C’è ancora chi, con pervicace ostinazione ma sempre smentito dai fatti, insiste a proporre l’austerità espansiva. Ma l’austerità – che significa tagli alla spesa pubblica e agli stipendi, privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni, precarizzazione del mercato del lavoro e/o aumento delle tasse – funziona? Funziona per fare crescere un Paese e ridurre il debito pubblico? E, come ha suggerito Carlo Favero in un recente articolo su Il Fatto Quotidiano, il Portogallo – che è fallito nel 2011, ha chiesto l’aiuto di Ue, Fmi e Bce, ha dovuto seguire dure politiche di austerità, dal 2015 cresce notevolmente e oggi gode di uno spread inferiore al nostro – è davvero un modello ideale per imporre l’austerità espansiva anche in Italia?
L’economia del Portogallo corre mentre il debito pubblico diminuisce. Quindi le politiche che Favero definisce di “austerità non drastica” – gestite tra l’altro da un governo socialista (eletto nel 2015 proprio per uscire dall’austerità) guidato da Antonio Costa e appoggiato dai comunisti – sono davvero utili? Favero è autore con Alberto Alesina e Francesco Giavazzi del recente libro Austerità. Quando funziona e quando no. Gli esponenti della scuola bocconiana – considerati a livello internazionale i principali teorici delle politiche anti-keynesiane sull’austerità espansiva – affermano che talvolta l’austerità funziona, ma solo se invece si taglia la spesa pubblica (sanità, istruzione, pensioni, ecc). Peccato però che perfino il Fondo Monetario Internazionale abbia rivisto criticamente le politiche di austerità suggerite da Alesina e soci.
Tuttavia nel suo articolo sul “miracolo portoghese”, Favero insiste sulla “austerità buona” e spiega che “il successo del Portogallo non nasce da una crudele austerità, ma da riforme strutturali del mercato del lavoro e del credito che hanno promosso la crescita, accompagnate dal consenso sull’importanza di non intraprendere politiche fiscali irresponsabili”. Per giustificare le sue tesi Favero cita un (ormai datato) studio di Ricardo Reis del 2015.
Ma è proprio così? Tutto bene in Portogallo? Spigolando su Internet ho trovato interpretazioni molto differenti. Cito un po’ alla rinfusa articoli più recenti, a partire dal New York Times (luglio 2018): “Dal momento che la miseria continuava a crescere, il Portogallo ha scelto di svoltare: nel 2015 ha messo da parte le misure di austerità più severe imposte dai creditori europei, innescando un circolo virtuoso che ha riportato la sua economia su un sentiero di crescita. Il paese ha invertito i tagli a salari, pensioni e sicurezza sociale e offerto incentivi alle imprese. Il premier Costa ha compensato le concessioni ai lavoratori con tagli alle infrastrutture e altre spese, riducendo il deficit del budget annuale a meno dell’1% del suo Prodotto interno lordo”.
Financial Times (ottobre 2018): “Il Portogallo ha subito una profonda recessione dopo la crisi del debito dell’Eurozona e ha cercato un salvataggio di 78 miliardi di euro dall’Ue e dal Fmi nel 2011. Il governo di Lisbona ha contrastato le misure di austerità negli ultimi tre anni. Gli economisti sostengono che tassi d’interesse più bassi sul debito pubblico, l’impatto della crescita internazionale sulle esportazioni e un boom del turismo record hanno avuto un impatto più importante sulla crescita rispetto alle misure anti-austerità. Il numero di pernottamenti turistici lo scorso anno è stato di quasi 60 milioni, un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente. In Italia e in Spagna l’aumento è stato inferiore al 3%. E tra il 2008 e l’anno scorso, lo stock di investimenti esteri in percentuale del Pil è aumentato dal 26% al 66%”. Quindi secondo il Ft non è tanto l’austerità ad avere compiuto il miracolo portoghese, ma soprattutto il boom dell’export e degli investimenti esteri. Ma sentiamo altre voci.
