In Emilia Romagna c’è ancora la ‘ndrangheta. Quattro anni dopo l’operazione Aemilia e a otto mesi dalla sentenza storica del primo maxi processo alle cosche in Regione con 119 condanne, sedici persone sono finite agli arresti e 64 sono indagate con l’accusa di essere legate alla cosca Grande Aracri. L’operazione si chiama Grimilde, coordinata dalla Dda di Bologna, ha colpito i vertici dell’organizzazione originaria di Cutro, in provincia di Crotone. Sono finiti in manette il boss Francesco Grande Aracri e i figli Salvatore e Paolo, che vivevano e comandavano da Brescello, comune già sciolto per mafia nel 2016. Ma anche Giuseppe Caruso, attuale presidente del consiglio comunale di Piacenza di Fratelli d’Italia. È accusato di associazione mafiosa e di essere stato agli ordini dei Grande Aracri quando era impiegato dell’agenzia delle Dogane. “Io so dove bussare. Ho amici dappertutto“, diceva in alcuni passaggi delle intercettazioni del 2015. E, parlando con il fratello: “Al figlio del boss gli parlo chiaro, dobbiamo succhiare dalla Spa“. Fdi ha deciso di cacciare Caruso dal partito e la presidente Giorgia Meloni ha annunciato che intendono costituirsi parte civile nel processo.
Le accuse – I sedici arrestati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento, truffa aggravata dalle finalità mafiose. Nell’ambito della stessa operazione, che ha coinvolto 300 agenti della polizia di Stato, è stato eseguito un sequestro preventivo di beni emesso dalla Dda di Bologna nei confronti dei principali appartenenti al gruppo criminale riguardante società, beni mobili e immobili, conti correnti. Sono state fatte anche 100 perquisizioni nei confronti di coloro che, pur non essendo direttamente destinatari del provvedimento restrittivo emesso dall’Autorità Giudiziaria di Bologna, sono risultati, nel corso dell’indagine, collegati al gruppo ‘ndranghetistico. Francesco Grande Aracri, già condannato per associazione mafiosa nel 2008 e fratello più anziano del boss Nicolino Grande Aracri, viveva a Brescello. La cittadina in provincia di Reggio Emilia è stata la prima, nel 2016, a essere sciolta in Emilia Romagna per le infiltrazioni della criminalità organizzata. Nel 2014, l’ex sindaco Marcello Coffrini, in un’intervista alla web tv Cortocircuito, definì il boss “gentile e molto tranquillo.
Caruso diceva: “Ho mille amicizie, da tutte le parti”. E con il fratello: “Al figlio del boss gli parlo chiaro”
Il presidente del consiglio comunale di Piacenza Caruso è entrato in carica a fine giugno 2017 nella giunta di centrodestra guidata da Patrizia Barbieri. Le accuse risalgono alla sua attività come dipendente dell’agenzia delle Dogane, prima di arrivare in consiglio comunale. Secondo il gip il politico Fdi “ha un ruolo non secondario nella consorteria“. E nelle intercettazioni del 2015 diceva: “Perché io ho mille amicizie, da tutte le parti, bancari… oleifici… industriali, tutto quello che vuoi… quindi io so dove bussare… quindi se tu mi tieni esterno ti dà vantaggio, se tu mi immischi… dopo che mi hai immischiato e mi hai bruciato… è finita”. Nel dialogo spiegava a Giuseppe Strangio che, in relazione alla funzione che all’epoca rivestiva all’ufficio delle Dogane di Piacenza, avrebbe dovuto cercare di mantenere un certo distacco da Salvatore (per gli inquirenti Salvatore Grande Aracri) perché questi, come il padre Francesco, era controllato dalle forze dell’ordine. Sarebbe quindi stato più utile per la consorteria, ricapitola il gip, che Caruso non apparisse all’esterno come un associato, “al fine di poter agire nell’interesse del sodalizio con più efficacia”. “Ultimamente – si legge nella conversazione di Caruso, intercettata – Salvatore stesso (sottinteso: mi dice) ‘stai a casa, lasciami stare, vediamoci poco’. Perché? Perché è giusto che sia così… nel senso che io dal di fuori se ti posso dare una mano te la do, compà, perché al di fuori mi posso muovere… guardo, dico, se c’è un problema, dico: ‘stai attento’. Altrimenti, dopo che si viene ‘bruciati’, “la gente ti chiude le porte, la gente mi chiude le porte… che vuoi da me… se tu sei bruciato non ti vuole… hai capito quello è il problema… quindi allora se tu ci sai stare è così… loro invece a tutti i cani e i porci è andato a dire che io riuscivo… che a Piacenza io riuscivo a fare i libretti, le cose”.
