La procura di Torino ha richiesto il rinvio a giudizio per 26 persone nell’ambito dell’inchiesta sulla vecchia gestione del Salone del Libro. Tra le persone che, ad avviso dei pm, dovrebbero andare a processo ci sono anche l’ex sindaco Piero Fassino, gli ex presidenti della Fondazione, Rolando Picchioni e Giovanna Milella, e l’ex assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Antonella Parigi. Per tre persone a suo tempo coinvolte nelle indagini, tra cui l’ex assessore piemontese alla Cultura, Michele Coppola, le posizioni sono state stralciate. Le accuse ipotizzate a carico dei 26 indagati sono, a vario titolo, peculato, falso in bilancio, turbativa d’asta.
L’inchiesta è nata nel 2015 seguendo l’ipotesi di peculato contestata all’ex presidente della kermesse dell’editoria: secondo il pm Gianfranco Colace nell’arco di cinque anni Picchioni avrebbe speso circa 850mila euro “per finalità personali e comunque estranee alle finalità” della Fondazione per il libro. Gli approfondimenti hanno rivelato che Picchioni, ex deputato Dc con un trascorso di sottosegretario alla Cultura tra il 1978 e il 1981, aveva una gestione abbastanza “allegra” della fondazione pubblica: lo dimostrerebbero, ad esempio, le gare d’appalto bandite per l’organizzazione delle edizioni 2015 e 2016, ma anche i bilanci.
Inoltre, secondo l’accusa, era diventato impossibile per i concorrenti partecipare alle gare pubbliche. L’edizione del 2015, ad esempio, già oggetto di un procedimento – che portò ad alcuni arresti nell’estate 2016 – era stata affidata direttamente alla filiale italiana del colosso Gl Events, che gestisce il Lingotto Fiere. Tutto ciò è stato fatto “con la fittizia motivazione dell’urgenza, così evitando di effettuare le procedure di evidenza pubblica”, ma anche con “collusioni e altri mezzi fraudolenti” e per questo la procura contesta la turbativa d’asta all’ex presidente, a Fassino, ed altre quattro persone.