Sono bastati pochi minuti per decidere il taglio delle pensioni dell’Assemblea regionale siciliana. Ma solo di quelle dei burocrati, per il momento. Per i deputati che godono del vitalizio, invece, servirà ancora un po’ di tempo. Prima bisognerà completare alcune audizioni, poi forse ricalcolare i coefficienti, poi fare qualche simulazione. “Ma entro luglio ci sarà la legge”, assicura l’esponente di Forza Italia, Stefano Pellegrino, presidente di una commissione creata ad hoc per studiare il sistema migliore per ridurre gli assegni degli ex consiglieri siciliani. Solo quattro giorni fa, Pellegrino ha ricevuto un’avviso di conclusione delle indagini per corruzione elettorale: alcuni imprenditori considerati vicini a Cosa nostra avrebbero acquistato voti per lui in cambio di generi alimentari. È a lui che in Sicilia si è deciso di affidare un argomento delicato come quello del taglio dell’assegno agli ex consiglieri regionali.

Il taglio alle pensioni d’oro – Intanto, però, come annunciato dallo stesso presidente Gianfranco Micciché, l’Ars, col voto unanime del Consiglio di presidenza di Palazzo dei Normanni ha deciso di applicare anche in Sicilia la legge dello Stato che prevede il taglio alle pensioni d’oro dei burocrati dell’Ars. Il cui valore è stato spesso celato da un vero e proprio mistero. “Il quarto segreto di Fatima”, lo hanno definito i consiglieri del Movimento 5 stelle, Giancarlo Cancelleri, Salvatore Siragusa e Stefano Zito che esultano: “Abbiamo dato una bella sforbiciata ai privilegi dei burocrati di questo palazzo – spiegano – dall’ex segretario generale alle varie cariche apicali”. Il taglio delle pensioni sarà progressivo: dal 15 percento per le pensioni tra i 100 e 130mila euro lordi annui, fino al 40 percento di riduzione per le pensioni che superano il mezzo milione di euro lordi. La riduzione sarà effettuata attraverso a un “contributo di solidarietà” della durata di cinque anni. Ma è già possibile avere una stima del risparmio: circa 4,3 milioni di euro l’anno, oltre venti milioni quindi nel quinquennio. “Grazie al governo nazionale – hanno aggiunto i deputati grillini – la prima battaglia è vinta. Adesso continuiamo con il taglio ai vitalizi degli ex onorevoli”. 

Vitalizi, avanti piano –  Ma qui il discorso si complica. Nei mesi scorsi, infatti, il presidente dell’Ars Micciché aveva chiaramente allontanato l’ipotesi di applicare nell’Isola tagli analoghi a quelli decisi dalle Camere, anche al costo di rischiare la “sanzione”, cioè il mancato trasferimento alla Regione siciliana di una cifra che poteva andare dai 20 ai 60 milioni. “Non sono disponibile – ha ribadito pochi mesi fa – a tagliare i vitalizi dei deputati regionali come ha fatto Fico alla Camera. Sono invece disponibile – ha aggiunto – a studiare un diverso sistema di tagli”. Intanto è “saltata” la prima scadenza, quella del 30 maggio. Che però non sarebbe perentoria: la Sicilia avrebbe tempo fino alla prossima legge di bilancio nazionale per allinearsi alle altre Regioni d’Italia.  Nella commissione per i tagli, così, si procede lentamente. “Ma in un clima sereno e in grande sintonia”, assicura il presidente Pellegrino. Nel corso delle settimane sono stati convocati in audizione i massimi burocrati della Regione, dirigenti dell’Inps e docenti di diritto costituzionale. Ciascuno per dire la sua, per spiegare i pro e i contro dell’operazione. “L’obiettivo – spiega Pellegrino – è quello di andare avanti con i tagli, ma rispettando alcuni principi sanciti anche recentemente dalla Corte costituzionale: da un lato la ragionevolezza e l’equità, dall’altro l’esigenza di un contenimento della spesa pubblica. Alla fine delle audizioni concorderemo un disegno di legge: penso che entro luglio potremo vararlo”. Questa la previsione. Ma il percorso è ancora accidentato, anche per fattori “storici”: mentre infatti ciò che è stato deciso per le altre Regioni è stato parametrato sulla base di leggi che risalgono indietro, al massimo, al 1970, per la Sicilia le norme di riferimento sono del 1958 e sono retroattive fino al 1947. Insomma, nell’Isola quelle norme nascono con la Repubblica. Così, per la Sicilia bisognerà calibrare i calcoli. E per questo è stata convocata all’Ars anche una esperta dell’Inps che nei prossimi giorni opererà delle vere e proprie simulazioni. 

Il taglio ragionevole –  Adesso il vero nodo è quello: cosa si intende per ‘taglio ragionevole’? “Se si applicassero i calcoli decisi dalla conferenza Stato-Regioni – spiega il leader grillino in Sicilia Giancarlo Cancelleri – la media dei tagli dei vitalizi si aggirerebbe intorno al 27,6 percento. Ma è una media, appunto. Con quei numeri può accadere, infatti, che per alcuni ex parlamentari regionali, i tagli superino il 40 percento. E in quel caso sarebbero a rischio ricorso, visto che potrebbero non essere considerati, appunto, ragionevoli. Stiamo cercando una soluzione anche a questo”. Nella commissione per i tagli, però, c’è chi è più netto: “I ricorsi andranno tutti a segno”, dice il consigliere del Pd Antonello Cracolici che di mestiere è anche un dirigente Inps. “Questo sistema – aggiunge – non può reggere”. Intanto, si va avanti piano. Ma anche in questo caso, come per i burocrati, c’è una stima sul possibile risparmio: circa sei dei 18 milioni che attualmente la Sicilia spende per i vitalizi dei suoi ex consiglieri. “Dopo i burocrati – insiste il M5s – tocca a loro”.

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