In un altro passaggio delle intercettazioni parla con il fratello Albino, anche lui arrestato, e si riferisce al suo rapporto con il figlio del boss Grande Aracri: “Io con Salvatore gli parlo chiaro, gli dico… Salvatò, non la dobbiamo affogare sta azienda, dobbiamo cercare di pigliare la minna e succhiare o no?”. Secondo il gip Alberto Ziroldi, Caruso con quelle parole stava “illustrando in modo assolutamente genuino quale fosse il reale intento e scopo dell’organizzazione criminale nell’aiutare la società Riso Roncaia Spa“. In un altro passaggio dell’ordinanza, il giudice sottolinea come i fratelli Caruso abbiano fornito “in più occasioni la confessione stragiudiziale della loro appartenenza al sodalizio criminoso, comportandosi di conseguenza”.
Chi è Caruso: politico noto a Piacenza – Caruso è un politico molto noto a Piacenza, dove da anni milita nella destra locale. Consigliere comunale d’opposizione dal 2002 al 2012 per Alleanza Nazionale prima e poi per il Popolo delle Libertà, è quindi entrato in Fratelli d’Italia. Presente a tutte le iniziative di partito, è uno dei volti più noti di Fratelli d’Italia, che oggi lo ha sollevato da ogni incarico. Il consigliere comunale abita a Piacenza da più di 30 anni. Nel suo curriculum impieghi come consulente del lavoro, revisore dei conti, analista programmatore, infine dipendente dell’Amministrazione delle Dogane. Alle elezioni comunali del 2017, in cui poi vinse il centrodestra con l’attuale amministrazione Barbieri, ottenne 155 preferenze che gli permisero l’ingresso in consiglio comunale e di essere proposto da Fdi, che aveva ricevuto in giunta un solo assessore, come candidato alla presidenza del consiglio comunale. I fatti che gli vengono contestati risalgono a un periodo precedente a questa elezione.
Operazione Grimilde dal nome della sindrome “di chi non riesce a guardarsi allo specchio”: “Perplessi su come l’Emilia non riesca a superare queste cose”
Illustrando i dettagli dell’operazione, nel corso della conferenza stampa a Bologna, il responsabile della Direzione centrale anticrimine (Dac) della Polizia Francesco Messina ha fatto alcune considerazione anche sul contesto generale emiliano e sulle difficoltà della società civile a prendere coscienza della gravità del radicamento della ‘ndrangheta sul territorio: “C’è qualche perplessità”, ha dichiarato, “si fa un po’ fatica da addetti ai lavori a capire come, in un’area come questa dove c’è un grande senso civico e una diffusa cultura della legalità, queste cose non si riescano a superare. Per questo abbiamo chiamato l’operazione ‘Grimilde’, con riferimento alla sindrome di Grimilde che non ammette le sue imperfezioni e non si guarda allo specchio“.
La bocciofila del boss – L’associazione criminale, ha spiegato poi il capo della squadra Mobile di Bologna, Luca Armeni, “nel momento in cui non riusciva ad imporsi passava all’intervento ‘militare'”. Come quando dopo aver acquistato una bocciofila a Reggio Emilia, con pizzeria annessa, ha cominciato a minacciare il proprietario di un ristorante concorrente: “Devi andare via, sennò ti ammazziamo”. L’associazione, che secondo gli investigatori era guidata da Francesco Grande Aracri e dai figli, “aveva creato anche una società per costruire 350 villette in Belgio“, a Bruxelles. “A Francesco Grande Aracri era stato proposto questo affare – ha spiegato Armeni – e allora decide di assumere operai pagandoli dai 3 ai 5 euro l’ora, senza giorni di riposo. Questo sottolinea la loro mancanza di scrupoli”.
Fratelli d’Italia espelle Caruso. La presidente Meloni: “Ci costituiremo parte civile”
Fdi e la presidente Giorgia Meloni hanno preso le distanze dal loro esponente finito agli arresti. “Il coinvolgimento di Giuseppe Caruso, anche se non legato alla attività politica ma al suo ruolo di funzionario dell’Agenzia delle Dogane che fa capo al Ministero dell’Economia, ci lascia sconcertati”, si legge in una nota. “Confidiamo nel lavoro degli inquirenti, e auspichiamo che Caruso dimostri la sua totale estraneità in questa vergognosa vicenda. Ribadiamo con assoluta fermezza che in Fratelli d’Italia non c’è stato, non c’è e non ci sarà mai spazio per nessuna mafia e per noi, come noto, chi fa politica a destra e tradisce l’Italia merita una condanna doppia. Anche per questo Fratelli d’Italia è pronta a costituirsi parte civile nel processo per difendere la sua immagine e la sua onorabilità. Finché non sarà chiarita la sua posizione, Giuseppe Caruso è sollevato da ogni incarico e non può essere più membro di Fratelli d’Italia”.
