Mercoledì mattina il magistrato di sorveglianza del Tribunale di Venezia ha firmato l'atto con cui ha certificato per lei il "fine pena"
Torna in libertà Doina Matei, la donna romena condannata in via definitiva nel 2010 dalla Cassazione a 16 anni di carcere per aver ucciso Vanessa Russo, colpita a un occhio con la punta dell’ombrello il 26 aprile del 2007 sulla banchina della metropolitana di Roma. La donna è stata scarcerata con un anticipo di quattro anni per buona condotta: mercoledì mattina il magistrato di sorveglianza del Tribunale di Venezia ha firmato l’atto con cui ha certificato per lei il “fine pena”. Doina Matei ha scontato infatti la sua pena nel carcere lagunare della Giudecca e già nel 2015 aveva ottenuto la semilibertà. Seguita fin dal giorno dell’arresto dall’avvocato Carlo Testa Piccolomini, dal 2016 ha iniziato a reinserirsi nella società: “La fase riabilitativa – ha sottolineato il suo legale al Corriere della Sera – l’ha sfruttata con dedizione. Ora Doina vuole solo essere dimenticata”.
Era il 26 aprile del 2007 quando Vanessa Russo, 23 anni, veniva colpita all’occhio con la punta di un ombrello mentre, tra la folla, usciva da un convoglio della metropolitana della linea B alla stazione Termini di Roma. Le sue condizioni apparvero subito gravi: portata al Policlinico Umberto I in codice rosso, fu ricoverata in prognosi riservata. La giovane morì dopo un giorno di agonia. Le telecamere di sicurezza della metro immortalarono due donne dell’Est che sui allontanavano subito dopo l’aggressione, cercando di non farsi notare. La Procura di Roma aprì un’inchiesta per omicidio e gli agenti della squadra mobile passarono al setaccio campi nomadi, piazzali di partenza degli autobus per l’Est a Ponte Mammolo e la stazione Tiburtina.
Ogni informazione era preziosa per rintracciare le due fuggitive, identificate dagli investigatori. La sera del 29 aprile, a tre giorni dall’omicidio, Doina Matei, una prostituta romena di 22 anni, e l’altra ragazza che era con lei al momento dell’aggressione, C. I., 17 anni, venirono rintracciate e bloccate a Tolentino, in provincia di Macerata, dove abita la madre di una delle due giovani. Condannata in Appello per omicidio preterintenzionale a 16 anni di carcere, la donna ha finito mercoledì di scontare la sua pena.