Per la prima volta dall’entrata in vigore della legge Spazzacorrotti, approvata dal Parlamento alla fine del 2018, una operazione sotto copertura contribuisce in maniera determinante a un arresto. A Roma, un tentativo di corruzione a un funzionario delle dogane undercover ha permesso alla Squadra Mobile di arrestare un imprenditore e il suo intermediario. Ciro Laurenza, 58 anni della provincia di Napoli, e Enzo Cesarini, 47 anni, speravano di comprare la complicità del pubblico ufficiale per iniziare una esportazione di beni fittizia, tabacchi ed alcolici in particolare, per la successiva rivendita in nero sul mercato estero.
Nel corso di una cena in un noto ristorante del litorale romano, i due hanno offerto al funzionario 5 milioni di euro per ottenere il via libera e la collaborazione necessaria a permettere che tutto filasse liscio. La prima denuncia del funzionario doganale ha consentito l’avvio degli accertamenti, che hanno consegnato ai pm di Roma, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, indizi chiari sulla effettiva serietà e concretezza della proposta corruttiva, figlia di una ben collaudata modalità d’azione e di un sistema illecito di frode sulle accise strutturato e molto redditizio. A quel punto, grazie alla nuova normativa, è stato possibile organizzare la “trappola”. Durante la cena, una volta perfezionata l’istigazione, il personale di polizia presente ha potuto immediatamente intervenire, arrestando i due corruttori.
Le successive perquisizioni effettuate presso abitazioni e uffici, hanno permesso di ottenere altri indizi importati, specie grazie alle chat e alle telefonate memorizzate negli smartphone sequestrati. Inoltre sono state rinvenute schede telefoniche che, tra l’altro, dovevano essere consegnate al funzionario di dogana. Nei giorni scorsi, la prima sezione penale della Corte di Cassazione ha sollevato questione di legittimità costituzionale sulla legge spazzacorrotti, inviando gli atti alla Corte Costituzionale. In realtà, il punto messo in discussione non riguarda il funzionamento in se, ma la possibile non retroattività della legge, che dal 31 gennaio manda obbligatoriamente in carcere i condannati definitivi per reati contro la pubblica amministrazione, senza poter chiedere, in stato di libertà, una misura alternativa.