Il nome di un quarto magistrato compare nell’inchiesta della procura di Lecce su Antonio Savasta, ex pm a Trani, e Michele Nardi, ex giudice per le indagini preliminari, entrambi arrestati con l’accusa di corruzione a gennaio. Si tratta di Domenico Seccia, attuale sostituto procuratore generale della Cassazione ed ex pubblico ministero antimafia nonché membro della commissione tributaria di Bari. Seccia, uno dei magistrati più impegnati nella lotta alla mafia foggiana fino a quando è stato in servizio nel capoluogo dauno e alla Dda di Bari, viene tirato in ballo dall’imprenditore di Corato, Flavio D’Introno.
Dopo il pm Luigi Scimè, pure lui finito indagato per corruzione, c’è quindi un altro magistrato sul quale i pm salentini Roberta Licci e Giovanni Gallone e i colleghi della procura di Bari stanno focalizzando l’attenzione. D’Introno, nel corso degli interrogatori, ha più volte fatto il nome di Seccia, poi ribadito da Savasta durante l’incidente probatorio davanti al gip Giovanni Gallo. Savasta – come riporta Repubblica Bari – ha spiegato di aver saputo già negli scorsi anni che Seccia “faceva parte dello stesso meccanismo”. L’ex pm antimafia faceva parte della commissione tributaria che annullò cartelle esattoriali da 8 milioni di euro a D’Introno. La vicenda di Seccia è venuta fuori durante l’incidente probatorio a Lecce, ma è incardinata a Bari.
Sempre l’edizione pugliese di Repubblica, dà conto di un passaggio delle dichiarazioni di D’Introno davanti al gip Gallo. “Dopo gli arresti e il mio interrogatorio del 2 febbraio ho ricevuto minacce da un altro magistrato – ha detto – e per questo motivo ho presentato denuncia alla procura di Bari”. Minacce che si sarebbero sostanziate, secondo quanto raccontato da D’Introno, con riferimenti espliciti alla “mafia garganica”. Di questo aspetto l’imprenditore aveva parlato anche con Savasta a novembre, durante un colloquio registrato e consegnato ai carabinieri. “Pure questo qua, che ti dice che ti manda la mafia garganica…”, diceva Savasta. Quindi la chiosa di D’Introno: “Quello è proprio un animale”.
Nei suoi racconti, D’Introno ha coinvolto anche l’ex rettore dell’Università di Bari, Antonio Felice Uricchio, da qualche giorno componente del direttivo Anvur, l’Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca. Uricchio, non indagato, viene citato per fatti del 2011: “Insieme con il dottor Nardi – ha raccontato D’Introno – stavamo andando a casa del professore Uricchio, che era magistrato della commissione tributaria, ma non si sapeva se il ricorso andava a lui o a un altro magistrato. E quindi noi andammo a parlare con lui”. In quel periodo, l’ex rettore dell’Uniba faceva parte della commissione tributaria che annullò le cartelle esattoriali a D’Introno.