Negli ultimi 8 anni sono state vendute all’asta 527mila unità immobiliari. L'emergenza maggiore al sud, soprattutto in Calabria. Secondo la Consulta nazionale antiusura servono provvedimenti ad hoc, "non di erogazione monetaria" ma in grado di "ripristinare l’equilibrio riducendo l’esposizione debitoria, consentendo l’accesso ai benefici di welfare"
Nei dieci anni di crisi economica, le famiglie che rischiano di essere esposte all’usura sono aumentate del 53,5%. Se nel 2009 quelle con i conti in rosso erano 1 milione e 277 mila, oggi sono quasi due milioni (1.959.433). Il margine disponibile o “riserva economica” è diminuito del 13%. I dati sono stati forniti dalla Consulta nazionale antiusura. Maurizio Fiasco, sociologo e consulente della Consulta, ha detto che sono necessari provvedimenti ad hoc, “non di erogazione monetaria” ma in grado di ripristinare “l’equilibrio riducendo l’esposizione debitoria, consentendo l’accesso ai benefici di welfare e quindi dando alla famiglia la possibilità di perseguire un suo progetto”.
Negli ultimi 8 anni sono state vendute all’asta 527mila unità immobiliari. Un fatto “che ha portato al precipitare nella miseria di altrettante famiglie ma anche a una caduta dei valori immobiliari per chi non versa in condizioni di debito, con un effetto recessivo sull’insieme dell’economia”, ha aggiunto Fiasco. I dati mostrano anche una notevole disomogeneità geografica, con la minore esposizione all’usura troviamo nove province del nord-est, undici del nord-ovest, sei del centro-nord e la Capitale. La grave esposizione all’usura, invece, riguarda tutte le province calabresi (Reggio e Crotone in modo particolarmente drammatico), sette province siciliane, quelle pugliesi e Potenza per la Basilicata. Solo Benevento e Avellino restano fuori dal campo delle maggiori crisi.
La ripresa del fenomeno dell’usura, riguarda almeno tre componenti: le famiglie in condizione di povertà “tradizionale”, le famiglie (consumatrici e produttrici) che presentano un profilo di sovraindebitamento e le piccole e medie imprese che scivolano verso il fallimento per la progressiva e inarrestabile caduta della domanda di loro prodotti o servizi. “In questi anni di persistente crisi economica e finanziaria molte imprese e famiglie sono state attratte dal circuito illegale del credito”, ha dichiarato Luciano Gualzetti, vice presidente della Consulta. “La ristretta politica creditizia del sistema bancario non ha fatto altro che incrementare il tasso di insolvibilità creando nel contempo degli spazi di domanda del credito non soddisfatta dal sistema creditizio legale in cui la criminalità organizzata si è infilata offrendo prestiti a caro prezzo che agli imprenditori in difficoltà nell’immediato sono apparsi utili alla sopravvivenza”. Secondo Gualzetti è fondamentale un’alleanza tra il mondo della chiesa, delle fondazioni, delle Caritas, insieme alle istituzioni pubbliche, e alle banche.
Secondo il sottosegretario di Stato al ministero dell’Interno, Luigi Gaetti, bisogna “intervenire anche sul piano legislativo perché le leggi attualmente in vigore sono rivolte soprattutto alle aziende. È quindi sull’aiuto alle famiglie che si dovrà mettere mano e soprattutto riscrivere alcune norme. Di questo siamo perfettamente consci e in autunno assieme alle varie associazioni ci ritroveremo per aggiornare una norma che ha fatto il suo tempo”.