A chiedere l'archiviazione era la procura. Il ministro dell'Interno esulta: "Sono felice che anche la magistratura confermi che si possono chiudere i porti alle navi pirata. Continuerò a difendere i confini"
Il tribunale dei ministri di Catania ha archiviato le posizioni del premier Giuseppe Conte, dei vice premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, e del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli. La vicenda è quella della nave Sea Watch: nel gennaio scorso dopo aver soccorso in acque italiane 47 migranti (di cui 15 minori), dovette attendere per giorni prima di poter attraccare nel porto di Catania. A chiedere l’archiviazione è stata la procura del capoluogo etneo. L’ipotesi per i vertici del governo era di sequestro di persona: per questo motivo la vicenda era stata accostata al caso della Diciotti.
“Non fu sequestro ma semplicemente richiesta di ordine e regole? Bene! Prendo atto della decisione del Tribunale per i reati ministeriali di Catania, che ha archiviato il caso della SeaWatch del gennaio scorso. Processi e indagini non mi fanno paura, ma sono felice che anche la magistratura confermi che si possono chiudere i porti alle navi pirata. Continuerò a difendere i confini”, esulta Salvini. A confermare la notizia dell’archiviazione anche Maurizio Gasparri, presidente della Giunta delle immunità parlamentari del Senato: “Il Procuratore Distrettuale della Repubblica di Catania – dice – ha comunicato, ai sensi dell’articolo 8, comma 4, della legge costituzionale 16 gennaio 1989, n.1, che il Collegio per i reati ministeriali, costituito presso il Tribunale di Catania, ha disposto, con decreto in data 30 maggio 2019, l’archiviazione degli atti relativi ad ipotesi di responsabilità penale nei confronti del professor Giuseppe Conte, di Luigi Di Maio, di Matteo Salvini e del dottor Danilo Toninelli. Si tratta della comunicazione prevista dall’art. 8, comma 4, della legge costituzionale n. 1 del 1989 e si riferisce al procedimento per il delitto in concorso di sequestro di persona, con riferimento ai fatti dal 24 al 30 gennaio 2019 in pregiudizio dei migranti soccorsi a bordo di nave Sea Watch”.
L’indagine sulla Sea Watch era nata a Roma, quando la procura aveva modificato le contestazione dell’inchiesta contro ignoti inizialmente aperta per omissione di atti di ufficio, ipotizzando il reato di sequestro di persona. Il pm Sergio Colaiocco aveva inviato il fascicolo, aperto a seguito di un esposto, alla procura di Siracusa. Da lì le carte erano finite a Catania per competenza e la vicenda rischiava di diventare un nuovo caso Diciotti. Sul caso della nave della Marina militare il tribunale dei ministri di Catania aveva chiesto l’autorizzazione a procedere per Salvini, respinta dal Senato. Poi Conte, Di Maio e Toninelli si erano “autodenunciati“: la scelta di non far sbarcare i migranti – dicevano – era stata di tutto il governo. A quel punto il tribunale aveva archiviato. Lo stesso iter seguito ora sulla Sea Watch.