Il capitano dell’U17 del Monaco, Alessandro Arlotti, è una promessa del calcio transalpino (o quasi). Nasce in Francia, a Nizza, il 2 aprile 2002 da genitori italiani e dal 2016 ad oggi ha messo a segno più di 60 gol e 30 assist nei campionati giovanili.

A fine agosto 2017 la federazione francese prova ad inserirlo nella rappresentativa U16 dopo essersi messo in mostra con la maglia del Monaco, ma per lui il passaporto francese tarda ad arrivare. La legge prevede infatti che per avere lo status di cittadino francese – condizione necessaria per indossare la maglia della Nazionale – un bambino nato in Francia da genitori stranieri possa beneficiare del diritto di cittadinanza solo dopo aver risieduto per almeno cinque anni nello Stato francese.

La famiglia Arlotti, però, ha vissuto esclusivamente nel Principato di Monaco (non considerato suolo francese) e tuttora non ha intenzione alcuna di trasferirsi altrove. Conclusione? Il 16 gennaio del 2019, la Federazione Italiana coglie la palla al balzo e porta in azzurro Alessandro con l’U17 in occasione dell’amichevole contro la Spagna e facendolo giocare nel quarto d’ora finale. Un evento che ha creato non pochi rimpianti nella federazione francese. Un mese più tardi anche il primo gol in azzurro contro la Serbia.

Il percorso calcistico di Arlotti inizia all’età di quattro anni nel club de La Turbie e tra i suoi primi ricordi legati al calcio riemerge il giorno che affrontò e batté proprio il Monaco. All’età di sette anni, dopo aver affrontato nuovamente il club del Principato, l’allenatore avversario lo invita ufficialmente ad entrare nella squadra da lui allenata, senza sostenere alcun provino. Una strada da privilegiato che non fece tentennare nemmeno un secondo la famiglia Arlotti ad accettare, per il figlio, la soluzione prestigiosa. Fu il coronamento di un sogno che dura ormai da oltre dieci anni.

Nel Principato si posiziona immediatamente nel ruolo di interno di centrocampo, per poi indietreggiare in cabina di regia. Ma l’evoluzione negli anni lo porta a spostare il proprio raggio d’azione 20 metri più avanti, posizionandosi sulla trequarti offensiva. La buona tecnica di base, unita alla sua capacità di smarcarsi e di inserirsi nelle difese avversarie, fanno del classe 2002 un prospetto sul quale puntare in futuro, soprattutto negli ultimi 30 metri, magari alle spalle di una prima punta di peso. La progressione palla al piede e la propensione nel superare l’uomo in dribbling si rivelano armi preziose sulle quali costruire la manovra offensiva. Ben strutturato anche sul piano fisico, dimostra sempre impegno anche nei duelli aerei. Il suo istinto lo porta sempre a dare tutto per la sua squadra, mantenendo una certa eleganza e coordinazione nelle movenze.

La maglia azzurra per il giovane Alessandro è ormai diventata un’abitudine, con la federazione francese che difficilmente se ne farà una ragione. Magari tra un decennio ci ritroveremo a esultare a un suo gol in Nazionale contro la Francia, proprio come nel 2006, quando l’Italia salì sul tetto del Mondo battendo i rivali dell’Esagono e riempendo di gioia le case degli italiani – compresa quella monegasca della famiglia Arlotti.

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