Voice of America (maggio 2019) scrive: “Nonostante la spettacolare ripresa e il calo della disoccupazione, in Portogallo regnano un senso di precarietà e bassi salari. Il salario minimo è solo di 600 euro al mese: una cifra che non spinge a ritornare molti giovani che hanno lasciato durante la crisi”. Il sito web di Politico (maggio 2019) non è meno chiaro: “Abbiamo più persone dipendenti dall’assistenza sociale perché il salario minimo non basta per pagare l’affitto, i biglietti del trasporto pubblico o i libri scolastici per bambini. Ci sono due paesi; c’è il paese tradizionale, che si basa su industria, turismo, servizi e così via; ma dall’altra parte le 14 migliori startup hanno ora un valore di mercato vicino al totale delle aziende nel principale indice azionario PSI20”. Quindi è l’innovazione che ha premiato il Portogallo, mentre l’austerità fa male.
United Europe (luglio 2018) scrive: “I consumi e gli investimenti interni sono ancora depressi, ma i proventi delle esportazioni sono aumentati di oltre la metà dal 2008. Non sono tutte buone notizie. Dal 2008 al 2016, circa 340mila persone hanno lasciato il Portogallo e circa 220mila sono entrate, con una perdita netta di circa 120mila persone. Centinaia di migliaia di disoccupati portoghesi sono fuggiti dove hanno potuto trovare lavoro, in particolare in Germania e nel Regno Unito. Questo rappresenta una grande – e probabilmente permanente – perdita di capitale umano”.
Infine la Reuters (febbraio 2019): “Il deficit di bilancio è stato quasi eliminato dai socialisti. Ma ciò è avvenuto in gran parte con una forte riduzione degli investimenti pubblici. Scioperi e proteste sono stati organizzati da operatori pubblici, da guardie carcerarie a insegnanti e infermieri, chiedendo una paga migliore”.
E’ questa la nuova (?) strada che l’Italia dovrebbe percorrere, come suggeriscono Favero e gli altri illustri professori della Bocconi? L’Italia dovrebbe farsi commissariare da Ue-Bce-Fmi come il Portogallo? E poi tagliare ancora di più il costo del lavoro, ridurre il welfare, fare emigrare (come già accade) i suoi giovani per mettere a posto i conti pubblici? Grazie a queste politiche stravincono i populisti! Occorre trovare strade alternative (e per fortuna esistono).
Enrico Grazzini
Giornalista economico e saggista
Economia & Lobby - 27 Giugno 2019
Portogallo, ‘l’austerità ha fatto il miracolo’. Ma è proprio così?
C’è ancora chi, con pervicace ostinazione ma sempre smentito dai fatti, insiste a proporre l’austerità espansiva. Ma l’austerità – che significa tagli alla spesa pubblica e agli stipendi, privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni, precarizzazione del mercato del lavoro e/o aumento delle tasse – funziona? Funziona per fare crescere un Paese e ridurre il debito pubblico? E, come ha suggerito Carlo Favero in un recente articolo su Il Fatto Quotidiano, il Portogallo – che è fallito nel 2011, ha chiesto l’aiuto di Ue, Fmi e Bce, ha dovuto seguire dure politiche di austerità, dal 2015 cresce notevolmente e oggi gode di uno spread inferiore al nostro – è davvero un modello ideale per imporre l’austerità espansiva anche in Italia?
L’economia del Portogallo corre mentre il debito pubblico diminuisce. Quindi le politiche che Favero definisce di “austerità non drastica” – gestite tra l’altro da un governo socialista (eletto nel 2015 proprio per uscire dall’austerità) guidato da Antonio Costa e appoggiato dai comunisti – sono davvero utili? Favero è autore con Alberto Alesina e Francesco Giavazzi del recente libro Austerità. Quando funziona e quando no. Gli esponenti della scuola bocconiana – considerati a livello internazionale i principali teorici delle politiche anti-keynesiane sull’austerità espansiva – affermano che talvolta l’austerità funziona, ma solo se invece si taglia la spesa pubblica (sanità, istruzione, pensioni, ecc). Peccato però che perfino il Fondo Monetario Internazionale abbia rivisto criticamente le politiche di austerità suggerite da Alesina e soci.
