Mentre il premier è impegnato nella trattativa con Bruxelles per scongiurare l'apertura di una procedura per debito eccessivo, da Milano il suo vice torna a imporre diktat sulla negoziazione e sulle tasse: "Abbassarle è un dovere". Sulla flat tax gli risponde il capo politico M5s: "Richiede lavoro, non si possono tagliare sui giornali"
Abbassare le tasse “è un dovere di chiunque sia al governo al paese” ed “evidentemente evitare l’infrazione è obiettivo di tutti ma non a ogni costo“. Mentre il premier Giuseppe Conte è impegnato nella “complessa e difficile” trattativa con Bruxelles – così l’ha definito lui stesso – per scongiurare l’apertura di una procedura per debito eccessivo, da Milano il suo vice leghista Matteo Salvini torna a imporre diktat, sulla scia di quanto ha dichiarato nel suo colloquio con il Corriere della Sera: “Giù le tasse o lascio il governo“. Al pressing della Lega per la flat tax risponde Luigi Di Maio: “Il problema è che non si possono tagliare le tasse sui giornali, bisogna tagliarle veramente“.
“Ho fatto una constatazione, abbassare le tasse non è un diritto, una possibilità o un capriccio“, si difende Salvini parlando al Festival del Lavoro. “Non è minaccia, è una presa d’atto”, aggiunge, sostenendo anche che “è evidente che la prossima manovra non deve aumentare l’Iva“. “Il salario minimo chi lo paga? Le imprese. E se io non riduco le tasse a chi lo paga, non posso garantire il salario minimo a nessuno”, prosegue Salvini, prendendo di mira la misura dei Cinquestelle.
Salvini ritratta l’ultimatum al Corriere: “Io farei la manovra il prima possibile – dice – la farei entro la fine dell’estate e no, poi non voglio andare a votare, lasciamo tranquilla la gente”. Riguardo al premier Conte commenta: “È a Bruxelles a trattare su un binario indicato dal Parlamento, evidentemente evitare l’infrazione è obiettivo di tutti ma non a ogni costo”, perché l’infrazione sarebbe “un atto politico e non economico”. “I compiti a casa li stiamo facendo, se mi chiedono di dissanguare le imprese o alzare l’Iva dovranno passare sul mio corpo”, continua Salvini sulla trattativa con l’Europa. “Mi rifiuto di pensare che uno dei Paesi che paga di più nell’Ue venga sanzionato come l’ultimo della classe per aver rispettato regole europee che ci stanno portando, disoccupazione, precarietà e debito. Non la prendo nemmeno in considerazione questa ipotesi. Se arrivasse sarebbe evidentemente un attacco politico basato su antipatia e non sui numeri”, conclude Salvini.
“Tagliare le tasse è come la pace nel mondo: lo vogliono tutti”, dice invece ironicamente Di Maio, ospite di Un giorno da pecora su Rai Radio Uno. La Leg “ha vinto” al voto per le Europee, dice Di Maio, ma non può ora dire “o mi trovate i 10 miliardi o ce ne andiamo. Qui ci vuole coraggio e portare avanti la battaglia. Abbattere le tasse richiede lavoro non interviste sui giornali“. Di Maio risponde ridendo quando nel contesto scherzoso della trasmissione gli viene chiesto conto dell’ultimatum di Salvini: “Ormai è un anno… No, non è una cosa nuova. È un atteggiamento che abbiamo visto più volte”. E ribadisce: “Vogliamo abbassare le tasse o fare interviste? Io voglio abbassare le tasse veramente“. Mentre secondo Di Maio l’Italia ha “ottime possibilità per scongiurare la procedura d’infrazione europea”. “Dobbiamo essere uniti, crederci, e combattere”, sottolinea: “Siamo forti delle nostre convinzioni”, dice, “nei conti pubblici l’Italia sta incassando più del previsto“.