Cafiero: “Ndrangheta al Nord presente in tutte le Regioni” –“La ‘Ndrangheta è infiltrata in numerosissimi Comuni del nord, è presente in tutte le regioni. È evidente che la politica regionale e comunale deve muoversi per impedire che le organizzazioni mafiose continuino a infiltrarsi sovvertendo il sistema economico e per consentire alle imprese sane di lavorare perché laddove c’è mafia non ci sono lavoro e sviluppo”, dice il procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è stato trai primi a commentare l’operazione: “Nessuna tregua e nessuna tolleranza per i boss, avanti tutta contro i clan”, ha dichiarato. I parlamentari emiliani del M5s hanno attaccato: “Gli ‘struzzi’ che negano la gravità della ‘ndrangheta sono serviti. Chi come l’ex sindaco di Brescello Marcello Coffrini definiva nel 2014 Francesco Grande Aracri come ‘uno composto, educato, che ha sempre vissuto a basso livello’ oggi ha avuto la risposta”. Per l’eurodeputata M5s Sabrina Pignedoli: “L’operazione Grimilde mette in luce i rapporti tra incestuosi fra ‘ndrangheta e politica”. Il presidente della Regione Stefano Bonacini ha invece commentato: “Via le mafie dall’Emilia-Romagna. Ci battiamo ogni giorno affinché cresca la coscienza civile e la cittadinanza responsabile, per non lasciare spazi di alcun tipo alla criminalità organizzata. E collaboriamo con le prefetture, gli inquirenti e le forze dell’ordine, impegnati in un lavoro straordinario ogni giorno, come hanno dimostrato anche oggi, facendo fronte comune”.
Mafie
‘Ndrangheta Emilia, 16 arresti. C’è anche politico Fdi: “Io al Grande Aracri gli parlo chiaro, dobbiamo succhiare dall’azienda”
In manette anche il boss Francesco Grande Aracri e i due figli che vivevano a Brescello, cittadina già sciolta per mafia. Giuseppe Caruso, presidente del consiglio comunale piacentino, è accusato di essere stato agli ordini della cosca quando era dipendente dell'agenzia delle Dogane. Meloni: “Lo cacciamo dal partito. Ci costituiremo parte civile”. Operazione Grimilde prende il nome dalla sindrome di "chi non riesce a
In Emilia Romagna c’è ancora la ‘ndrangheta. Quattro anni dopo l’operazione Aemilia e a otto mesi dalla sentenza storica del primo maxi processo alle cosche in Regione con 119 condanne, sedici persone sono finite agli arresti e 64 sono indagate con l’accusa di essere legate alla cosca Grande Aracri. L’operazione si chiama Grimilde, coordinata dalla Dda di Bologna, ha colpito i vertici dell’organizzazione originaria di Cutro, in provincia di Crotone. Sono finiti in manette il boss Francesco Grande Aracri e i figli Salvatore e Paolo, che vivevano e comandavano da Brescello, comune già sciolto per mafia nel 2016. Ma anche Giuseppe Caruso, attuale presidente del consiglio comunale di Piacenza di Fratelli d’Italia. È accusato di associazione mafiosa e di essere stato agli ordini dei Grande Aracri quando era impiegato dell’agenzia delle Dogane. “Io so dove bussare. Ho amici dappertutto“, diceva in alcuni passaggi delle intercettazioni del 2015. E, parlando con il fratello: “Al figlio del boss gli parlo chiaro, dobbiamo succhiare dalla Spa“. Fdi ha deciso di cacciare Caruso dal partito e la presidente Giorgia Meloni ha annunciato che intendono costituirsi parte civile nel processo.