Austerità. Quando funziona e quando no
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Acquista su AmazonTuttavia nel suo articolo sul “miracolo portoghese”, Favero insiste sulla “austerità buona” e spiega che “il successo del Portogallo non nasce da una crudele austerità, ma da riforme strutturali del mercato del lavoro e del credito che hanno promosso la crescita, accompagnate dal consenso sull’importanza di non intraprendere politiche fiscali irresponsabili”. Per giustificare le sue tesi Favero cita un (ormai datato) studio di Ricardo Reis del 2015.
Ma è proprio così? Tutto bene in Portogallo? Spigolando su Internet ho trovato interpretazioni molto differenti. Cito un po’ alla rinfusa articoli più recenti, a partire dal New York Times (luglio 2018): “Dal momento che la miseria continuava a crescere, il Portogallo ha scelto di svoltare: nel 2015 ha messo da parte le misure di austerità più severe imposte dai creditori europei, innescando un circolo virtuoso che ha riportato la sua economia su un sentiero di crescita. Il paese ha invertito i tagli a salari, pensioni e sicurezza sociale e offerto incentivi alle imprese. Il premier Costa ha compensato le concessioni ai lavoratori con tagli alle infrastrutture e altre spese, riducendo il deficit del budget annuale a meno dell’1% del suo Prodotto interno lordo”.
Financial Times (ottobre 2018): “Il Portogallo ha subito una profonda recessione dopo la crisi del debito dell’Eurozona e ha cercato un salvataggio di 78 miliardi di euro dall’Ue e dal Fmi nel 2011. Il governo di Lisbona ha contrastato le misure di austerità negli ultimi tre anni. Gli economisti sostengono che tassi d’interesse più bassi sul debito pubblico, l’impatto della crescita internazionale sulle esportazioni e un boom del turismo record hanno avuto un impatto più importante sulla crescita rispetto alle misure anti-austerità. Il numero di pernottamenti turistici lo scorso anno è stato di quasi 60 milioni, un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente. In Italia e in Spagna l’aumento è stato inferiore al 3%. E tra il 2008 e l’anno scorso, lo stock di investimenti esteri in percentuale del Pil è aumentato dal 26% al 66%”. Quindi secondo il Ft non è tanto l’austerità ad avere compiuto il miracolo portoghese, ma soprattutto il boom dell’export e degli investimenti esteri. Ma sentiamo altre voci.
Voice of America (maggio 2019) scrive: “Nonostante la spettacolare ripresa e il calo della disoccupazione, in Portogallo regnano un senso di precarietà e bassi salari. Il salario minimo è solo di 600 euro al mese: una cifra che non spinge a ritornare molti giovani che hanno lasciato durante la crisi”. Il sito web di Politico (maggio 2019) non è meno chiaro: “Abbiamo più persone dipendenti dall’assistenza sociale perché il salario minimo non basta per pagare l’affitto, i biglietti del trasporto pubblico o i libri scolastici per bambini. Ci sono due paesi; c’è il paese tradizionale, che si basa su industria, turismo, servizi e così via; ma dall’altra parte le 14 migliori startup hanno ora un valore di mercato vicino al totale delle aziende nel principale indice azionario PSI20”. Quindi è l’innovazione che ha premiato il Portogallo, mentre l’austerità fa male.
United Europe (luglio 2018) scrive: “I consumi e gli investimenti interni sono ancora depressi, ma i proventi delle esportazioni sono aumentati di oltre la metà dal 2008. Non sono tutte buone notizie. Dal 2008 al 2016, circa 340mila persone hanno lasciato il Portogallo e circa 220mila sono entrate, con una perdita netta di circa 120mila persone. Centinaia di migliaia di disoccupati portoghesi sono fuggiti dove hanno potuto trovare lavoro, in particolare in Germania e nel Regno Unito. Questo rappresenta una grande – e probabilmente permanente – perdita di capitale umano”.
Infine la Reuters (febbraio 2019): “Il deficit di bilancio è stato quasi eliminato dai socialisti. Ma ciò è avvenuto in gran parte con una forte riduzione degli investimenti pubblici. Scioperi e proteste sono stati organizzati da operatori pubblici, da guardie carcerarie a insegnanti e infermieri, chiedendo una paga migliore”.
