A Riace rischiano di tornare i commissari. Il neo sindaco Antonio Trifoli che, neanche un mese fa ha festeggiato la vittoria della sua lista (a trazione leghista) alle comunali, riporta La Repubblica, non sarebbe stato eleggibile.
Ma andiamo con ordine: mesi prima delle elezioni, Trifoli aveva manifestato pubblicamente l’intenzione di correre a sindaco come successore di Mimmo Lucano che non poteva più candidarsi perché già alla terza consiliatura.
Ex lsu-lpu poi assorbito dal Comune di Riace con contratto a tempo determinato, Trifoli ha presentato una richiesta di mettersi in aspettativa non retribuita per motivi elettorali. La richiesta è stata formulata il giorno prima della presentazione delle liste e subito accolta dal Comune con una delibera di giunta, firmata dall’allora sindaco facente funzioni Giuseppe Gervasi, che si è conformata ai pareri tecnici dei responsabili dell’area amministrativa, Domenico Pazzano, e dell’area Vigilanza, Cosimo Capone.
Ed è qui che si potrebbe concretizzare l’ipotesi di ineleggibilità per il neo sindaco che alla sua lista ha dato il nome “trasparenza e legalità”, due concetti sbandierati durante la campagna elettorale in cui lo “sport nazionale” dei suoi aspiranti consiglieri è stato quello di puntare il dito su Mimmo Lucano a causa dei suoi guai giudiziari.
Il Testo unico degli Enti locali stabilisce che sono ineleggibili a sindaco “i dipendenti del Comune e della Provincia per i rispettivi consigli”. Allo stesso tempo, però, “le cause di ineleggibilità non hanno effetto se l’interessato cessa dalle funzioni per dimissioni, trasferimento, revoca dell’incarico o del comando, collocamento in aspettativa non retribuita non oltre il giorno fissato per la presentazione delle candidature”.
Quella che sembra una situazione cucita addosso al neosindaco, però, non lo è perché l’aspettativa non poteva essere concessa al Trifoli nella sua qualità di dipendente a tempo determinato.
Stando, infatti, a quanto scrive l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (l’Aran): “L’ente può concedere ai lavoratori, che ne fanno richiesta, periodi di aspettativa per esigenze personali o di famiglia. Sulla base della precisa formulazione della clausola contrattuale possono avvalersi dell’istituto solo i lavoratori con contratto di lavoro a tempo indeterminato, con conseguente esclusione dei dipendenti in servizio ma assunti con contratto di lavoro a tempo determinato”.
In altre parole: nonostante i pareri tecnici richiesti dalla precedente giunta comunale, l’ente non avrebbe potuto concedere l’aspettativa a Trifoli perché dipendente a tempo determinato e, in quanto tale, per candidarsi, avrebbe dovuto licenziarsi da agente della polizia municipale.
Non lo ha fatto, ma ci ha pensato il Comune a sbagliare concedendo un’aspettativa che non poteva essere né chiesta, né ottenuta.
Un errore che l’amministrazione ha ripetuto due volte in un mese e mezzo. Sempre sulle pagine di Repubblica, infatti, c’è una bellissima lettera che il dipendente Trifoli scrive al sindaco Trifoli, cioè a sé stesso. Finito il periodo elettorale, infatti, il 30 maggio Trifoli chiede “con osservanza” a Trifoli di usufruire di un nuovo periodo di “aspettativa non retribuita dal 1 giugno 2019 fino a fine mandato”. Neanche a dirlo, l’aspettativa è stata concessa.
In queste ore c’è grande confusione nel piccolo paese della Locride. Sentiti telefonicamente, alcuni candidati sconfitti alle ultime comunali hanno spiegato che adesso si incontreranno con i loro avvocati per valutare un ricorso che, se accolto, potrebbe invalidare le elezioni.
A Riace potrebbero arrivare i commissari della Prefettura di Reggio Calabria, la stessa che in questi anni è stata particolarmente attenta a “bacchettare” il modello di accoglienza realizzato da Mimmo Lucano e che però, quando ha verificato le liste dei candidati, non ha notato il rischio ineleggibilità per Trifoli.