“Non ho avuto intenzioni aggressive, mi scuso di nuovo se avete provato risentimento nei miei confronti”. Questo il passaggio più significativo dell’intervento del presidente di Renault Jean-Dominique Senard all’assemblea generale degli azionisti Nissan svoltasi oggi a Yokohama. Una dichiarazione di resa davanti a circa 2.800 soci, che segna il punto più basso delle relazioni tra il costruttore francese e quello nipponico, partner da venti anni in una alleanza ormai tutta da ridiscutere. Senard sconta l’aver messo pressioni per un cambio al vertice Nissan che favorisse finalmente il confluire del marchio nel progetto di fusione con Fca, paga forse l’aver interrotto solo formalmente le trattative con Torino. Senard è stato messo davanti all’evidenza che il 43% di azioni Nissan possedute da Renault non garantisce nessun controllo dell’azienda, ma anzi rappresenta oggi per il governo di Abe Shinzō un potenziale problema di lesione degli interessi nazionali. A cui il Giappone ha reagito, facendo quadrato attorno a Nissan e il suo amministratore delegato, Hiroto Saikawa, riconfermato da una maggioranza solida e attrezzato restare con pieni poteri alla guida del marchio giapponese.

“Abbiamo rinviato le discussioni sul futuro dell’alleanza, ma questo rinvio può portare a un indebolimento della cooperazione e influenzare le operazioni su base giornaliera. Abbiamo bisogno di trovare una struttura che renda sostenibile l’alleanza. Dobbiamo rivedere la partecipazione incrociata. Se lo squilibrio diventa un fattore di instabilità, allora metteremo la questione sul tavolo”. Parole durissime quelle di Saikawa, che colpiscono Renault proprio nel suo punto più debole, la necessità di mantenere la relazione con Nissan e l’accesso al suo bagaglio di tecnologie, come lo stesso governo francese ritiene necessario per garantire al costruttore transalpino competitività e mantenimento dei livelli occupazionali.

Nissan come noto possiede soltanto il 15% di azioni di Renault, senza diritto di voto, e, a detta degli azionisti presenti in assemblea, il non aver affrontato questa oggettiva condizione di disuguaglianza occupandosi piuttosto “ di furbizie alla francese”, rappresenta un potenziale rischio per Senard. Secondo l’accordo raggiunto, lo stesso Jean-Dominique Senard, così come il capo esecutivo della Renault, Thierry Bolloré, siederanno in due dei tre comitati istituiti per rafforzare i controlli interni, ma è evidente a tutti come questo non garantisca nessun potere contrattuale nella direzione di una riapertura delle trattative con Fca.

Senza dimenticare che la partecipazione dello stato francese in Renault, a questo punto, potrà creare più di un imbarazzo al G20 di Osaka in programma il 28 giugno: nell’agenda dell’incontro bilaterale tra Macron e Abe Shinzō spicca infatti la questione Nissan, le nuove relazioni da costruire con Renault e le esigenze di autonomia del costruttore nipponico, così come la necessità di difendere questo assetto societario da ingerenze improprie.

Intanto, a poche ore dalle risultanze dell’assemblea, il terzo componente dell’Alleanza, Mitsubishi, ha fatto capire da che parte sta con una mossa non decisiva ma indicativa: il quartier generale americano del marchio verrà spostato entro fine anno dalla California al Tennessee, e precisamente nei dintorni di Franklin. Molto vicino a quello di Nissan.

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