“Credo che nella vita di un essere umano non ci sia missione più nobile di rendere giustizia. Ma quest’anelito negli anni è stato sostituito da un pericoloso carrierismo e da una caccia alle medagliette“. A rivendicarlo, nel corso del plenum straordinario del Consiglio superiore della magistratura presieduto dal capo dello Stato Sergio Mattarella, il consigliere Piercamillo Davigo (Autonomia e Indipendenza, il gruppo che ha raddoppiato con gli insediamenti di Marra e Pepe la sua rappresentanza a Palazzo dei Marescialli). Non è stato il solo a fare mea culpa dopo l’inchiesta di Perugia che, come ha spiegato lo stesso presidente della Repubblica, ha “minato” l’autorevolezza delle toghe. “L’ansia di arrivare ha colpito anche i migliori tra noi. Abbiamo il dovere di dare subito un segnale chiaro di inversione di rotta”, ha aggiunto il togato di Area Giuseppe Cascini. Che però ha avvertito, in merito alla riforma del Csm già rivendicata anche dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: “Le riforme sono necessarie, ma occorre avere chiari gli obiettivi e ragionare a mente fredda sugli strumenti per perseguirli, rifuggendo da soluzioni emotive o estemporanee”. E ancora: “Una riforma della legge elettorale è certamente necessaria, ma sarebbe illusorio e pericoloso pensare di poter abolire con legge le libere associazioni di magistrati”, ha rivendicato lo stesso Cascini.
Dal vicepresidente David Ermini, invece, c’è stata la rivendicazione della reazione da parte del Csm, dopo lo scandalo emerso: “Bisognerà ora assumere ogni determinazione nell’interesse generale della giurisdizione e al riparo dall’influenza di interessi particolari e da logiche spartitorie e non trasparenti”. Quanto al voto per la procura di Roma, Ermini, ha poi precisato, al termine del plenum: “La votazione della Commissione è valida, ora passa al Plenum e il Plenum è sovrano”.