Le accuse – I sedici arrestati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento, truffa aggravata dalle finalità mafiose. Nell’ambito della stessa operazione, che ha coinvolto 300 agenti della polizia di Stato, è stato eseguito un sequestro preventivo di beni emesso dalla Dda di Bologna nei confronti dei principali appartenenti al gruppo criminale riguardante società, beni mobili e immobili, conti correnti. Sono state fatte anche 100 perquisizioni nei confronti di coloro che, pur non essendo direttamente destinatari del provvedimento restrittivo emesso dall’Autorità Giudiziaria di Bologna, sono risultati, nel corso dell’indagine, collegati al gruppo ‘ndranghetistico. Francesco Grande Aracri, già condannato per associazione mafiosa nel 2008 e fratello più anziano del boss Nicolino Grande Aracri, viveva a Brescello. La cittadina in provincia di Reggio Emilia è stata la prima, nel 2016, a essere sciolta in Emilia Romagna per le infiltrazioni della criminalità organizzata. Nel 2014, l’ex sindaco Marcello Coffrini, in un’intervista alla web tv Cortocircuito, definì il boss “gentile e molto tranquillo.
Il presidente del consiglio comunale di Piacenza Caruso è entrato in carica a fine giugno 2017 nella giunta di centrodestra guidata da Patrizia Barbieri. Le accuse risalgono alla sua attività come dipendente dell’agenzia delle Dogane, prima di arrivare in consiglio comunale. Secondo il gip il politico Fdi “ha un ruolo non secondario nella consorteria“. E nelle intercettazioni del 2015 diceva: “Perché io ho mille amicizie, da tutte le parti, bancari… oleifici… industriali, tutto quello che vuoi… quindi io so dove bussare… quindi se tu mi tieni esterno ti dà vantaggio, se tu mi immischi… dopo che mi hai immischiato e mi hai bruciato… è finita”. Nel dialogo spiegava a Giuseppe Strangio che, in relazione alla funzione che all’epoca rivestiva all’ufficio delle Dogane di Piacenza, avrebbe dovuto cercare di mantenere un certo distacco da Salvatore (per gli inquirenti Salvatore Grande Aracri) perché questi, come il padre Francesco, era controllato dalle forze dell’ordine. Sarebbe quindi stato più utile per la consorteria, ricapitola il gip, che Caruso non apparisse all’esterno come un associato, “al fine di poter agire nell’interesse del sodalizio con più efficacia”. “Ultimamente – si legge nella conversazione di Caruso, intercettata – Salvatore stesso (sottinteso: mi dice) ‘stai a casa, lasciami stare, vediamoci poco’. Perché? Perché è giusto che sia così… nel senso che io dal di fuori se ti posso dare una mano te la do, compà, perché al di fuori mi posso muovere… guardo, dico, se c’è un problema, dico: ‘stai attento’. Altrimenti, dopo che si viene ‘bruciati’, “la gente ti chiude le porte, la gente mi chiude le porte… che vuoi da me… se tu sei bruciato non ti vuole… hai capito quello è il problema… quindi allora se tu ci sai stare è così… loro invece a tutti i cani e i porci è andato a dire che io riuscivo… che a Piacenza io riuscivo a fare i libretti, le cose”.
In un altro passaggio delle intercettazioni parla con il fratello Albino, anche lui arrestato, e si riferisce al suo rapporto con il figlio del boss Grande Aracri: “Io con Salvatore gli parlo chiaro, gli dico… Salvatò, non la dobbiamo affogare sta azienda, dobbiamo cercare di pigliare la minna e succhiare o no?”. Secondo il gip Alberto Ziroldi, Caruso con quelle parole stava “illustrando in modo assolutamente genuino quale fosse il reale intento e scopo dell’organizzazione criminale nell’aiutare la società Riso Roncaia Spa“. In un altro passaggio dell’ordinanza, il giudice sottolinea come i fratelli Caruso abbiano fornito “in più occasioni la confessione stragiudiziale della loro appartenenza al sodalizio criminoso, comportandosi di conseguenza”.
Chi è Caruso: politico noto a Piacenza – Caruso è un politico molto noto a Piacenza, dove da anni milita nella destra locale. Consigliere comunale d’opposizione dal 2002 al 2012 per Alleanza Nazionale prima e poi per il Popolo delle Libertà, è quindi entrato in Fratelli d’Italia. Presente a tutte le iniziative di partito, è uno dei volti più noti di Fratelli d’Italia, che oggi lo ha sollevato da ogni incarico. Il consigliere comunale abita a Piacenza da più di 30 anni. Nel suo curriculum impieghi come consulente del lavoro, revisore dei conti, analista programmatore, infine dipendente dell’Amministrazione delle Dogane. Alle elezioni comunali del 2017, in cui poi vinse il centrodestra con l’attuale amministrazione Barbieri, ottenne 155 preferenze che gli permisero l’ingresso in consiglio comunale e di essere proposto da Fdi, che aveva ricevuto in giunta un solo assessore, come candidato alla presidenza del consiglio comunale. I fatti che gli vengono contestati risalgono a un periodo precedente a questa elezione.
