Venezia è campione d’Italia. La squadra orogranata ha sconfitto in gara-7 di finale scudetto la Dinamo Sassari per 87-61. Trascinata da un incontenibile Michael Bramos, la Reyer ha sempre condotto costruendo lo strappo decisivo dopo l’intervallo lungo: il 30-17 nel terzo tempino ha indirizzato una partita che, come accaduto già nel match decisivo della semifinale contro Cremona, Venezia non ha mai dato l’impressione di poter perdere.
Finisce quindi male l’avventura di Sassari, che sotto la guida di Gianmarco Pozzecco era parsa a lungo imbattibile durante i playoff, annientando prima Brindisi e poi Milano con due secchi 3-0. Ma la difesa degli uomini di coach Walter De Raffaele – secondo scudetto per lui in Laguna dopo quello del 2016/17 , qualcuno inizierà a considerarlo un allenatore molto bravo, ora? – è riuscita nella partita decisiva a tenere a bocca asciutta l’attacco dei sardi. Così, dopo essere arrivata terza in regular season, chiusa non al meglio, Venezia ha saputo ritrovarsi nel momento decisivo della stagione – nonostante la stanchezza per aver giocato 17 partite in 33 giorni – conquistando il quarto titolo italiano della sua storia.
Gara-7 è stata segnata dal carattere e dall’esperienza di Venezia: in controllo già nella prima metà di gara, la Reyer è esplosa al rientro dagli spogliatoi. Protagonista assoluto il greco d’America, Bramos, come era già avvenuto in gara-5 dei quarti contro Trento e in semifinale contro Cremona: tripla dopo tripla, è l’ex Panathinaikos a marchiare a fuoco la ‘bella’ con 20 punti in dieci minuti che spingono i suoi dal 39-30 al 50-32 e poi ancora fino al 69-47 a 10 minuti dalla fine.
A quel punto, con Sassari inchiodata a percentuali al tiro attorno al 30% (20/61, solo Rashwan Thomas in doppia cifra) e un divario tanto largo, lo scudetto (Austin Daye mvp delle finali, con merito) è stato una formalità da gestire attenendo l’ultima sirena. Amara per i sardi che da febbraio in poi non avevano mai subito in questa maniera: Pozzecco ha perso il timone dei suoi proprio sul più bello dopo averli guidati alla rimonta playoff e alla conquista dell’Europe Cup con un percorso immacolato per 22 partite consecutive. Una ciambella col buco, ma senza ciliegina sopra. Dalla prossima stagione, con Ettore Messina sulla panchina dell’Olimpia Milano, sarà molto difficile riprovarci.