L’hanno costruito negli anni questo quarto scudetto – il secondo nelle ultime 3 stagioni – in casa Reyer Venezia. Piaccia o no, a conti fatti, la società del patron-sindaco Luigi Brugnaro ha mantenuto l’ossatura del primo trionfo, composta dal binomio manager-coach, ovvero Federico Casarin e Walter De Raffaele. In una Serie A che cambia sempre troppo, gli orogranata hanno avuto il merito di aggiungere e non rivoluzionare. E ora raccolgono i frutti.
Lo fanno alla vigilia di una stagione che si preannuncia ricca di novità dal sapore anni Novanta, perché vedrà il ritorno ai nastri di partenza di grandi protagoniste di quel periodo e dei primi anni Duemila: ci saranno Fortitudo Bologna, Treviso e Roma, oltre al ritorno di coach Ettore Messina che guiderà l’Olimpia Milano dopo il mancato dominio post fallimento della Mens Sana Siena. La massima serie ritrova insomma 11 dei quindici scudetti tra il 1990 e il 2005. I piani di Giorgio Armani sono chiari: ha scelto l’allenatore che è ritenuto il migliore sulla piazza per stroncare la concorrenza dopo gli ‘appena’ 3 tricolori conquistati negli ultimi sei anni, quando sulla carta non avrebbe dovuto avere rivali.
Di fronte a questo scenario, Venezia conta di sparigliare le carte: ripartirà con l’organizzazione più solida, è sempre stata “lì” nelle ultime quattro stagioni e ha un nocciolo duro rodato. Un vantaggio non indifferente di fronte alle ambizioni di Milano, alle volontà dichiarate della Virtus Bologna di Sasha Djordjevic di tornare a fare la voce grossa, all’entusiasmo di Treviso, neo-promossa come la Fortitudo Bologna e Roma. Il terzetto risalito dalla A/2 (dove Roma si era autoconfinata) rappresenta – se non altro per ragioni di passione delle piazze – un gradito ritorno per la massima serie che 12 mesi fa aveva già riabbracciato Trieste.
La A – ora a 18 squadre, troppe ma con tre promozioni in un anno le grandi piazze sono tornate tutte e subito – avrà un gusto vintage. Ma l’abbaglio più grande che il basket italiano possa prendere è credere che quella stagione d’oro sia davvero tornata, al di là del siderale gap tecnico. Impossibile dimenticare i problemi conosciuti da Cantù negli scorsi mesi e la fresca retrocessione d’ufficio di Torino per mancanti pagamenti contributivi. Né le polemiche generate dal caldo del PalaTaliercio, dove giocano i campioni d’Italia.
Ora che le ‘big’ sono tornate dagli abissi nei quali erano sprofondate, solidità economica dei club e rigenerazione degli impianti dovrebbero essere il punto attorno al quale concentrare la discussione, invece di lasciarsi andare a facili entusiasmi. Del resto è proprio a causa di questi due temi che molte protagoniste di allora avevano finito per appassire, seguite poi da Montegranaro, Teramo e Siena. Chissà se sono ritornate memori del passato o meno.