Matteo Salvini tiene il punto sulla situazione della Sea Watch 3 e si rivolge ai Paesi Bassi, colpevoli, a suo dire, di non occuparsi di una nave di loro competenza, in quanto battente bandiera olandese. Così, dopo 11 giorni, mentre l’imbarcazione della ong tedesca rimane al limite delle acque territoriali italiane, a 16 miglia da Lampedusa, con 43 persone a bordo e in attesa dell’ok di Roma allo sbarco, il capo del Viminale annuncia di aver inviato una lettera al suo omologo olandese: “Ho scritto personalmente al mio collega ministro olandese – ha dichiarato – Sono incredulo perché si stanno disinteressando di una nave con la loro bandiera, peraltro usata da una ong tedesca, che da ormai undici giorni galleggia in mezzo al mare. Riterremo il governo olandese e l’Unione europea assente e lontana come sempre responsabili di qualunque cosa accadrà alle donne e agli uomini a bordo della Sea Watch”.
La posizione del ministero dell’Interno non è cambiata: dopo aver fatto sbarcare dieci delle 53 persone che sono state ritenute più vulnerabili, lasciando a bordo anche dei minori, l’equipaggio ha ricevuto dal governo il divieto firmato da Salvini, Danilo Toninelli e Giovanni Tria a entrare nelle acque territoriali italiane, in applicazione della nuova normativa prevista dal Decreto Sicurezza bis. La ong ha presentato un ricorso al Tar del Lazio che, però, lo ha respinto spiegando che la questione non poteva essere trattata con urgenza, come invece richiesto da Sea Watch. Una bocciatura “non nel merito della questione”, ma tecnica, precisano dall’organizzazione.
A niente è servito anche l’appello delle Nazioni Unite, con il portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, Babar Baloch, che nei giorni scorsi ha dichiarato che “l’Italia ha la responsabilità di far sbarcare queste persone. Questi disperati devono essere sbarcati, è un obbligo sancito dalle norme internazionali”.