Politica

Dl Crescita, il Senato approva: 158 sì alla fiducia posta dal governo. È legge

Esultano i senatori del Movimento 5 stelle, secondo i quali "con l’approvazione del decreto Crescita portiamo a casa un pacchetto sostanzioso di misure mirate per imprese e professionisti. Dalla deducibilità Imu sui beni strumentali al super-ammortamento, fino al taglio progressivo dell’Ires, gli imprenditori italiani potranno da subito contare su una serie di sostegni che daranno una 'spinta' alla produttività"

Il decreto crescita è legge. Il Senato ha approvato la fiducia posta dal governo con 158 sì, 104 contrari e 15 astenuti. Esultano i senatori del Movimento 5 stelle, secondo i quali “con l’approvazione del decreto Crescita portiamo a casa un pacchetto sostanzioso di misure mirate per imprese e professionisti. Dalla deducibilità Imu sui beni strumentali al super-ammortamento, fino al taglio progressivo dell’Ires, gli imprenditori italiani potranno da subito contare su una serie di sostegni che daranno una “spinta” alla produttività. Non solo: con questo decreto portiamo a casa tutta una serie di tutele per il made in Italy e per i nostri marchi storici grazie ad un apposito registro, inoltre sosteniamo la difesa dei nostri prodotti unici al mondo dai saccheggi e dalle imitazioni”.

La richiesta di fiducia da parte del governo era attesa ed è stata depositata questa mattina dopo l’inizio dell’esame del testo al Senato con la replica del vice ministro all’Economia Massimo Garavaglia. A dare l’annuncio come di consueto è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro: il voto al provvedimento è atteso oggi. Dopo la richiesta di fiducia, la presidente di Palazzo Madama, Elisabetta Casellati, ha convocato la conferenza dei capigruppo per stabilire i tempi della votazione.

Il decreto doveva essere convertito in legge entro sabato, dopo aver ricevuto l’ok della Camera – sempre con la fiducia – il 21 giugno scorso. Il provvedimento è ormai blindato, ma ancora ieri ha creato tensioni per la norma che prevede la fine delll’immunità penale a partire dal 6 settembre per i vertici di ArcelorMittal, l’azienda proprietaria dell’ex Ilva. L’amministratore delegato Geert Van Poelvoorde ha minacciato la chiusura dell’impianto siderurgico a partire da quella data, lasciando a casa oltre 8mila dipendenti nel solo capoluogo pugliese. “Vogliamo trovare una soluzione”, hanno risposto del ministero dello Sviluppo economico, definendo però “irresponsabile” la comunicazione della cassa integrazione con un comunicato stampa. Il vicepremier Luigi Di Maio, secondo quanto riportato dall’AdnKronos, in una riunione con i suoi collaboratori avrebbe detto: “Io non accetto ricatti. Qui la legge è uguale per tutti. Ilva resti aperta, non hanno nulla da temere, le soluzioni si trovano“.