“Dichiarare l’Egitto Paese non sicuro e richiamare i nostri ambasciatori“. Questo chiedono Paola e Claudio Regeni, i genitori di Giulio, il ricercatore friulano trovato morto e con evidenti segni di tortura il 4 febbraio 2016 nella periferia del Cairo. Queste due misure, scrivono in una lettera ai deputati delle Commissioni Esteri della Camera e del Bundestag tedesco, “potrebbe essere un segnale forte di pretesa di rispetto dei diritti umani“. Il loro messaggio è stato letto dalla presidente della commissione Esteri di Montecitorio, Marta Grande (M5s), in apertura dell’incontro con gli omologhi tedeschi al Bundestag. Le due commissioni hanno promesso che porteranno la vicenda di Giulio Regeni all’attenzione della Conferenza interparlamentare sulla Politica estera e di sicurezza comune e per la sicurezza e difesa che si terrà Helsinki dal 2 al 4 settembre.
Nel chiedere “una verità processuale” sulla morte del giovane ricercatore in Egitto, i genitori di Regeni sottolineano che su di lui “sono stati violati tutti i diritti umani, compreso il diritto di tutti noi ad avere verità. Tramite il Presidente della Camera Fico che ci ha dimostrato fin dal primo istante concreta e affettuosa vicinanza, vi chiediamo di non lasciarci soli nella nostra pretesa di verità. Giulio era un cittadino europeo e merita l’impegno di tutte le nostre istituzioni”. Da qui la proposta di un ritiro degli ambasciatori dal’Egitto.
La vicenda Regeni è stato uno dei temi al centro dell’incontro tra le due commissioni a Berlino. “Ai colleghi tedeschi – spiega Marta Grande – abbiamo chiesto di poter collaborare sui temi dei diritti umani ed in particolare sul caso di Regeni. La lettera dei genitori di Giulio chiede un impegno molto forte, per cui stiamo valutando come muoverci insieme. La parte tedesca farà un approfondimento su questa lettera e ci farà sapere, anche dopo un confronto con il governo tedesco. A brevissimo ci riaggiorneremo su come procedere insieme su questo come su altri temi”: tra questi la visione della Ue, i diritti umani e il supporto alla comunità Yazida, la minoranza presente anche in Germania. Grande ha spiegato che “i colleghi tedeschi erano molto interessati. Perché Giulio Regeni è un cittadino europeo e la ricerca della verità non è solo un dovere rispetto a lui, alla sua famiglia ed all’Italia ma per l’intera Europa“.
Della vicenda del giovane ricercatore italiano ucciso in Egitto ha annunciato che parlerà domani (martedì) a Berlino anche il presidente della Camera Roberto Fico che in mattinata incontrerà il suo omologo presidente del Bundestag Wolfgang Schäuble. Portare il caso di Giulio Regeni “nel cuore dell’Europa assume un forte significato”, spiega Fico in un post su Facebook. “Non solo in un’ottica di solidarietà tra Paesi ma anche perché Giulio Regeni era un cittadino e uno studioso europeo”. “Con Schäuble – aggiunge il presidente della Camera – parleremo del caso di Giulio Regeni ma anche di altri temi che riguardano oggi l’Europa, in una fase complessa e delicata come quella del dopo elezioni. Visiterò inoltre il Bundestag e successivamente il Memoriale dell’Olocausto“.