Operazione Grimilde dal nome della sindrome “di chi non riesce a guardarsi allo specchio”: “Perplessi su come l’Emilia non riesca a superare queste cose”
Illustrando i dettagli dell’operazione, nel corso della conferenza stampa a Bologna, il responsabile della Direzione centrale anticrimine (Dac) della Polizia Francesco Messina ha fatto alcune considerazione anche sul contesto generale emiliano e sulle difficoltà della società civile a prendere coscienza della gravità del radicamento della ‘ndrangheta sul territorio: “C’è qualche perplessità”, ha dichiarato, “si fa un po’ fatica da addetti ai lavori a capire come, in un’area come questa dove c’è un grande senso civico e una diffusa cultura della legalità, queste cose non si riescano a superare. Per questo abbiamo chiamato l’operazione ‘Grimilde’, con riferimento alla sindrome di Grimilde che non ammette le sue imperfezioni e non si guarda allo specchio“.
La bocciofila del boss – L’associazione criminale, ha spiegato poi il capo della squadra Mobile di Bologna, Luca Armeni, “nel momento in cui non riusciva ad imporsi passava all’intervento ‘militare'”. Come quando dopo aver acquistato una bocciofila a Reggio Emilia, con pizzeria annessa, ha cominciato a minacciare il proprietario di un ristorante concorrente: “Devi andare via, sennò ti ammazziamo”. L’associazione, che secondo gli investigatori era guidata da Francesco Grande Aracri e dai figli, “aveva creato anche una società per costruire 350 villette in Belgio“, a Bruxelles. “A Francesco Grande Aracri era stato proposto questo affare – ha spiegato Armeni – e allora decide di assumere operai pagandoli dai 3 ai 5 euro l’ora, senza giorni di riposo. Questo sottolinea la loro mancanza di scrupoli”.
Fratelli d’Italia espelle Caruso. La presidente Meloni: “Ci costituiremo parte civile”
Fdi e la presidente Giorgia Meloni hanno preso le distanze dal loro esponente finito agli arresti. “Il coinvolgimento di Giuseppe Caruso, anche se non legato alla attività politica ma al suo ruolo di funzionario dell’Agenzia delle Dogane che fa capo al Ministero dell’Economia, ci lascia sconcertati”, si legge in una nota. “Confidiamo nel lavoro degli inquirenti, e auspichiamo che Caruso dimostri la sua totale estraneità in questa vergognosa vicenda. Ribadiamo con assoluta fermezza che in Fratelli d’Italia non c’è stato, non c’è e non ci sarà mai spazio per nessuna mafia e per noi, come noto, chi fa politica a destra e tradisce l’Italia merita una condanna doppia. Anche per questo Fratelli d’Italia è pronta a costituirsi parte civile nel processo per difendere la sua immagine e la sua onorabilità. Finché non sarà chiarita la sua posizione, Giuseppe Caruso è sollevato da ogni incarico e non può essere più membro di Fratelli d’Italia”.
Cafiero: “Ndrangheta al Nord presente in tutte le Regioni” –“La ‘Ndrangheta è infiltrata in numerosissimi Comuni del nord, è presente in tutte le regioni. È evidente che la politica regionale e comunale deve muoversi per impedire che le organizzazioni mafiose continuino a infiltrarsi sovvertendo il sistema economico e per consentire alle imprese sane di lavorare perché laddove c’è mafia non ci sono lavoro e sviluppo”, dice il procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è stato trai primi a commentare l’operazione: “Nessuna tregua e nessuna tolleranza per i boss, avanti tutta contro i clan”, ha dichiarato. I parlamentari emiliani del M5s hanno attaccato: “Gli ‘struzzi’ che negano la gravità della ‘ndrangheta sono serviti. Chi come l’ex sindaco di Brescello Marcello Coffrini definiva nel 2014 Francesco Grande Aracri come ‘uno composto, educato, che ha sempre vissuto a basso livello’ oggi ha avuto la risposta”. Per l’eurodeputata M5s Sabrina Pignedoli: “L’operazione Grimilde mette in luce i rapporti tra incestuosi fra ‘ndrangheta e politica”. Il presidente della Regione Stefano Bonacini ha invece commentato: “Via le mafie dall’Emilia-Romagna. Ci battiamo ogni giorno affinché cresca la coscienza civile e la cittadinanza responsabile, per non lasciare spazi di alcun tipo alla criminalità organizzata. E collaboriamo con le prefetture, gli inquirenti e le forze dell’ordine, impegnati in un lavoro straordinario ogni giorno, come hanno dimostrato anche oggi, facendo fronte comune”.
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Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.