermava il 17 aprile durante il question time alla Camera. Non la pensa allo stesso modo il dipartimento di Stato, la cui analisi, si legge, “copre il periodo che intercorre tra il 1° aprile 2018 e il 31 marzo 2019”. In questo lasso di tempo gli sforzi fatti dalle autorità italiane “non sono stati importanti e non al livello del periodo precedente” e nonostante “l’impegno del governo per spezzare gli anelli di traffico in Italia, c’e’ stato un calo nel numero di arresti e indagini sulla tratta rispetto al precedente periodo di riferimento”.
I dati in possesso della diplomazia Usa dicono che nel 2018 l’Italia ha “indagato per crimini relativi alla tratta 314 persone, a fronte delle 482 del 2017”. Nell’ultimo anno le forze dell’ordine hanno “arrestato 99 sospetti trafficanti, rispetto ai 133 del 2017″ e a giudizio sono finite 139 persone contro le 73 del 2017. I tribunali hanno condannato 46 persone a fronte delle 28 del 2017”. Altre 340 sono finte sotto inchiesta con l’accusa di aver violato la legge sulla riduzione in schiavitù. “Nel 2017 erano state 412”, si legge ancora nel report che specifica come la riduzione dell’80% degli arrivi potrebbe aver contribuito al calo dell’attività investigativa e giudiziaria.
Cosa diceva il precedente rapporto? L’edizione 2018 promuoveva il lavoro fatto nella lotta allo “smuggling” dal governo di centrosinistra a guida Pd: “Il governo italiano soddisfa pienamente gli standard minimi per l’eliminazione della tratta – si legge a pagina 240 – Il governo ha continuato a dimostrare sforzi seri e sostenuti durante il periodo di riferimento (1° aprile 2017 – 31 marzo 2018, governo Gentiloni, ndr); quindi l’Italia ha confermato di poter restare nel tier 1 (Livello 1)”.
Come aveva fatto l’esecutivo a guida Pd a ottenere questo risultato? “Ha messo in campo sforzi seri e sostenuti per migliorare il coordinamento tra agenzie governative, organizzazioni internazionali e ong nell’identificazione delle vittime della tratta all’arrivo di migranti irregolari via mare; ha aumentato i finanziamenti per le ong che forniscono assistenza e altre forme di assistenza alle vittime; ha fornito maggiori tutele per i minori non accompagnati; aumentando il numero delle indagini sui reati di tratta”.
A penalizzare il ranking del governo gialloverde vi è poi la scarsa valutazione “dei rischi da parte del governo per le potenziali vittime prima delle procedure di rimpatrio forzato e di espulsione“. Cosi’ come “non è stata fornita la protezione legale per atti illeciti che le vittime hanno commesso sotto costrizione dei trafficanti”. Per questo “l’Italia è stata declassata al livello 2”, si legge nel documento. Finendo fuori dal gruppo dei Paesi virtuosi.
Nel report le autorità Usa indicano a Roma gli strumenti per migliorare la situazione e raccomandano al governo M5s-Lega di “valutare costantemente i rischi e fornire protezione legale a tutte le potenziali vittime prima di ogni rimpatrio forzato ed espulsione, compresi i casi in cui le persone sono entrate nelle acque territoriali italiane e durante le operazione in cui il governo italiano ha fornito assistenza nell’area Sar libica“.