Nel 2016 Colin Kaepernick, stella della National Football League, durante l’inno nazionale americano prima di una partita era rimasto seduto per protestare contro le discriminazioni razziali nel Paese. La US Soccer Federation aveva quindi introdotto la regola che obbliga i giocatori e le giocatrici a stare in piedi durante l’inno. Ma non per questo le proteste si sono fermate: lunedì, in occasione della partita dei Mondiali di calcio femminili fra Usa e SpagnaMegan Rapinoe, capitano della Nazionale americana, si è rifiutata di cantare l’inno americano e di portare la mano al cuore come vuole la tradizione.

Il presidente Donald Trump è intervenuto subito commentando che “non è appropriato ciò che ha deciso di fare Rapinoe”. La calciatrice americana, famosa per le sue battaglie per i diritti civili e a favore della parità di genere nello sport, ha risposto duramente: “Non andrò alla fottuta Casa Bianca“, ha detto. “Non ci inviteranno neanche”, ha aggiunto, alludendo a un’ipotetica accoglienza nella residenza presidenziale in caso di vittoria della Coppa del Mondo. Trump ha replicato ancora, su Twitter: “Megan non dovrebbe mai mancare di rispetto al nostro Paese, alla Casa Bianca o alla nostra bandiera, soprattutto perché è stato fatto tanto per lei e per la squadra. Sii orgogliosa della bandiera che indossi. Gli Usa stanno andando alla grande!”.

Non è la prima polemica della calciatrice con Trump: a marzo, dopo che la squadra femminile statunitense aveva intentato una causa contro la Federazione degli Stati Uniti accusando l’organizzazione di discriminazione di genere, il presidente aveva dichiarato che “il salario di un calciatore ha molto a che fare con l’economia, uno come Cristiano Ronaldo ottiene molti soldi perché attira spettatori”. Rapinoe aveva risposto così: “In ogni aspetto della vita, più possiamo affrontare l’ineguaglianza e più rapidamente possiamo superare il problema”.

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