E’ questa la nuova (?) strada che l’Italia dovrebbe percorrere, come suggeriscono Favero e gli altri illustri professori della Bocconi? L’Italia dovrebbe farsi commissariare da Ue-Bce-Fmi come il Portogallo? E poi tagliare ancora di più il costo del lavoro, ridurre il welfare, fare emigrare (come già accade) i suoi giovani per mettere a posto i conti pubblici? Grazie a queste politiche stravincono i populisti! Occorre trovare strade alternative (e per fortuna esistono).
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Roma, 25 feb. (Adnkronos) - L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’istruttoria nei confronti di Atac per possibile pratica commerciale scorretta. L’istruttoria riguarda la qualità e la quantità dei servizi erogati nel triennio 2021-2023 rispetto a quanto previsto dal contratto di servizio con il Comune di Roma e prospettato ai consumatori anche attraverso la Carta della Qualità dei Servizi del Trasporto Pubblico. Lo comunica l'Antitrust in una nota.
In particolare, Atac avrebbe sistematicamente disatteso gli obiettivi relativi alla regolarità del servizio di trasporto di superficie e del trasporto metropolitana, ai presidi di sicurezza delle stazioni metropolitane, al funzionamento di ascensori, montascale e scale/tappeti mobili, nonché all’illuminazione delle stazioni della metropolitana.
A fronte del presunto mancato raggiungimento di questi obiettivi, Atac non sembrerebbe aver assunto misure correttive adeguate a colmare le ripetute carenze, né misure di adeguamento e/o di rimborso parziale delle tariffe applicate, in considerazione dei potenziali disagi arrecati ai consumatori. Ieri i funzionari dell’Autorità hanno svolto un’ispezione presso la sede della società Atac con l’ausilio del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di finanza.
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - "Se Cdu e Socialisti pensano di fare finta di niente, andando al governo confermando un inciucio fallimentare, non faranno il bene dell’Europa. Il voto di Afd, scelta da tantissimi giovani, è un voto di speranza, un voto che guarda al futuro. Per paura di Afd, la Cdu-Csu aveva espresso posizioni molto chiare che ora dovrà rimangiarsi per cercare un accordo con i Socialisti che, come un Pd qualunque, hanno straperso ma vogliono le poltrone come se nulla fosse. Per l’Europa sarebbe un pessimo segnale". Lo dice il vicepresidente del Consiglio e segretario della Lega, Matteo Salvini, in un'intervista a 'Libero'.
"Il cordone sanitario -aggiunge- non porta bene a chi lo fa, in Europa hanno tentato la stessa cosa contro la Lega e i nostri alleati, e hanno ottenuto che i Patrioti siano cresciuti in tutti i Paesi diventando terzo Gruppo a Bruxelles. Ormai Popolari e Socialisti sono chiusi in un bunker, perennemente sconfitti ma incapaci di vedere la realtà. Eppure continuo a sperare che le forze di centrodestra siano in grado di unirsi contro le sinistre, come da insegnamento di Silvio Berlusconi abbiamo il dovere di dialogare con tutte le forze alternative alle sinistre che spingono per l’immigrazione selvaggia, per la cancellazione delle nostre identità, della nostra agricoltura e del nostro lavoro".
Torino, 25 feb. (Adnkronos) - Oltre 100 persone indagate per traffico di stupefacenti e altri reati commessi all’interno delle carcerari. Una vasta operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Torino, insieme al Nucleo investigativo regionale della Polizia penitenziaria di Torino, è in corso da stamattina presto nelle province di Torino, Alessandria, Biella, Vercelli, Cuneo, Sassari, Savona Imperia e Modena, con perquisizioni sia in abitazioni che in istituti di pena.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Io sono un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente". Così Simone Cristicchi, ospite a 'Maschio Selvaggio' su Rai Radio 2, risponde alla conduttrice Nunzia De Girolamo quando fa notare al cantautore romano come la canzone sanremese 'Quando sarai piccola' sia piaciuta tanto a Elly Schlein quanto a Giorgia Meloni.
