Società

Criminalità in Italia, un fenomeno che cambia /1

Prima di affrontare il tema della criminalità nel nostro Paese, abbiamo chiesto a un magistrato di recente in pensione, il dottor Maurizio Picozzi, come e se la medesima sia cambiata negli ultimi anni. Questa la risposta.

La criminalità cambia per vari fattori: individuali, psicologici, sociali, economici, ma anche naturali, come i disastri o il clima (l’estate è più criminogena), o esterni, quali le guerre. Il mutato atteggiamento criminale spesso consegue all’adeguamento della malavita alle novità legislative introdotte per contenere il crimine: “fatta la legge, trovato l’inganno” è motto attuale, specie per la criminalità organizzata, per quella economica o quella dei delitti dei cosiddetti colletti bianchi.

L’interesse mediatico incide particolarmente sull’aumento delle denunce di reati sessuali o di maltrattamenti alle donne, motivati da cause culturali e psicologiche, che rendono il fenomeno internazionale. Per contro, i reati preoccupanti (furti, rapine e omicidi) appaiono in calo, ma nei delitti contro il patrimonio il numero oscuro delle mancate denunce limita il significato del dato statistico.

Nei furti in appartamento (anche per la grande presenza di seconde case e di alloggi isolati) i responsabili risultano più organizzati (anche tecnologicamente) e determinati di un tempo. I delitti di droga si sono particolarmente aggravati nei grandi porti, dove importazioni rilevanti di stupefacenti sono occultate nei grandi container imbarcati nelle navi. Esaminando il periodo 2007-2017, diminuisce il totale dei delitti denunciati (Graf. 1), da circa 3 a 2,4 milioni.

Cambia il peso dei diversi crimini (Tab. 1) e sono proprio quelli più violenti a diminuire: omicidi in tutte le forme, violenze sessuali, furti, rapine, ecc. Con riferimento a 100mila abitanti, solo i crimini relativi agli stupefacenti salgono da 58,2 abitanti a 65,3.

Per furti e rapine, entrambi scesi in tale periodo, si rileva che i primi (Graff. 2 e 3) sono cresciuti nelle abitazioni (+17,4%) e diminuiti negli esercizi commerciali (-16,4%); mentre le seconde (Graff. 4 e 5) sono scese sia nelle abitazioni (-10%) che nelle strade (-34,7%). E’ interessante rilevare che tali crimini sono tutti in crescita nel periodo della massima crisi economica, a partire dal 2009 fino al 2013 e declinano da tale ultimo anno, fino al 2017.

Anche la violenza sessuale (Tab. 2) diminuisce di circa mille vittime tra il 2008 e il 2016 e riguarda 10,4 donne su 100mila (contro 13,5 nel 2008), mentre la violenza su minori rimane pressoché costante, coinvolgendo circa 400 vittime l’anno, con un rapporto di un bambino ogni 3,5 bambine nel 2016, contro un ogni 4,3 nel 2008.

Al calo dei delitti (-17,2%) fa riscontro l’incremento degli autori di delitto arrestati (Graf. 6) che nel periodo 2008-2017 aumenta del 2,4%.

E’ vero che gli autori dei crimini sono circa per un terzo stranieri (Tab. 3), tuttavia nel 2017 il loro peso in rapporto al totale è sceso al 30,4%, rispetto al 34% del 2008.

Nel decennio osservato, il trend degli autori arrestati varia allo stesso modo, in senso positivo o negativo, per lo stesso tipo di crimine commesso, sia per gli stranieri che per gli italiani. Ma l’intensità del fenomeno varia significativamente tra i due gruppi: quando diminuisce, cala più per gli stranieri che per gli italiani. Viceversa, quando aumenta, sale più per gli italiani che per gli stranieri, tranne nel caso di percosse, minacce e rapine. Anche in numero assoluto, l’incremento degli autori di delitti avviene tra gli italiani (+7,9%), mentre tra gli stranieri si verifica un decremento (-8,3%).

Per capire correttamente la criminalità secondo gli autori di delitto (Tab. 4), si è rapportato il numero degli arrestati al loro peso totale. Si conferma quanto sopra. Difatti, c’è una diminuzione del numero di autori stranieri in rapporto a 100mila residenti stranieri per ogni tipo di crimine, esclusi gli atti sessuali con minorenni e i furti. Nella popolazione straniera considerata non sono compresi gli irregolari, per cui i rapporti potrebbero essere sovrastimati.

Pertanto, se la propensione a delinquere è maggiore tra gli stranieri rispetto agli italiani, tuttavia, mentre scende per i primi, sale per questi ultimi. A fronte dell’1% d’incidenza di autori italiani di delitti sulla relativa popolazione nazionale nel 2008, salita all’1,1% nel 2017, corrisponde, rispettivamente, l’8,8% degli stranieri sceso al 5,5%. Una leggera inversione di tendenza si rileva nei primi nove mesi del 2018 (dato non statisticamente consolidato e di fonte ministero dell’Interno), rispetto allo stesso periodo del 2017.

Ha collaborato Mariano Ferrazzano