“Caso chiuso”, aveva esultato Donald Trump quando, a maggio, Robert Mueller aveva dichiarato chiuso il suo incarico spiegando di non essere riuscito a determinare nelle indagini sul Russiagate se il presidente degli Stati Uniti avesse commesso reati. Ora però il caso potrebbe riaprirsi: il procuratore speciale che ha indagato sui rapporti tra l’allora candidato repubblicano e Mosca durante la campagna elettorale del 2016, ha ricevuto dal Congresso un mandato di comparizione per testimoniare davanti alle commissioni Giustizia e Intelligence della Camera il 17 luglio.
Il “super procuratore”, nel dichiarare finito il suo incarico, aveva affermato di non avere altro da dire se non quello già emerso dal rapporto conclusivo delle sue indagini ma, secondo quanto riportano i media Usa, si è detto d’accordo di comparire e la testimonianza si concentrerà essenzialmente su di un punto: se il capo della Casa Bianca ha compiuto il reato o meno di ostruzione della giustizia. “Non siamo riusciti a determinare se Trump abbia commesso reati. E se fossimo stati convinti che il presidente non abbia compiuto reati lo avremmo detto”, aveva affermato Mueller dichiarando chiuso il suo incarico nel maggio scorso.
Ora però i democratici riaprono il caso. “La Russia ha attaccato la nostra democrazia per aiutare Trump a vincere – ha scritto su Twitter il presidente della commissione Intelligence della Camera, Adam Schiff – Trump l’ha accolto favorevolmente e ha usato quell’aiuto”. Sempre sul socila network è arrivato il commento del presidente: “Presidential harassment!”, “persecuzione presidenziale“.