Fu ucciso perché non incontrò alcuna rete di protezione da parte della società civile. È questa l’analisi del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, su Giorgio Ambrosoli.  “Il coinvolgimento attivo della società produce una rete di protezione essenziale, in aggiunta a quella che lo Stato deve assicurare, quella rete di protezione che Giorgio Ambrosoli non incontrò”, ha detto il capo dello Stato a Milano per la cerimonia in ricordo dell’avvocato milanese ucciso l’11 luglio del 1979 mentre si stava occupando della liquidazione della Banca privata italiana di Michele Sindona.

“Il nostro è un Paese pieno di energie e presenze positive, è un Paese sano malgrado le zone d’ombra, i suoi tanti problemi e le lacune che si riscontrano al suo interno”, ha detto il presidente della Repubblica in un passaggio del suo discorso. Un intervento in cui Mattarella ha sottolineato che “ritrarsi dalle proprie responsabilità, fingere di non vedere non è un comportamento neutrale, al contrario costituisce un obiettivo e concreto aiuto alla illegalità e a chi la coltiva”. Il Capo dello Stato ha spiegato che “assicurare il rispetto della legalità è certamente compito dell’ordinamento dello Stato e delle sue istituzioni ma il contributo che proviene dalla diffusione della cultura della legalità e della responsabilità è decisivo”.

Durante il suo intervento al ìPiccolo Teatro, Mattarella ha anche elogiato la storia recente della città di Milano, che “esprime in alto grado queste capacità positive della società civile. Giorgio Ambrosoli si era formato in questa cultura di Milano e ne rappresenta una figura emblematica. Ma il valore della sua esperienza e della sua vita è di carattere nazionale e la Repubblica conserva la sua memoria con ammirazione e con riconoscenza”.

L’edizione del premio speciale Ambrosoli è stata assegnata a tutti “i cittadini italiani attivi nella tutela dello stato di diritto in condizioni di avversità”. A ritirare il premio, simbolicamente in nome dei cittadini, tre figure che si sono distinte nell’esercizio della propria attività lavorativa per “integrità, responsabilità e professionalità”: Giuseppe Pignatone, magistrato palermitano, che ha lavorato in Sicilia dal 1977 al 2007 occupandosi di crimine organizzato, dal 2008 al 2012 a capo della Dda di Reggio Calabria e procuratore della Repubblica di Roma dal 2012 al 2019 in corrispondenza dell’inchiesta Mafia Capitale. Amalia Ercoli Finzi, ingegnere aero-spaziale, lombarda di Gallarate, 81 anni, prima donna a laurearsi in ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano nel 1952 e ha collaborato ad alcune delle più importanti missioni spaziali dell’Agenzia Spaziale Italiana ed Europea e poi Pina Mengano Amarelli, imprenditrice e manager, napoletana, 75 anni, cavaliere del Lavoro, studiosa e docente universitaria di diritto, si è dedicata dal 1975 alla storica azienda Amarelli di Rossano Calabro, fondata nel 1731 e già attiva dal Cinquecento.
La Giuria si è impegnata a far emergere i “molti Giorgio Ambrosoli” della storia della Repubblica.  Hanno consegnato il premio Annalorenza Gorla Ambrosoli, vedova di Giorgio, e i suoi figli.

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