Lo scenario che più preoccupa i sindacati però è quello legato alla decisione di ArcelorMittal di spedire in cassa integrazione ordinaria 1.395 lavoratori tarantini per 13 settimane a meno di un anno dalla firma dell’accordo sindacale. Il risparmio – spiegano fonti sindacali a Ilfattoquotidiano.it – è di circa 8 milioni di euro. La multinazionale, tra l’altro, ha lasciato intendere che se il ciclo negativo del mercato dovesse continuare, la cigo potrebbe essere prolungata. “Nel medio periodo ci spaventa in primis la decisione sulla cassa – dice Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom Cgil e responsabile siderurgia – perché arriva a pochi mesi da impegni sottoscritti dall’azienda: di fronte al calo degli ordinativi, ci aspettavano che la risposta si fermasse al mancato incremento della produzione. Invece siamo andati oltre con la cigo per quasi 1.400 operai. Per questo, abbiamo già chiesto con le altre sigle e rinnoviamo l’invito al Mise a convocare un tavolo urgente con sindacati e azienda”. L’intervento su Taranto è arrivato dopo la sospensione delle attività in Polonia (mercato colpito dalle importazioni russe e dal costo dell’elettricità) e la riduzione nelle Asturie, a causa dei costi elettrici e di un aumento dell’import da Paesi extra Ue. A ‘bucare’ le misure tariffarie di salvaguardia stabilite da Bruxelles sono stati in particolare Turchia e Indonesia.
A ciò bisogna aggiungere un rallentamento del mercato, spiega il presidente di Federacciai Alessandro Banzato a Ilfattoquotidiano.it, “iniziato negli ultimi tre mesi del 2018” e “continuato in una progressione negativa per tutto il primo semestre dell’anno in corso”. I livelli più accentuati si sono registrati “per i settori dell’automotive in Italia e in Europa e delle infrastrutture e costruzioni in Italia”. La propensione agli investimenti e quindi ai consumi sono rallentati, aggiunge Banzato, dalle “tensioni commerciali a livello mondiale scatenate con i dazi, le incognite legate alla Brexit e le tensioni politiche internazionali”. Al contempo, conclude il numero uno di Federacciai, che si è schierata accanto ad ArcelorMittal sull’immunità penale, “sono cresciute in modo significativo alcune voci di costo pesanti, soprattutto per il ciclo siderurgico basato sull’altoforno, quali il prezzo delle materie prime ed il costo delle quote Co2″.