"Si tende sempre a identificare gli artisti politicamente, la musica invece non ha fazioni, non ha colori. Devo dire che tu hai messo insieme la destra e la sinistra", ha detto De Girolamo al cantautore arrivato quinto nella classifica finale. "Questo mi fa sorridere - ha confessato Cristicchi - sono molto contento di questo apprezzamento bipartisan, o anche super partes, che ha generato la mia canzone. Io sono sempre stato un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente, proprio perché volevo che la mia musica e la mia arte potesse arrivare a tutti ed è giusto che sia così".
"Ovviamente ho le mie idee, come tutti, non le rinnego e non mi vergogno di esternarle quando è il momento e quando ho voglia, però - ha concluso il cantautore - sono veramente contento di aver fatto questa canzone che sia piaciuta più o meno a tutti".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il caro bollette è un problema sempre più grave, che non possiamo più far finta di non vedere. Paghiamo le bollette più care d’Europa, che a sua volta paga le bollette più alte tra i competitor internazionali. Siamo i più tartassati tra i tartassati, con un evidente danno alla competitività delle imprese e al potere di acquisto delle famiglie. I lavoratori, in particolare, pagano questi aumenti tre volte: la prima in casa quando arriva la bolletta, la seconda perché le aziende devono metterli in cassa integrazione poiché con l’energia alle stelle perdono produttività, la terza perché l’energia spinge a rialzo l’inflazione e i prodotti nel carrello della spesa costano di più". Lo dice Annalisa Corrado della segreteria del Partito Democratico.
"Agire è possibile e doveroso. Possiamo farlo subito, a partire dalla protezione dei soggetti vulnerabili, oltre 3 milioni e mezzo di utenti, per il quali il governo vuole bandire aste che sarebbero una iattura. Bisogna fermarle immediatamente e riformare piuttosto l’acquirente unico, che al momento gestisce il servizio di tutela della vulnerabilità, perché possa tornare a stipulare i contratti pluriennali di acquisto, agendo come vero e proprio gruppo d’acquisto".
"È necessario inoltre agire ad ogni livello possibile per disaccoppiare il prezzo dell’energia da quello del gas: occorre lavorare ad una riforma europea dei mercati, scenario non immediato, agendo però contemporaneamente ed immediatamente per un “disaccoppiamento di fatto”, come quello che si potrebbe attuare supportando i contratti pluriennali con i produttori di energia da fonti rinnovabili (PPA, Power purchase agreement). Dovremmo prendere esempio dalla Spagna di Sanchez, inoltre, che ha imposto un tetto al prezzo del gas, ottenendo risultati brillanti che hanno trainato la ripresa d’industria ed economia. Dobbiamo fare di più e meglio per la transizione energetica per liberarci dalla dipendenza del gas: oltre ad insistere su sufficienza energetica ed elettrificazione dei consumi, dobbiamo agire ad ogni livello perché la quota di energia da fonti rinnovabili nel nostro mix di produzione cresca: questo è l’unico modo strutturale di far penetrare il beneficio in bolletta del basso costo delle energie pulite".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - “Allarmano e inquietano gli atti violenti rivolti in questi giorni contro le Forze dell’Ordine, a loro va la nostra piena solidarietà”. Lo dichiara la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi dopo gli incendi dolosi che hanno coinvolto questa mattina il commissariato e la Polstrada di Albano Laziale e nei giorni scorsi il comando della Compagnia dei carabinieri di Castel Gandolfo.
“Auguriamo agli agenti intossicati una pronta guarigione. Nell’attesa che sia fatta chiarezza sulle dinamiche e che i responsabili siano consegnati alla giustizia, non possiamo che schierarci senza indugio al fianco di chi ogni giorno si impegna per la sicurezza delle cittadine e dei cittadini”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Le bollette energetiche di famiglie e imprese sono alle stelle. Meloni ha fischiettato per mesi, ignorando anche le nostre proposte. E oggi annuncia il rinvio di un Cdm promesso ormai due settimane fa. Non avevano detto di essere 'pronti'?". Lo ha scritto sui social Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.