“I vertici di Fca e Renault restano aperti alla possibilità che il progetto di fusione possa ancora avere un futuro, ma sottolineano le condizioni imposte da entrambe le parti potrebbero danneggiare gli sforzi per riavviare i colloqui”. Se il Fatto Quotidiano ha già anticipato on line e in edicola l’esistenza di una grande attività lontano dai riflettori, oggi il Wall Street Journal si spinge a precisare come lo stato maggiore Renault sia addirittura “ottimista” riguardo l’esito dell’Assemblea degli azionisti Nissan in programma questa settimana, “capace di stimolare l’azienda giapponese a partecipare ai colloqui su un progetto che a Parigi nessuno ha sostanzialmente ancora abbandonato”. Per il Wall Street Journal, “Nissan non avrebbe chiuso ogni spiraglio alla trattativa, ma punta soprattutto a ridefinire i rapporti di forza all’interno dell’Alleanza con Renault, con maggiore indipendenza e flessibilità operativa da quest’ultima”.

La situazione, tuttavia, si potrebbe disegnare anche con toni meno idilliaci. La pace non è scoppiata, e anzi lo scontro in atto tra Renault e Nissan è sotterraneo, quanto profondo. Non a caso, lo scenario vero per provare a ricomporre gli animi all’interno dell’Alleanza sarà niente meno che un incontro ai massimi livelli istituzionali. In occasione dell’imminente G20 di Osaka, infatti, Macron discuterà dei rapporti tra le due aziende con il primo ministro giapponese Abe Shinzo, a conferma delle rivelazioni giunte questa volta dall’agenzia Bloomberg, secondo cui il governo di Tokyo avrebbe giocato quindi un ruolo attivo e preciso nel far fallire la trattativa di fusione tra Renault e Fca, considerando che il nuovo assetto indebolisse Nissan.

A livello di intervento certamente più basso, le due aziende si scambiano per ora colpi di fioretto alternati a cortesie adeguate agli ospiti. Se l’Assemblea generale dei soci Nissan ha ufficializzato infatti la nascita di tre comitati interni di controllo per voltare pagina rispetto all’accentramento dei poteri dell’era Ghosn, le concessioni sostanziali ottenute dai francesi sembrano essere poca cosa. Renault ha prima minacciato l’astensione paralizzandone l’approvazione, che richiede la maggioranza dei due terzi, poi ha ottenuto “con soddisfazione” da Nissan la nomina dell’amministratore delegato di Renault, Thierry Bollore e del presidente Jean-Dominique Senard all’interno dei comitati. Entrambi però nei fatti depotenziati, se è vero che sarà ancora una volta un giapponese, Yasushi Kimura, advisor del gruppo energetico JXTG, a coordinare l’intero lavoro dei comitati.

Poi c’è il ruolo ambiguo di Jean Dominique Senard, presidente Renault, che se da un lato non manca di sottolineare la portata di una opportunità persa, ancora una volta lontano dalle luci dei riflettori prosegue nel tenere relazioni con Fca. Fino al punto di irritare il ministro delle finanze francese Bruno Le Marie, venuto a conoscenza dalla stampa un di viaggio, mai confermato, di Mike Manley presso il quartier generale di Renault: “Non mi crea nessun problema il fatto che il numero uno di Fca abbia passato del tempo a Parigi”.

Nella capitale francese si attende, senza neanche farne troppo mistero, un indebolimento o addirittura un cambio al vertice Nissan, con un nuovo amministratore delegato più disposto a fa confluire l’azienda nella grande fusione. Le scorse settimane, e con una mossa senza precedenti, gli advisor Glass Lewis e Institutional Shareholder Services, hanno invitato i loro clienti che detengono partecipazioni azionarie in Nissan a non votare per il rinnovo di Hiroto Saikawa come amministratore delegato. Raramente nella prassi finanziaria recente qualche società di consulenza si era spinta ad un giudizio così netto, e soprattutto pubblico. Per la cronaca Glass Lewis e Institutional Shareholder Services sono istituti nord americani. Come se non bastasse, il quotidiano finanziario Les Echos nelle scorse ore ha scritto che un gruppo di investitori istituzionali francesi sarebbe pronto a sostituirsi al governo francese in caso di diluizione all’interno di Renault, in modo da permettere all’Eliseo di scendere dal 15%. Altra condizione utile per togliere a Nissan pregiudizi alla fusione. Secondo logica, ma dimenticando per la cronaca la grande dose di liquidità delle banche d’affari nipponiche, certamente pronte a rispondere ad un eventuale appello del premier Abe Shinzo, cioè mettendo Nissan a sua volta in condizione di liquidare il socio francese. Non a caso, fonti interne all’azienda raccontano dei maggiori azionisti Nissan schierati per la riconferma di Saikawa. Una muraglia, ma giapponese.

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