Bruxelles vuole sapere "con chiarezza e rapidamente" se si punta a un prolungamento del Grant agreement, il contratto di sovvenzione. In caso contrario, potrebbe liberare i fondi ancora non erogati per l'opera e destinarli a un altro progetto
L’Unione europea chiede a Italia e Francia come hanno intenzione di portare avanti il progetto Tav. Entro un mese, fine luglio, devono arrivare a Bruxelles dei chiarimenti. I tecnici vogliono sapere cosa fare dei fondi promessi (circa 813 milioni di euro) per la realizzazione dell’opera, per sapere se poterli destinare ad oltre opere. E minacciano anche una possibile richiesta di restituzione della tranche già versata (120 milioni). Questo, riporta l’Ansa da Bruxelles, è quanto ha riferito la commissaria Ue responsabile per i Trasporti, Violeta Bulc, nel colloquio telefonico avuto nei giorni scorsi con il ministro delle infrastrutture, Danilo Toninelli.
Da parte della Commissione, scrive sempre l’Ansa, è stato chiesto all’Italia di indicare “con chiarezza e rapidamente” se si punta a un prolungamento del Grant agreement, il contratto di sovvenzione, poiché appare evidente che i lavori che dovevano essere completati entro la fine dell’anno non lo saranno. Già a marzo la Commissione aveva scritto a tutti i Paesi interessati chiedendo di fare il punto della situazione. Ora è tornata alla carica perché il suo obiettivo è quello di non lasciare inutilizzate risorse. Quindi Bruxelles, con i fondi non utilizzati, vorrebbe arrivare a indire nuovi bandi in autunno per poter poi allocare le risorse a metà 2020.
Nel caso della Torino-Lione, finora i fondi europei allocati (813 milioni) coprono circa il 40% del costo della prima parte delle opere previste. Di questi 120 sono già stati erogati, mentre l’esborso dei restanti è subordinato allo stato di avanzamento dei lavori, a partire dai bandi di gara. In assenza di una richiesta di proroga del Grant agreement, non solo non sarà versata la seconda tranche, ma sarà chiesta anche la restituzione di quanto già erogato.
La notizia della richiesta europea arriva alla vigilia del consiglio di amministrazione di Telt, la società italo-francese che si occupa della realizzazione della tratta, convocato martedì a Parigi. Per la prima volta sarà presente Iveta Radicova, nuova coordinatrice del Corridoio Mediterraneo che nei mesi scorsi aveva annunciato l’intenzione dell’Unione Europea di aumentare dal 40 al 50% il finanziamento comunitario dell’opera. E per la prima volta sarà presente anche Alberto Cirio, lo scorso 26 maggio eletto presidente della Regione Piemonte con un programma sì Tav.
Proprio Cirio a inizio luglio dovrebbe incontrare il ministro Toninelli. In un’intervista a Repubblica, la viceministra M5s all’Economia, Laura Castelli, ha aperto “a un progetto di compromesso“, facendo riferimento all’ipotesi messa in campo dal sindaco di Venaus, Nilo Durbiano: rifare il traforo ferroviario del Frejus, con una nuova galleria di 15 km, al posto del maxi-tunnel da 57,5 km previsto dal progetto attuale. I Cinquestelle però restano scettici, mentre la Lega preme per dare il via libera all’opera. L’argomento tornerà a breve al centro dei tavoli di governo, così come riguarderà Torino e gli equilibri della maggioranza della sindaca Chiara Appendino.