Economia

Usa, la Federal Reserve tiene fermi i tassi d’interessi: “Aumentano le incertezze”. Ma apre a un possibile taglio in futuro

Anche se ha prevalso la linea dell'attendismo, diversi membri del comitato "vedono che le condizioni per una politica in qualche modo più accomodante si sono rafforzate". La banca centrale ha confermato per il 2019 una previsione di crescita del Pil pari al +2,1%, pur limando le prospettive sull'inflazione a 1,5%, meno di quanto stimato a marzo

La Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, ha deciso di tenere fermi i tassi d’interesse tra il 2,25 e il 2,50 per cento, ma si prepara a cambiare la sua rotta sulla politica monetaria. In una nota diffusa dal Federal Open Market Committee si legge che sono “aumentate” le “incertezze”, legate al rallentamento della crescita globale e le tensioni commerciali. Tuttavia, la banca centrale, in accordo con quando dichiarato da inizio anno dal governatore Jerome Powell, non sembra più pronta ad essere “paziente” e si potrebbe preparare a un futuro taglio dei tassi.

Diversi membri del comitato, confermando le dichiarazione di Powell, “vedono che le condizioni per una politica in qualche modo più accomodante si sono rafforzate”. Dai documenti mostrati al termine della riunione di politica monetaria, non risulta comunque che la banca centrale americana preveda un taglio dei tassi per il 2019, ma un abbassamento del costo del denaro potrebbe arrivare nel 2020. Comunque, anche se le incertezze sono aumentate, la Fed ha confermato per il 2019 una previsione di crescita del Pil pari a +2,1%, pur limando le prospettive sull’inflazione a un 1,5% dall’1,8% pronosticato in marzo.

Gli ultimi dati, però, si sono mostrati decisamente meno incoraggianti. Motivo per cui potrebbe aver vinto la linea dell’attendismo. Tanto è vero che, sebbene alcuni membri abbiano preso in considerazione un taglio dei tassi, alla fine si è preferito “vedere di più prima di muoversi”, come confermato da Powell. Un orientamento che difficilmente troverà il supporto di Donald Trump, che ha spinto più volte per un’azione immediata. Secondo quanto riferito da Bloomberg, la Casa Bianca avrebbe addirittura valutato in febbraio un declassamento dell’attuale numero uno della Fed. Ipotesi prontamente smentita da Washington, che ha precisato come non sia prevista al momento una mossa del genere, senza però chiarire se ci sia stata in passato un ragionamento in merito. “Penso che la legge sia chiara: ho un mandato di quattro anni e intendo portarlo a termine”, ha chiarito in conferenza stampa il governatore della Fed.