Tutti sanno di Genova per le periodiche epidemie di sfiga: dal suicidio di Tenco al terrorismo, dalle ormai ricorrenti alluvioni all’ampiamente prevista caduta del Ponte Morandi. Personalmente, ci aggiungerei anche la gestione del Genoa da parte del presidente Preziosi, ma ormai me ne sono fatto una ragione e tifo per l’Atalanta di Gasperini. Tutte sfighe che, volendo, potrebbero imputarsi alle precedenti amministrazioni di centrosinistra e di centrodestra, e non alle attuali amministrazioni di destra.
Meno noto, invece, è l’impatto della Saga del Ponte – questo tormentone che ogni giorno produce quintali di filmati e di carta stampata – sull’amministrazione del territorio ligure, monopolizzata dal duo Marco Bucci (sindaco di Genova) e Giovanni Toti (presidente della Regione Liguria). Semplificando assai, si potrebbe metterla così: il duo cura la comunicazione, rilascia interviste, si fa fotografare in casco e tuta gialla da soccorritore. Non oso immaginare cosa faranno domani, in occasione della demolizione del ponte: basti dire che Danilo Toninelli è già venuto, ma dovrebbe arrivare Matteo Salvini, spero disarmato.
Nel frattempo, tutto il resto va allegramente a ramengo: specie la sanità pubblica (oltre il 70% del bilancio regionale), con liste d’attesa infinite, mancata sostituzione dei pensionati per Quota 100 e, specie negli ambulatori, un clima da guerra civile spagnola, salvo le fucilazioni di massa (per ora). E questo, beninteso, mentre ogni giorno aprono cliniche e laboratori d’analisi privati, prima o poi inevitabilmente convenzionati con la Regione, sui quali la gente che non ha ancora rinunciato a curarsi si butta per puro istinto di sopravvivenza.
Un piccolo esempio di questo autentico sadismo amministrativo è quanto avvenuto ieri nel mio quartiere, già tristemente noto per le vicende del G8 del 2001 ma anche, più recentemente, per sei mesi di blocco della strada dove abito, via Battisti, causa sprofondamento della stessa. Con i vigili e gli addetti al traffico del Comune, naturalmente, che per fare cassa infierivano sui residenti con una pioggia di multe per le auto parcheggiate alla disperata. Probabilmente, a questo punto, deve avercela con noi non solo l’amministrazione comunale, ma il Dio degli Eserciti in persona, perché ieri ci sono state nove ore di blackout elettrico, con la temperatura percepita a quaranta gradi.
Erano anni che non facevo una cena a lume di candela con mia moglie, e anche altri hanno colto l’occasione per momenti di convivialità, tipo gli umani del Paleolitico di fronte ai fuochi accesi sfregando legni secchi. Poi, verso le 23, ci siamo definitivamente incazzati e abbiamo cominciato a tempestare di telefonate il servizio elettrico, più che altro per sfancularli in massa, ma anche questa soddisfazione ci è stata negata. Dopo che ci si era procurati, al buio, il numero dell’ultima bolletta della luce e si erano attesi 20 minuti in linea, con la batteria del cellulare quasi scarica, con la voglia di sfanculamento che cresceva, gli operatori alzavano e riabbassavano la cornetta, la voce guida ringraziava per aver chiamato e permetteva di valutare il servizio da 1 a 5: erano tutti 1, naturalmente, ma volete mettere un sonoro vaffanculo?
Stamattina, e sono ormai le 11, il quartiere sembra uscito da un bombardamento. I supermercati buttano via tonnellate di merce avariata e non funziona neppure l’ultimo bancomat rimasto: ma è della Cassa di Risparmio di Genova, già cassa della Dc ligure, chissà se lo manterranno dopo la vendita della banca a qualche fondo pensione ugandese. La signora della lavanderia, che (non) ha dormito in macchina sino alle 2, quando è tornata la luce, perché le serrande del negozio erano bloccate, mi dice che sono saltate otto centraline, ovviamente collegate fra loro con lo sputo. Ma questo, avverto per ragioni strettamente legali, lo dice la signora, che ognuno si prenda le proprie responsabilità. E domani, venerdì 28 giugno per chi legge, abbatteranno il Ponte, spostando tutto il traffico ferroviario e autostradale e bloccando per un giorno la Liguria. Anche se alcuni non si accorgeranno della differenza rispetto ai giorni normali.
Ora, sarò anche masochista, ma già me li vedo schierati dinanzi alle telecamere, Toti, Bucci, magari Enrico Preziosi con la nuova maglietta del Genoa, Salvini in canottiera d’ordinanza e mitraglietta a tracolla, il tappeto rosso, e anche l’orchestra del Carlo Felice. Ma forse l’orchestra no, fa troppo caldo e poi magari, sospettando che sia pubblica, potrebbero essersi venduti pure quella.